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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Clan Sangermano, chiuse le indagini sulla "mozzarella della camorra": ci sono 21 indagati

E in Irpinia, grazie a Roberto Santulli e Angelo Grasso, arrivava la mozzarella della camorra

L'Antimafia ha chiuso l'indagine relativa al clan Sangermano, che riguardava gli indagati per cui non si era proceduto con il rito immediato (principalmente scarcerati dal Tribunale del Riesame o indagati a piede libero), procedendo separatamente. Il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Antonio D’Alessio (attualmente Procuratore Aggiunto di Cosenza, mentre l'istruttoria è seguita dal pm antimafia Sergio Raimondi), ha emesso ventuno avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di altrettanti presunti partecipi dell'associazione guidata dai fratelli Agostino e Nicola Sangermano. Questo clan era stato smantellato in un blitz dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna e dalla Direzione Investigativa Antimafia nel novembre del 2022.

I ventuno indagati sono accusati di trentaquattro capi di imputazione diversi, inclusa l'associazione a delinquere di stampo mafioso per undici di loro. Questo gruppo aveva anche il controllo sulla fornitura di mozzarelle per ristoranti e supermercati nella zona tra Nola e Irpinia, in particolare due noti ristoranti di Monteforte Irpino.

Altre accuse riguardano estorsione e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti di Albi Vincenzo, Della Ratta Salvatore, Grasso Angelo e Santulli Roberto, legate alla fornitura di mozzarella imposte a diverse attività commerciali, in particolare nella provincia di Avellino. Due situazioni coinvolgono Grasso Angelo, in collaborazione con Sepe Salvatore, cognato del boss Agostino Sangermano. Si presume che Grasso Angelo abbia agito come intermediario con il genero di uno dei soci, al fine di far lavorare Sepe Salvatore, acquistando due o tre chili di mozzarella. Tuttavia, a causa della scarsa qualità del prodotto, la "vittima" ha rifiutato la fornitura.

Ulteriori contestazioni riguardano una richiesta di estorsione rivolta a un supermercato nella zona di Nola e un commerciante salernitano. Inoltre, è stata contestata una rapina avvenuta nell'ottobre del 2016 a Marzano di Nola, con l'aggravante mafiosa. In tutti questi casi, è stata anche avanzata l'accusa di favoreggiamento con l'aggravante mafiosa.

Gli indagati avranno venti giorni per depositare memorie o chiedere di essere ascoltati dalla Procura. Successivamente, la Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) dovrà valutare se avanzare una richiesta di rinvio a giudizio nei loro confronti. Il collegio difensivo dei ventuno indagati è composto dagli avvocati Raffaele Bizzarro, Isidoro Bizzarro, Sergio Cola, Umberto Nappi, Francesca Ferrara, Marianna Febbraio, Saverio Campana, Gaetano Aufiero, Calogero Montalto, Marandolo Paolo, Corcione Vittorio, Manzi Andrea, Giovanna Russo, Capone Marino e Angelo Guerriero.

Gli arresti della Dia che hanno decapitato il clan 

Nell’ambito di un’indagine coordinata della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, i Carabinieri di Castello di Cisterna e personale della Direzione Investigativa Antimafia hanno dato esecuzione a un’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Napoli, a carico di 25 soggetti, ritenuti appartenenti al Clan “Sangermano” con operatività nell’agro nolano, gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza, usura, autoriciclaggio e porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo, quest’ultimi reati aggravati dalle finalità e modalità mafiose.

L’attività investigativa, svolta dal 2016 al 2019, ha consentito di evidenziare l’operatività del sodalizio criminale, con base a San Paolo Bel Sito (NA) e con interessi in gran parte nell’agro nolano ed in una parte della provincia di Avellino, tendente ad affermare il proprio controllo egemonico sul territorio di interesse, anche con la disponibilità di una importante quantità di armi comuni da sparo.

E in Irpinia, grazie a Roberto Santulli e Angelo Grasso, arrivava la mozzarella della camorra 

Le indagini hanno fatto emergere un'ampia attività estorsiva attraverso l’imposizione di articoli caseari a numerosi esercizi commerciali della zona, nonché l’induzione degli imprenditori all’acquisto di provviste per l’edilizia da una sola rivendita di riferimento. Intensa anche attraverso l’attività di riciclaggio, l’illecito esercizio della professione creditizia e la concorrenza illecita esercitata grazie ad atti intimidatori. 

In una intercettazione ambientale si sente dire: “Il commercio di queste mozzarelle è camorra”. Stando a quanto è emerso finora, gli uomini del clan agivano utilizzando persone del posto, conosciute da coloro che erano individuati come obbiettivi. Nella vicenda della vendita delle mozzarelle «della camorra» agli esercizi commerciali, Salvatore Sepe utilizza sia Roberto Santulli che Angelo Grasso come tramite. Santulli è conosciuto al ristorante Quagliarella, Grasso al ristorante o’ Pagliarone: entrambi sono – nelle parole delle vittime – esponenti vicini ai Sangermano.A dimostrazione della pressante presenza del clan sul territorio, nel corso della processione della patrona del paese, l’effigie della Santa era stata fatta “inchinare” innanzi l’abitazione del capo clan. Nel corso delle attività, i carabinieri hanno dato esecuzione anche ad un decreto di sequestro preventivo, per un valore di circa 30 milioni di euro, su immobili (terreni e fabbricati), società, autovetture e rapporti finanziari.

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