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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Blitz anti-camorra contro il clan Pagnozzi: gli indagati hanno scelto di rispondere

Nella giornata odierna si sono svolti gli interrogatori di garanzia per Paolo Pagnozzi, Clemente Caliendo e Gerardo Marino, i quali sono attualmente soggetti a diverse misure cautelari

Nella giornata odierna si sono svolti gli interrogatori di garanzia per Paolo Pagnozzi, Clemente Caliendo e Gerardo Marino, i quali sono attualmente soggetti a diverse misure cautelari. Questi interrogatori sono stati condotti sotto la supervisione del giudice per le indagini preliminari, Anna Tirone, che ha emesso l'ordinanza. È importante notare che tutti e tre gli indagati hanno scelto di rispondere alle domande del magistrato. Paolo Pagnozzi ha dichiarato che i contatti telefonici con Gerardo Marino erano riconducibili a questioni strettamente familiari. È stato stabilito che il riesame della sua situazione è fissato per il 15 settembre. Anche Gerardo Marino ha fornito le sue risposte durante l'interrogatorio, il quale si è svolto nel carcere di Bellizzi. Ha sostenuto che non c'erano rapporti usurai ma che i contatti tra loro erano legati a lavori commissionati. 

Clemente Caliendo ha deciso di rispondere a tutte le domande del giudice, fornendo ulteriori chiarimenti sulla sua posizione. Il suo avvocato, Valeria Verrusio, ha depositato una serie di documenti a sostegno della sua difesa. Il difensore di Caliendo non ha presentato richieste di revoca o sostituzione delle misure cautelari durante l'interrogatorio. Tuttavia, è stato depositato stamattina una richiesta di riesame. L'interrogatorio ha quindi avuto lo scopo di chiarire la posizione degli indagati e stabilire i fatti in questione, mentre ulteriori sviluppi verranno determinati in seguito, in occasione del riesame delle misure cautelari.

L'operazione coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e dai Carabinieri

Il 6 settembre, in una serie di azioni coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e dai Carabinieri, sono state arrestate tre persone: Paolo Pagnozzi, Clemente Caliendo e Gerardo Marino, tutti residenti a San Martino Valle Caudina e Casagiove. Questi arresti sono il risultato di un’ampia indagine antiusura che ha scaturito dall’omicidio di Orazio De Paola, 58 anni, avvenuto l’8 settembre 2020 a San Martino. Orazio De Paola, una figura di spicco nel clan Pagnozzi, era stato rilasciato dalla prigione alla fine del 2019, su decisione della Corte d’Appello. Purtroppo, il suo ritorno nella comunità fu segnato dalla tragica fine della sua vita. In seguito a un’attenta attività investigativa, un giovane di 33 anni, suo compaesano, è stato condannato in appello per l’omicidio di De Paola. Questa condanna è stata ottenuta grazie a una serie di prove, tra cui intercettazioni telefoniche su diverse linee, che hanno rivelato dettagli cruciali legati all’omicidio.

“Vedete cosa dovete fare, non mi prendete per fesso!"

Le indagini hanno rivelato che De Paola aveva prestato denaro a un imprenditore locale, concedendogli un prestito di 4.000 euro nel marzo 2019. Tuttavia, sembra che il prestito fosse associato a interessi ritenuti usurari, con rate mensili di 600 euro. Quando l’imprenditore non è stato in grado di pagare queste rate, due degli indagati avrebbero iniziato a rivolgergli minacce e intimidazioni.

“Vedete cosa dovete fare, dobbiamo fare questo servizio sennò ci pigliamo collera, non mi prendete per fesso,” avrebbero detto gli indagati, lasciando chiaramente intendere che il loro credito doveva essere ripagato a qualsiasi costo.

Queste condotte hanno portato gli investigatori a ravvisare le aggravanti del metodo mafioso e della complicità con il clan Pagnozzi. Di conseguenza, i pubblici ministeri Anna Frasca e Francesco Raffaele hanno richiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari Anna Tirino tre misure restrittive per i sospettati:

  • Gerardo Marino, 70 anni, di Casagiove, è stato posto in carcere.
  • Paolo Pagnozzi, 62 anni, di San Martino Valle Caudina e Clemente Caliendo, 65 anni di San Martino Valle Caudina sono stati posti ai domiciliari con braccialetto elettronico. Entrambi sono difesi dagli avvocati Giovanni Adamo e Valeria Verrusio.

Questi arresti e le accuse di usura e intimidazione dimostrano l’importanza delle indagini antiusura per smantellare reti criminali che sfruttano finanziariamente le vittime spesso con connessioni mafiose profonde. La lotta contro il crimine organizzato continua a essere una priorità per le forze dell’ordine e il sistema giudiziario in Italia.

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