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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Pago del Vallo di Lauro

Clan Sangermano, chiesti 8 anni di reclusione per Luigi Vitale

La sentenza per Vitale è prevista il 9 novembre dopo la discussione dei difensori, Gaetano Aufiero e Francesco Maffettone

Durante il rito abbreviato davanti al pubblico ministero Raimondi presso il tribunale di Nola, è stata avanzata una richiesta di condanna di 8 anni di reclusione per Luigi Vitale. La sentenza per Vitale è prevista per il 9 novembre, dopo le argomentazioni presentate dai suoi avvocati, Gaetano Aufiero e Francesco Maffettone. Secondo l'accusa, Vitale è considerato un membro attivo del clan Sangermano, come indicato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Aniello Acunzo. Le testimonianze suggeriscono che nel 2010, insieme all'indagato Paolo Nappi, noto come Papino, Vitale avrebbe avvicinato un imprenditore minacciandolo con una pistola e richiedendo 60.000 euro in modo estorsivo su ordine di Agostino Sangermano.
Per risolvere la questione, è stato organizzato un incontro, come riportato dal collaboratore di giustizia: "Io e Florio Galeotalanza ci siamo presentati armati, mentre Sangermano era accompagnato da Paolo Nappi e Antonio O'Malommo, il titolare di un canile a Marzano. Durante l'incontro, ho affrontato Agostino Sangermano e ho sottolineato che non doveva estorcere denaro al proprietario dell'azienda, poiché era amico di Biagio Cava." Sangermano ha negato questa amicizia, sostenendo di essere legato ai fratelli Russo di Nola. "Sono arrabbiato e ho minacciato Sangermano tenendo la pistola in mano, ma in quel momento Florio Galeotalanza è intervenuto per calmare la situazione, ponendo fine alla discussione. Successivamente, Sangermano e i suoi amici se ne sono andati, e noi abbiamo raggiunto il proprietario dell'azienda di impianti minacciato da Vitale e Nappi, richiedendo una somma di 15.000 euro per la nostra mediazione."
Durante un interrogatorio di garanzia svoltosi nel novembre 2022, Luigi Vitale, noto come O'Stak, assistito dal suo avvocato Gaetano Aufiero, ha cercato di chiarire la sua posizione e respingere le accuse. Vitale è già stato coinvolto in un processo riguardante le connivenze tra membri del clan e gli amministratori del comune di Pago del Vallo di Lauro. In quel caso, Vitale è stato l'unico condannato in primo grado a una pena di 7 anni di reclusione, ridotta poi a sei anni e 8 mesi in appello, per il suo coinvolgimento in un caso di estorsione ai danni di Patrizio Donnarumma, il titolare di un'azienda edile.

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