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"Cento proverbi per una civiltà": ecco il secondo volume di Salvatore Salvatore

L'autore svela: "Tre sono le cose a cui si fa riferimento in questi detti: la natura, gli animali, la società. Alcuni rimandano all'antica Roma, altri alla transumanza e sono ancora attuali"

Presso il Circolo della Stampa di Corso Vittorio Emanuele II, è stato presentato il secondo volume di "Cento proverbi per una civiltà", raccolta di detti popolari a cura di Salvatore Salvatore (Delta 3 Edizioni).

"Alcuni proverbi rimandano all'antica Roma, altri rievocano la transumanza e sono eccezionali"

"I proverbi sono raggruppati secondo un ordine logico" afferma l'autore del libro. "Tre sono le cose a cui si fa solitamente rimando in questi detti: la natura, gli animali, la società. Quando parliamo di natura, ad esempio, i riferimenti all'agricoltura, in particolar modo alla pioggia e alla mietitura del grano, sono molteplici. Avendo origini contadine, sono riuscito a mettere da parte ben trecento proverbi: adesso è uscito il secondo volume e spero di poter pubblicare a breve il terzo".

"Alcuni proverbi rimandano anche all'antica Roma, per la precisione e l'accuratezza con cui una particolare situazione viene descritta" continua Salvatore. "Altri ancora rievocano la transumanza e sono eccezionali. Uno di questi recita 'Ij pe tte, tu pe mme, recotta tost'' e fa riferimento al momento in cui due pastori, dopo essersi ritirati allo stazzo, avevano avuto un'accesa discussione sulla lavorazione della ricotta che, se non veniva raccolta immediatamente dall'apposito recipiente, perdeva tutte le sue qualità. Il proverbio, in sostanza, sta a significare che, se due persone tendono a litigarsi, non riusciranno mai a ottenere ciò che vogliono".

Proverbi che, dopo essere stati tramandati per secoli, sono tuttora attuali: "'Lu pegg' can, lu meglij' jazz', dove per 'jazzo' si intende un particolare recinto per le pecore che effettuavano la transumanza. Il peggior cane era quello che si trovava nei pressi del recinto migliore. Ma, ancora oggi, quante volte capita che nei posti migliori vediamo persone di quattro soldi? Quelle buone, invece, restano fuori". 

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