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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Rischio infiltrazioni camorristiche a Monteforte e Quindici: ecco perché sono state nominate le commissioni di accesso

Le commissioni ispettive avranno l'incarico di verificare la sussistenza di eventuali tentativi di infiltrazione o di collegamenti della criminalità organizzata nei contesti delle amministrazioni comunali

Nella mattinata odierna sono state nominate due Commissioni di accesso nei confronti dei Comuni di Monteforte Irpino e di Quindici. La decisione è stata presa dal Ministero dell'Interno, che ha delegato così il Prefetto di Avellino alla nomina effettiva delle Commissioni. Si tratta di due commissioni ispettive che avranno l'incarico di verificare la sussistenza di eventuali tentativi di infiltrazione o di collegamenti della criminalità organizzata nei contesti delle amministrazioni comunali di Monteforte Irpino e Quindici. L'accesso da parte delle Commissioni durerà tre mesi, fa sapere la Prefettura di Avellino, ma prorogabili per una sola volta altri tre mesi in caso di necenecessità.

Gli ispettori del Ministero, dunque, valuteranno e decideranno in base a quanto sarà emerso nei prossimi tre mesi nei due comuni irpini, per poi relazionare al Prefetto di Avellino e dunque al Ministero dell'Interno, che potrà decidere se prorogare le indagini interne oppure procedere per l'archiviazione o, nel caso di eventuali riscontri positivi, allo scioglimento dei comuni e al loro commissariamento verso nuove elezioni.

L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia partita dalle dichiarazioni di Livia Forte

Una indagine, per quanto riguarda il comune di Monteforte, partita dalle dichiarazioni rilasciate da Forte Livia nell’interrogatorio del 2 dicembre 2021 e che trovano ampio riscontro nel verbale di vendita degli immobili della società “Pagliarone”. Dall’analisi del predetto verbale, infatti, non solo emerge il particolare che Forte Livia ha rinunciato inspiegabilmente ad effettuare il rilancio vedendosi sfumare un importante affare da circa 400.000 euro a causa di una differenza di soli 100 euro tra la sua offerta e quella della controparte, ma soprattutto si ha la conferma che Galdieri Nicola sia riuscito nel suo intento, ovvero che Giordano Costantino, insieme ai soci, si aggiudicasse l’asta in questione estromettendo la “leader” delle aste giudiziarie in Avellino e provincia.

L’interessamento di Galdieri Nicola nella vicenda dell’asta “Pagliarone”, emerge con forza dalle dichiarazioni rilasciate da Gennaro Pascale, marito di una donna, all’epoca, socio di Costantino Giordano nella gestione del ristorante “Pagliarone”. Infatti, Gennaro, nel corso della sua escussione, dichiarava di aver subito una vera e propria estorsione da parte di Nicola Galdieri, il quale gli aveva chiesto la somma di 120.000 euro e in cambio avrebbe fatto “desistere” Livia Forte dalla partecipazione all’asta in questione.

Dopo le varie insistenze di Costantino Giordano, che era favorevole a pagare questa tangente, Pascale Gennaro si recava presso l’abitazione del Galdieri e consegnava la somma di 70.000 euro in contanti nelle mani di Galdieri Nicola, come anticipo sui 120.000 euro. Quest’ultimo stabiliva che i restanti 50.000 euro, dovevano essere rateizzati pagando una somma di 2.000 euro mensili, che Pascale Gennaro avrebbe dovuto consegnare nelle mani di Costantino Giordano, il quale, a sua volta, li avrebbe recapitati nelle mani di Galdieri Nicola. Dopo aver pagato sei mensilità secondo questa modalità, Pascale Gennaro, per lasciare traccia di questa estorsione chiedeva a Galdieri Nicola una modalità di pagamento tracciabile. Sempre secondo quanto riferito da Pascale Gennaro, Galdieri Nicola diceva che avrebbe fatto emettere delle fatture nei confronti della società Monteforte S.r.l.s. e che le stesse sarebbero state emesse da una impresa di costruzioni.

False residenze per votare, l'inchiesta sul comune di Quindici 

Nel gennaio 2023, i Carabinieri della Compagnia di Baiano hanno notificato quindici avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di altrettanti soggetti che, adesso, risultano indagati, a vario titolo, di falso in atto pubblico commesso da pubblico ufficiale e da privati in concorso. Iscritto nel registro degli indagati anche il sindaco di Quindici, Eduardo Rubinaccio

Il sindaco si è dichiarato estraneo a qualsiasi contestazione 

Stando a quanto si apprende, gli indagati avrebbero commesso - in concorso con gli altri soggetti – una serie di falsità negli atti che gli avrebbero permesso di votare alle elezioni comunali, benché – chiaramente - non ne avessero diritto. L’inchiesta è partita dalla denuncia presentata a seguito delle amministrative e condotta dai Carabinieri della Stazione di Quindici, agli ordini del luogotenente Giovanni Pagano. “Eduardo Rubinaccio si dichiarò estraneo a qualsiasi contestazione penalmente rilevante”, afferma l’avvocato Sabato Graziano, legale di fiducia del sindaco di Quindici. “Dovremo leggere le carte e poi, senza ombra di dubbio, chiederemo di essere ascoltati. Inizialmente erano indagate 116 persone, ora ne sono solo quindici. La situazione, allo stato attuale delle cose, appare molto diversa rispetto a quanto ipotizzato inizialmente”, concluse.

A coordinare le indagini, il sostituto procuratore Cecilia De Angelis. Oltre al primo cittadino di Quindici, venivano raggiunti dall’avviso di conclusione delle indagini altre quattordici persone, tutte residenti nei comuni di Avellino, Monteforte Irpino, Forino, Moschiano, Mercogliano, Casamarciano, Nola, San Giuseppe Vesuviano, San Gennaro Vesuviano ma, all’epoca dei fatti – nel 2020 - risultavano residenti nel comune di Quindici.

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