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Cultura Mirabella Eclano

Emozioni e suggestioni per la Grande Tirata del Carro di Mirabella

Quest'anno l'appuntamento si rinnova il 17 settembre alle ore 15.00

La storia del carro di Mirabella Eclano è affascinante e suggestiva.

La tradizionale manifestazione che si rinnova ogni anno il sabato che precede la terza domenica nel mese affonda le sue radici in un passato remoto in cui sacro e profano si intrecciano magicamente dano vita all'identità unica e irripetibile della città di Mirabella con la Tirata dela Carro. Una manifestazione che coinvolge emotivamente e fisicamente: l'obelisco viene trasportato, attraverso i campi e lungo le strade cittadine, da sei coppie di buoi e da migliaia di persone eclanesi e non. Aggrappati alle funi di canapa che si diramano da esso, i "funaioli" lo tirano a braccia pronti a correre, ad allentare la presa, o a frenarne la corsa, pur di evitare l'evento più temuto, la caduta al suolo considerata premonitrice di sventure (Nel 1881 e del 1961 il Carro si abbatté al suolo, annunciando la carestia che colpì l'Irpinia nel 1882 e il terremoto del 1962). Il percorso è talmente lungo e tortuoso che si conclude dopo cinque ore con il trasporto in trionfo del timoniere e con la benedizione degli animali davanti alla chiesa dedicata alla Madonna Addolorata.

La storia del Carro di Mirabella inizia nel 1600 quando i contadini iniziarono a donare alla Madonna Addolorata una parte di grano appena mietuto. Il gesto veniva poi solennizzato con l'allestimento di carretti colmi di spighe, che dalle campagne giungevano fino al centro abitato. Si trattava di piccoli obelischi, alti non più di tre metri, su cui veniva posizionata l'immagine della Madonna o di qualche santo, anch'essa di paglia intrecciata.

Col tempo l'usanza individuale si è trasformata in un'usanza collettiva, cosicché i tanti piccoli carri a due ruote si tramutassero in un unico grande obelisco arricchito da pannelli di paglia lavorata a mano. Risale poi al 1869 il primo progetto di obelisco veramente artistico firmato da Stanislao Martino il quale avvicina il disegno della struttura alla guglia napoletana dell'Immacolata. Ma a causa della caduta dell'obelisco il lavoro fu preso in mano da suo fratello Generoso e Prisco Alfonso Capodanno. A Prisco Alfonso Capodanno gli successe Luigi Faugno, autore della veste artistica ed architettonica di cui ancora oggi possiamo apprezzare la bellezza, mentre dalla metà degli anni '50 al 2006 il lavoro è guidato da Giotto Faugno.

Oggi è Giotto junior a dirigere l' équipe di intrecciatori che di anno in anno ripropongono una guglia di 7 piani registri, formati da oltre 150 pannelli interamente in paglia lavorata, così da ottenere archi e capitelli, putti, colonne e balconate, tutti lavorati a mano.

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