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Carnevale ad Avellino, divertimento e folklore con la Zeza di Bellizzi Irpino

Dopo aver affascinato Venezia con La Canzone di Zeza ed il Ballo della Quadriglia, le premiate e folkloristiche maschere dell’antica tradizione della frazione avellinese hanno sfilato lungo le vie principali del capoluogo irpino per festeggiare il Carnevale nella propria terra d'origine

Dopo il trionfale ed emoziante ritorno al Carnevale internazionale di Venezia di ieri, occasione prestigiosa che si è fatta attendere per 29 lunghi anni, questo pomeriggio la Zeza di Bellizzi Irpino ha sfilato per le strade della città di Avellino sotto gli occhi entusiasti dei fedeli spettatori irpini. Un evento che si ripete da decenni durante i festeggiamenti di Carnevale, una tradizione alla quale la popolazione di questa terra non intende assolutamente rinunciare. Coriandoli, costumi, balli e divertimento hanno animato questo martedì grasso nel quale le premiate e folkloristiche maschere dell'antica tradizione di Bellizzi, che dal 1974 sono annoverate nel Patrimonio dei beni immateriali della Campania, sono state accolte con gioia e applausi dalle centinaia di persone giunte in città per assistere ancora una volta alla Canzone di Zeza e al Ballo della Quadriglia.

Carnevale, divertimento e folklore in città con la Zeza di Bellizzi Irpino

Da Piazza Kennedy a Piazza Libertà, la città di Avellino in festa per la sfilata della Zeza di Bellizzi Irpino: assegnato il premio "Terra di Zeza" al sindaco Festa e al vicesindaco Nargi

La Zeza di Bellizzi Irpino, carica di soddisfazione e felicità per la partecipazione al Carnevale di Venezia, ha avvolto di colori, balli e musica la città incominciando i festeggiamenti di Carnevale da Piazza Kennedy allo scopo di manifestare la propria vicinanza agli agricoltori in rivolta contro le politiche agricole europee, nazionali e regionali. Da lì il corteo carnevalesco, accompagnato dalla storica banda, si è diretto verso Piazza Libertà per poi salire lungo Corso Vittorio Emanuele e tornare indietro in direzione di Via Matteotti. La sfilata si è conclusa nella principale agorà cittadina dove si è svolta la consegna del premio "Terra di Zeza". Quest'anno, il riconoscimento è stato assegnato al sindaco di Avellino Gianluca Festa e al vicesindaco Laura Nargi, presente al momento della premiazione, in quanto hanno saputo essere motore di una convergenza sinergica di azioni finalizzate ad esportare il brand e il marchio della Zeza di Bellizzi al carnevale internazionale di Venezia per l'edizione 2024.

"È un onore e un orgoglio per me ricevere questo premio - ha dichiarato il vicesindaco Laura Nargi - ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a questo evento. Ieri abbiamo condiviso un'esperienza unica tornando a Venezia, su quel palco internazionale. È stata un'emozione indescrivibile".

"Sia a Venezia sia ad Avellino ho notato negli occhi delle persone presenti emozione e gioia, come se stessero ammirando un quadro di Van Gogh. Per noi questo è fonte di orgoglio. A Venezia abbiamo rappresentato tutta l'Irpinia, i gruppi folk e la Campania" ha affermato il presidente della Zeza di Bellizzi Irpino, Ernesto Spartano. "Sono contento che molti giovani si siano avvicinati a questa tradizione e che, al nostro ritorno da Venezia, siamo stati accolti a Bellizzi con commozione" ha dichiarato il capo zeza Pellegrino Iannaccone.

Dopo aver acceso di allegria e canti le strade cittadine, la Zeza di Bellizzi Irpino proseguirà i festeggiamenti nel quartiere d'origine. Inoltre, il prossimo 18 febbraio sarà presente di nuovo a Corso Vittorio Emanuele per sfilare insieme agli altri gruppi carnevaleschi irpini. Nella stessa giornata, la zeza di Bellizzi sarà ad Aiello del Sabato e a Serra di Pratola per poi concludere il Carnevale con "lo zezone" presso l'anfiteatro di Bellizzi Irpino.

La storia e i personaggi della Zeza di Bellizzi Irpino

"Zeza" era originariamente un nome proprio: il diminutivo di Lucrezia (moglie di Pulcinella nella commedia dell'arte). Da Napoli si diffuse presto nelle campagne adiacenti, con caratteri sempre più diversificati anche nelle altre regioni del Regno. E' un pezzo di teatro popolare campano, riuscito ed apprezzato, una sorta di "Promessi sposi" volgare, una rappresentazione che preesiste nella cultura contadina ed urbana della regione. E' un rito cosiddetto di passaggio, in cui la figura di un anno-padre, ormai alla fine del suo tempo, viene castrata dal futuro genero e cede assicurando, con le nuove nozze, la continuità di un ciclo naturale rigenerativo.

Alcune sue strofe si ritrovano giá nelle "villanelle" del 1500 e l'andamento e i caratteri melodici sono certamente dell'epoca: la melodia parte in modo maggiore per cadenzare quasi subito al sesto grado minore. Benedetto Croce (nei "Teatri di Napoli, secoli XV-XVIII" Napoli 1981) la fa risalire al 1700, si riferisce a questo tipo di rappresentazione senza comunque prenderne in esame la musica. Parecchi scrittori dell' Ottocento, da parte loro, la datano alle "Atellane". Nell'avellinese presenta differenze nella musica e nell'azione ma la struttura ed il senso, sebbene esposti in maniera differente, rimangono gli stessi: qualche variante si riscontra nei personaggi, dove Don Nicola è detto Don Zenobbio, Zenobie o Zinobio e Vincenzella può anche chiamarsi Porziella, Perzia o Purzia. A livello musicale si ritrova la melodia tradizionale della "Zeza" napoletana, ma durante lo spettacolo sviluppa altri modelli melodici di chiara derivazione melodrammatica ottocentesca.

Almeno fino alla metà dell'Ottocento la Zeza veniva rappresentata nei cortili dei palazzi, nelle strade, nelle osterie e nelle piazze. Le parti femminili erano interpretate da soli uomini perché le donne non potevano essere esposte alla pubblica rappresentazione ( tradizione che si conserva ancora oggi). La sua sparizione dalle piazze e dalle strade di Napoli, era stata determinata dai divieti ufficiali, infatti essa fu proibita "per le mordaci allusioni e per i detti troppo licenziosi ed osceni". A causa di questi divieti, la canzone di Zeza si spostò prima nei salotti napoletani, successivamente più nell'entroterra, dove tutt'oggi sopravvive.

Bellizzi, l'antica frazione periferia di Avellino, costituisce il cuore della tradizione della "Zeza", infatti le è stata conferita al valor culturale la targa storica "Terra di Zeza". La Zeza di Bellizzi dal 1974 è annoverata nel Patrimonio dei beni immateriali della Campania ed è stata premiata con Medaglia di rappresentanza dal Presidente della Repubblica Italiana. I colori del carnevale di Bellizzi conservano gli stessi costumi, lo stesso canovaccio, la stessa atmosfera di un tempo.

I Personaggi

II Capo zeza

Zeza la madre

Pulcinella il padre

Porzia la figlia

Geronimo il pescatore

Don Zenobbio il dottore

Don Bartolo lo scalettiere

Cosetta la fioraia

Cacciatori

La trama

Pulcinella, marito di Zeza e padre di Porzia, come tutti i padri è geloso della figlia e non vorrebbe farla sposare. La moglie Zeza, invece, è preoccupata che la figlia possa morire zitella. Il canto comincia con l'invito a pranzo delle due donne rivolto ai cacciatori che si aggirano intorno alla casa colonica di Pulcinella il quale gelosissimo interviene tempestivamente costringendo la moglie a rinchiudere la figlia in casa (nzerra sta porta o mamma e mettici 'na puntella). Porzia è molto corteggiata, ha avuto tanti pretendenti, tra cui un Pescatore di passaggio, ma Pulcinella manda via tutti in malo modo. La sua vera preoccupazione però è Don Zenobbio, notissimo medico del posto, ottimo partito, il quale da un po' di tempo frequenta Porzia, la cui bellezza lo ha ormai palesemente sconvolto (bene mio so' reddutto tutto pazzo). Emergono così le intenzioni dei vari personaggi: la volontà di Porzia di sposarsi (sine mamma tu c'hai la pazienza) e la complicità e le arti ruffiane di Zeza che cerca in tutti i modi di combinare il matrimonio. Pulcinella tuttavia continua a scacciare il dottore in malo modo, donandogli anche due sonori ceffoni. La farsa rischia di trasformarsi in tragedia: Don Zenobbio torna armato e per lavare l'onta degli schiaffi, spara contro Pulcinella. Zeza, davanti al marito ferito, invoca un medico dotto che possa guarire la botta; detto fatto, Don Zenobbio coglie al volo l'occasione: offre la guarigione in cambio della mano di Porzia. Soltanto dopo pittoresche contrattazioni economiche e dopo aver concordato la dote, Pulcinella acconsente alle nozze. Il tutto si conclude con la quadriglia, guidata dal Capozeza, in onore degli sposi.

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