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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Tensione al processo Aste Ok: Woodcock esamina il luogotenente, Taormina ne ha per tutti

Giornata di tensioni in aula; in particolare tra il difensore di Formisano, il collegio giudicante e il Pm Woodcock. Per quest'ultimo,Taormina affermava furente: "Mi auguro che il Pm faccia il suo dovere!"

Nella giornata di oggi, presso il Tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduta dal presidente Melone, a latere Vincenza Cozzino e Gilda Zarrella, ha avuto luogo una nuova udienza per il processo nato dall'inchiesta "Aste ok" del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone d'illeciti che vede protagonista il Clan Partenio. Continua l'esame del luogotentente del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino, che - rispondendo a pubblico ministero John Woodcock - ha proseguito nell'illustrare il contenuto di diverse procedure investigative. Numerose le attività elencate dal militare: dalle numerosissime intercettazioni all'acquisizione di sommarie informazioni testimoniali, così come il controlli del territorio. Il militare ha confermato la conoscenza diretta tra tutti gli imputati del processo, facendo riferimento alle intercettazioni del 2018, quelle relative alla candidatura a sindaco di Avellino di Damiano Genovese. L'obiettivo dell'Arma, neanche a dirlo, era comprendere se c'era il rischio d'infiltrazioni camorristiche all'interno della tornata elettorale. Nelle intercettazioni in cui Damiano Genovese comunicava con Sabino Morano, si fa riferimento ai fratelli Galdieri, così come faceva riferimento a Carlo Dello Russo. Una presenza, quella del clan, che emerse con forza dalle parole di Damiano Genovese quando, dalle registrazioni effettuate dagli investigatori, le parole dell'allora candidato sindaco furono: "Galdieri ha preso il posto di papà".  Il luogotenente, ancora, sciorinando il contenuto delle intercettazioni, parla anche della scarsa considerazione che Pasquale Galdieri aveva nei confronti di Livia Forte. Un'opinione, quella registrata nel 2019, in cui si evince che Pasquale Galdieri ritenesse "scorretta" Livia Forte. Un comportamento, quello di Livia Forte, che non soddisfaceva il boss e che ha trovato, in Nicola Galdieri, se vogliamo, un tentativo di "mediazione" tra il fratello maggiore e la "Regina delle aste".

Il Pubblico Ministero, Henry John Woodcock, ha continuato a porre domande al carabiniere in merito al giorno in cui Damiano Genovese si recò presso il deposito di Pagano Beniamo, un incontro avvenuto nel dicembre del 2018, e dove il militare ha sottolineato il comportamento di Damiano Genovese, sicuramente contrario a scendere dalla vettura per paura di essere visto in compagnia dei soggetti citati. Chiaramente, Genovese, non voleva avere rapporti con gli altri ma soltanto con Pasquale Galdieri. Il luogotenente, ancora, ha parlato delle intercettazioni che hanno riguardato Aprile Armando Pompeo, Modestino Forte e Livia Forte: "Preferivano risolvere le questioni fuori dal Tribunale". Il luogotenente, come già riferito da altri nel corso del processo, ha ribadito ancora una volta che tutto è partito da un'asta giudiziaria in cui Livia e Modestino Forte si erano fatti dare 25mila euro per fare in modo che la stessa andasse deserta. Pasquale Galdieri si rivolse a Damiano Genovese chiedendogli di aggiornarlo quando avvenivano le aste e, soprattutto, quando partecipava Livia Forte. Dopo, c’avrebbe pensato lui. Da questa conversazione, gli investigatori capirono che Pasquale Galdieri voleva entrare nel business delle aste. In una intercettazione del 2019, i fratelli Galdieri tornano a parlare delle aste e, nella fattispecie, Nicola Galdieri affermava di aver raggiunto un accordo con Armando Aprile. Dopo una lunga trattativa è emerso anche il contenuto di questo accordo con i fratelli Galdieri, ovvero il riconoscimento delle somme di denaro pari a circa il 20% del giro d’affari sulle aste giudiziarie.  

L'avvocato Carlo Taormina, difensore di fiducia di Gianluca Formisano - nel corso dell'udienza - è intervenuto con forza nel corso dell'escussione per incalzare il militare relativamente ad alcune informazioni riferite da quest'ultimo in merito a una specifica intercettazione con protagonisti Barone Antonio e Formisano Gianluca. Il penalista, nel dettaglio, ha chiesto mirate precisazioni, affermando che il teste ha detto il falso. Una affermazione che, ovviamente, ha scatenato tensioni in aula; in particolare tra il difensore di Formisano, il collegio giudicante e il Pm Woodcock. Per quest'ultimo, Taormina affermava furente: "Mi auguro che il Pm faccia il suo dovere!". 

Al ritorno in aula dopo una breve pausa, Il racconto del carabiniere prosegue con la descrizione del momento dell’aggressione di Nicola Galdieri ai danni della supertestimone del processo. Un'aggressione avvenuta nel 2019, quando Galdieri l’afferrò per il bavero del cappotto, sferrandole uno schiaffo. Questo episodio è avvenuto alla presenza di Livia Forte, Modestino Forte, Armando Aprile, Carlo Dello Russo e Gianluca Formisano. Una terribile esplosione di violenza iniziata nel momento in cui la donna ha risposto negativamente alle richieste economiche che le erano pervenute. 

Al termine dell'udienza, l'avvocato Carlo Taormina ha invitato il Tribunale a trasmettere gli atti alla Procura di Avellino perché proceda per la falsa testimonianza del testimone. Il presidente, dopo una breve camera di consiglio, ha deciso di rigettare la richiesta del penalista. Non solo, il collegio presieduto dal presidente Melone ha deciso di deferire l'avvocato Taormina al Consiglio Nazionale Forense per valutare il comportamento assunto nella dialettica istruttoria: "Il presidente ha comunicato il mio deferimento al Consiglio Nazionale Forense. Non so cosa io abbia fatto. Ho alzato la voce, quello sicuramente sì", ha dichiarato ai microfoni di Avellino Today il difensore di Gianluca Formisano. 

La prossima udienza, adesso, è attesa per il 31 maggio 2023. 

Aste Ok e il coinvolgimento del Nuovo Clan Partenio

L’indagine, convenzionalmente denominata “ASTE OK”, ha consentito di disarticolare un’organizzazione malavitosa composta da membri di spicco del c.d. “Nuovo Clan Partenio” (egemone nel capoluogo irpino, oggetto dell’operazione “PARTENIO 2.0”, condotta il 14 ottobre del 2019), nonché da imprenditori e professionisti. Dalle risultanze investigative è infatti emerso un contesto di espansione degli interessi criminali del gruppo camorristico ai redditizi settori delle aste e delle acquisizioni immobiliari, unito a un sempre forte e corrispondente interesse a influenzare la vita politica e amministrativa della città di Avellino, allo scopo di accedere alla “cabina di regia” delle scelte operate dalla Pubblica amministrazione, per esempio, per l’appunto, in materia urbanistica ed edilizia. In particolare, anche attraverso le elaborate investigazioni economico-finanziarie sviluppate per seguire i trasferimenti d'immobili ceduti all’asta e gli anomali flussi di regolamento, l’indagine ha consentito di acclarare forti legami tra alcuni sodali del clan camorristico, i titolari di alcune società d'intermediazione immobiliare e professionisti nel settore i quali, avvalendosi dell’intimidazione derivante dal vincolo associativo, inibivano a proprietari esecutati la partecipazione alle aste giudiziarie aventi per oggetto propri beni, in questo modo appropriandosene al fine di chiedere ai medesimi ex-proprietari una quota di denaro maggiorata qualora avessero voluto rientrarne in possesso.

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