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Cultura Nusco

Rivive la magia della Notte dei falò a Nusco: ecco cosa racconta la leggenda

La manifestazione celebra la vittoria di Sant'Antonio contro il demonio


I falò associati ai festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate celebrano la sfida vinta dal Santo contro il demonio al fine di salvare alcune anime dagli inferi. Secondo quanto racconta la leggenda popolare egli si recò all’inferno per contendere al diavolo l’anima di alcuni defunti e, nello scompiglio del luogo, il Santo accese il suo bastone come fosse una fiaccola per portarlo in dono agli uomini, accendendo una catasta di legna.
Da qui la tradizione millenaria dei falò di Sant’Antonio, molto sentita soprattutto nel mondo contadino, e la credenza che il Santo portasse con sé poteri taumaturgici per contrastare una malattia molto diffusa un tempo, chiamata non a caso “fuoco di Sant’Antonio”.
I falò di Sant’Antonio si celbrano sin dal XVII secolo quando si usava distribuire nel Regno di Napoli il cosiddetto “Pane di Sant’Antonio”, ottenuto con la parte più pura del grasso di un porcellino, alimento ritenuto protettivo contro l’infezione del “fuoco di Sant’Antonio”.
La tradizione dell’accensione dei fuochi a Nusco si collegherebbe invece alla devastante peste del 1656 che solo nel comune irpino contò circa 1200 vittime. Accesi per la prima volta a Nusco, i falò venivano visti come rimedio per allontanare l’infezione, in segno di purificazione e per poter richiamare la protezione del “Sant’Antuonu” raffigurato con un porcellino, simbolo di benessere e salute.
Un “rito magico” che si rinnova ogni anno e che, grazie al fuoco purificatore che viene acceso nelle piazze o davanti ai sagrati, cancella per una notte le differenze sociali, gli affanni della quotidianità, per dare inizio ai festeggiamenti.


 

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