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Cronaca Solofra

A Solofra l’ultimo saluto a Maria Rosa: dolore e rabbia sono tutto ciò che resta

Silenzio e commozione. Durante l’omelia nessun riferimento alla brutalità e all’efferatezza del gesto compiuto dal marito che ha messo fine alla vita della giovane donna

Solofra si è stretta in un grande abbraccio, questo pomeriggio, per l’ultimo saluto a Maria Rosa Troisi, vittima della ferocia del marito, Marco Aiello, che l’ha ammazzata lo scorso 20 settembre a Battipaglia, con una coltellata fatale alla giugulare, dopo un litigio.

I funerali alla 37enne, originaria di Solofra, sono stati celebrati presso la Collegiata di San Michele Arcangelo, nella città della concia. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno ha infatti sbloccato nei giorni scorsi la salma della vittima, dopo l’esame autoptico eseguito dal medico legale Luigi Mastrangelo.  

Silenzio e commozione. Durante l’omelia nessun riferimento alla brutalità e all’efferatezza del gesto compiuto dal marito che ha messo fine alla vita della giovane donna. Una donna che è andata via, lasciando due figli e quanti la ricorderanno per sempre, per il suo sorriso e la sua semplicità. Insieme al ricordo, rabbia e dolore sono tutto ciò che resta.

Maria Rosa ed il suo assassino, reo confesso che nei giorni successivi all'arresto ha tentato il suicidio in cella, nel reparto protetto della casa circondariale di Fuorni a Salerno, vivevano a Battipaglia, lì dove si è consumata la tragedia, in località Lago di via Flavio Gioia, vicino al mare. Ad oggi i due figli della coppia, di 6 e 10 anni, allontanati dall'abitazione stesso dal padre prima di compiere l'omicidio, sono stati affidati ai nonni paterni. Questo pomeriggio anche il piccolo e la piccola si sono recati, con i nonni, a dare l'ultimo saluto alla loro mamma prima della celebrazione del rito funebre, ma non hanno partecipato alle esequie.

Maria Rosa era una giovane mamma e casalinga di 37 anni, originaria di Solofra, cresciuta nel quartiere popolare di Turci Castello. Aveva perso entrambi i genitori per un brutto male, tredici anni fa la madre e tre anni fa il padre. Oggi in tanti, tra familiari, amici e cittadini, si sono riuniti per darle l'ultimo saluto, intriso di dolore, lacrime e tanta rabbia. Quella rabbia che si prova, in particolare, ogni volta che una donna muore per mano di un compagno, marito, padre, conoscente, sconosciuto, violento.

Dall'inizio dell'anno sono stati oltre 80 i femminicidi, più di 60 quelli avvenuti in ambito familiare, e più di 40 le donne che hanno trovato la morte per mano del partner o dell'ex partner. Un fenomeno in continuo aumento, che trova terreno fertile in quelle fette di società ancora patriarcali e legate alla cultura della violenza.

Quella di Maria Rosa è l'ennesima vita spezzata dalla violenza e dall'egoismo. Ma anche l'ennesimo invito a riflettere sulla condizione della donna nella nostra società, in particolare all'interno della famiglia, dove, al posto della morte, dovrebbe esserci solo tanta vita.

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