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Cronaca

Nuovo Clan Partenio, l'Avv. Aufiero: "Ad Avellino la mafia non c'è! È stata una mistificazione dell'Antimafia"

Nella giornata di oggi, all'interno dell'Aula di Assise del Tribunale di Avellino, è proseguita la discussione degli avvocati di fiducia degli imputati accusati, a vario titolo, di associazione di stampo camorristico, tentata estorsione, usura e turbata libertà degli incanti

Continua il processo che vede imputati gli affiliati al Nuovo Clan Partenio; accusati, a vario titolo, di associazione di stampo camorristico, tentata estorsione, usura e turbata libertà degli incanti. Nella giornata di oggi, all'interno dell'Aula di Assise del Tribunale di Avellino - dinanzi al giudice dott. Gian Piero Scarlato, con i giudici a latere dott. Giulio Argenio e dott. Lorenzo Corona - è proseguita la discussione dei difensori di fiducia degli imputati. Nel corso della requisitoria del Pm Antimafia dott.ssa Simona Rossi, avvenuta il 16 maggio 2023, dopo aver ripercorso cinque anni di indagine e tutti i principali episodi delittuosi contenuti nelle oltre trecento pagine di ordinanza, a distanza di due anni e mezzo dalle misure cautelari, ha chiesto - complessivamente - 387 anni di reclusione per i 21 imputati. 

Il primo a discutere è stato l'avvocato Luigi Ferrandino per l’imputata Giuliana Brogna e ha chiesto “l’assoluzione per non aver commesso il fatto, perché a suo avviso non si è raggiunta la prova della responsabilità”. Successivamente,  il difensore di Antonio Matarazzo, l’avvocato Valerio Stravino, ha chiesto l’assoluzione e - in caso di condanna - ha invocato il riconoscimento delle attenuanti generiche tenuto conto della condizione di incensurato del suo assistito e il contributo minimo fornito alla consorteria criminale. 

Oggi, però, è stato il giorno dell'avvocato Gaetano Aufiero, difensore di fiducia di Nicola Galdieri (con l'avvocato Claudio Davino), Carlo Dello Russo, Diego Bocciero (con l'avvocato Raffaele Bizzarro), Ludovico Nittolo, Antonio Taccone (con l'avvocato Gerardo Santamaria), Martino De Fazio (con l'avvocato Sonia Petrillo) e Angelo Genito: "Il Pubblico Ministero pretende di avere ragione sapendo di non averla. Io non posso immaginare che il PM chieda le enormi condanne che ha chiesto pensando di avere torto. La mafia ad Avellino è frutto di una mistificazione. Non c'è la mafia ad Avellino, è stata costituita da abili professionisti dell'antimafia. Nell'immaginario giuridico del Pubblico Ministero c'è stata una "segmentazione" giuridica del denominato Nuovo Clan Partenio; ma denominato da chi? Dai giornali? Il Pm ha dichiarato che il Nuovo Clan Partenio ha consumato estorsioni a tappeto, rilascio di concessioni amministrative, acquisizioni di appalti e servizi pubblici, ostacolo del libero voto dei cittadini e condizionamento delle amministrazioni pubbliche e reinvestimento degli ingenti capitali illecitamente acquisiti. Se il Pubblico Ministero, per i miei assistiti, non avesse chiesto complessivamente 151 anni di detenzione, ci sarebbe veramente da ridere. Quello che io leggo nel capo d'imputazione del PM non è una associazione, è una dissociazione; quella che il Pubblico Ministero ha avuto nei confronti della realtà". 

L'avvocato Aufiero, nel corso della sua discussione, ha fatto un paragone con la famosa sentenza "mafia capitale". Un passaggio chiave per la storia del nostro paese e per cui, partendo dalla lettura di quella storica condanna, il penalista ha ribadito che nulla può essere paragonato ai delitti avvenuti in Irpinia: "Se ne faccia una ragione l'ufficio di Procura, l'unico filo rosso tra il vecchio clan Genovese e l'odierno presunto Nuovo Clan Partenio, è Nicola Galdieri. Ma, per quella vicenda, 25 anni fa, Nicola Galdieri e tanti altri imputati non sono stati neanche coinvolti. Quella era vera associazione mafiosa. Vi erano omicidi, traffici di stupefacenti, usura e tanto altro. La vicenda del clan Genovese non c'entra assolutamente nulla con quella che stiamo vivendo adesso". 

Sono 12 su 370, invece, le aste avvenute nel 2019 e in cui sarebbe avvenuta la turbativa del Nuovo Clan Partenio. L'avvocato Aufiero ha affermato: "Il termine "monopolio", in questo caso, è emerso soltanto perché tutte le aste esaminate nel 2019 hanno visto una presunta turbativa. Ma se io affermo di aver vinto una causa e faccio riferimento solo a quella, non posso dire di aver vinto il 100% dei processi di quest'anno. Può essere che abbia perso tutte le cause negli altri 364 giorni e, proprio per questi motivi, ho domandato al maresciallo dei carabinieri perché non fossero state analizzate anche le aste del 2018, del 2017 ecc. E poi, ancora, nessuno ha mai detto che erano proprio gli esecutati ad avvicinare gli imputati per evitare che altri partecipassero alle aste? Per undici aste non ci sono state minacce e, in una sola asta, Carlo Dello Russo si è avvicinato al partecipante inventandosi la balla che non sarebbe stato opportuno presentare un'offerta poiché, colui che aveva perso la casa, aveva una figlia malata". 

L'avvocato Aufiero, in aula, ha rammentato le conversazioni che, a suo dire, furono manomesse nelle loro trascrizioni. Parole modificate e contestazioni cui, prima di Pagano Beniamino e Galdieri Pasquale, la vittima - per il penalista - è stato proprio l'ufficio di Procura: "La parola avvertita all'interno delle intercettazioni, è sempre stata "guagliona" e, nelle trascrizioni, invece, si legge il termine "cocaina". C'è davvero poco da interpretare. Questa, a mio avviso, è stata la madre di tutte le manomissioni, ma c'è anche la trascrizione che riferisce "la pistola di Nicola" e che, invece, è stato appurato che le parole pronunciate fossero "là n'goppa!". 

Al termine della sua discussione e dopo aver precisato che “le accuse di usura sono inconsistenti” l'avvocato Aufiero ha chiesto l’assoluzione per i cinque assistiti per i quali ha discusso oggi e, ancora, ha chiesto “l’esclusione del metodo mafioso”. 

Sempre per la posizione di Antonio Taccone, infine, ha discusso l'avvocato Gerardo Santamaria, difensore di fiducia dell'imputato insieme a Gaetano Aufiero: "In queste presunte estorsioni non si individuano riscontri investigativi della presenza del Taccone all'interno dell'associazione criminosa. E, associandomi alla richiesta del collega,  chiedo l'assoluzione dal reato di affiliazione". 

La prossima udienza, adesso, è attesa per il 20 giugno con la discussione dei difensori di Freda, De Simone, Volpe, Valente, Bocciero, Nigro Ernesto e Nigro Giuseppina. Il 27 giugno 2023, invece, proseguirà la discussione dell'avvocato Aufiero relativamente alle posizioni di Carlo Dello Russo e Nicola Galdieri. 

Processo al Nuovo Clan Partenio, il filone dell'estorsione e dell'usura

Questo filone processuale è relativo all’inchiesta condotta dalla Dda di Napoli sul clan Partenio che vede alla sbarra i fratelli Pasquale e Nicola Galdieri, ritenuti a capo dell’organizzazione malavitosa irpina, insieme ad altre persone. Nelle oltre mille pagine di ordinanza cautelare è evidenziato lo spessore criminale del clan diretto dai fratelli Galdieri che si occupavano di usura ed estorsioni. Per gli inquirenti, infatti, il gruppo criminale è nato dalle ceneri del vecchio clan Partenio che a fine anni ’90 ha insanguinato la provincia di Avellino. Un’organizzazione che faceva capo ai Genovese e che gestiva un grosso traffico di cocaina.

Al termine della requisitoria del 16 maggio 2023, il Pubblico Ministero, dott.ssa Simona Rossi, ha avanzato le seguenti richieste di pena:

  1. Pasquale Galdieri, chiesti anni 30 di reclusione, 
  2. Nicola Galdieri, chiesti anni 27 di reclusione,
  3. Carlo Dello Russo, chiesti anni 30 di reclusione, 
  4. Ernesto Nigro, chiesti anni 20 di reclusione, 
  5. Diego Bocciero, chiesti anni 24 di reclusione, 
  6. Luigi De Simone, chiesti anni 18 di reclusione, 
  7. Angelo Genito, chiesti anni 22 di reclusione, 
  8. Antonio Matarazzo, chiesti anni 20 di reclusione,
  9. Giuseppe Moscariello, chiesti anni 17 di reclusione, 
  10. Ludovico Nittolo, chiesti anni 19 di reclusione, 
  11. Mario Rosania, chiesti anni 18 di reclusione,
  12. Antonio Taccone, chiesti anni 20 di reclusione, 
  13. Carmine Valente, chiesti anni 26 di reclusione,
  14. Giuseppe Giovanni Volpe, chiesti anni 10 di reclusione,
  15. Renato Freda, chiesti anni 17 di reclusione,
  16. Giuliana Brogna, chiesti anni 6 di reclusione, 
  17. Giuseppina Nigro, chiesti anni 18 di reclusione,
  18. Martino De Fazio, chiesti anni 9 di reclusione,
  19. Franco Ambrosone, chiesti anni 9 di reclusione,
  20. Giuseppe Durante, chiesti anni 22 di reclusione,
  21. Sabino Mariano, chiesti anni 5 di reclusione. 

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