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Cronaca

Accuse fake per agevolare il clan: ecco il "peccato originale" degli indagati 

Queste sono le false affermazioni che, secondo gli inquirenti, avevano lo scopo di incolpare ingiustamente i funzionari di polizia giudiziaria in servizio presso il RONINV del Comando Provinciale di Avellino

Nel processo "Aste OK", in svolgimento presso la I sezione penale del Tribunale di Avellino, gli imputati sono accusati di vari reati, tra cui associazione di tipo camorristico, estorsione e turbata libertà degli incanti. Il Pubblico Ministero, il dottor Henry John Woodcock, ha chiesto l’acquisizione del decreto di perquisizione e sequestro eseguito il 10 luglio scorso dai militari del Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli, per poter fornire ulteriori elementi di prova a sostegno delle accuse. Tuttavia, l’avvocato Carlo Taormina, difensore di Gianluca Formisano, ha presentato opposizione alla richiesta di deposito del decreto di sequestro relativo ai tre nuovi indagati. Questa opposizione ha trovato sostenitori anche negli avvocati Villani e Saccomanno. Durante il procedimento, stando a quanto si è appreso, alcuni testimoni hanno fornito delle dichiarazioni che potremmo definire come il loro "peccato originale". Le udienze del 30.9.2022 e del 28.10.2022 hanno visto emergere dichiarazioni false e reticenti da parte dei testimoni Caterina De Nardo, Ciriaco De Nardo e Daniela Marra. Queste false affermazioni avevano lo scopo di incolpare ingiustamente i funzionari di polizia giudiziaria in servizio presso il RONINV del Comando Provinciale di Avellino. In particolare, hanno accusato il Capitano Pietro Francesco Laghezza, il Luogotenente Francesco Giordano e il Maresciallo Francesco Petruzzo di reati quali falso ideologico in atto pubblico, violenza privata e abuso d'ufficio.

Le contraddizioni e la falsa testimonianza 

"Ricordo che mio padre mi ha chiesto a quale asta avremmo dovuto partecipare, considerando che anche noi avremmo dovuto partecipare a un'asta. Formisano disse che si trovava lì per partecipare a un'asta relativa a una proprietà nel comune di Montoro, e quindi abbiamo capito che si trattava della stessa asta alla quale avremmo dovuto partecipare anche noi...", ha dichiarato Caterina De Nardo che, successivamente, ha negato di aver rilasciato tale dichiarazione in udienza, affermando che è stata abbastanza "toccatata" dall'episodio con i Carabinieri, in quanto le domande le sono state fatte in modo che dovesse solo confermare ciò che le era stato detto. Ha sostenuto che i Carabinieri non hanno permesso risposte nette e l'hanno obbligata a confermare ciò che suo padre aveva detto, al fine di evitare problemi legali per lui.

In particolare, Ciriaco De Nardo, nella testimonianza resa in data 30.9.2022, ha affermato di non aver mai dichiarato durante il suo interrogatorio del 18 aprile 2021 presso gli Uffici del RONINV di Avellino che: "Formisano si trovava lì per partecipare all'asta dei millesimi di un terreno a Montoro, dato l'interesse di Formisano nella mia stessa asta, gli ho detto che avrei anche potuto rinunciare".

Ha anche dichiarato che ciò che gli è stato letto e contestato in udienza non corrisponde a ciò che ha riferito durante l'interrogatorio, sostenendo che le dichiarazioni riportate non sono state effettivamente rilasciate da lui. Ha aggiunto che, dopo aver sottoscritto il verbale originale, è stato richiamato nell'ufficio dei Carabinieri, dove gli è stato presentato un nuovo verbale per la firma, ma che lo ha firmato senza leggerlo, a causa di un errore non meglio specificato.

Infine, Daniela Marra, nella testimonianza resa il 30.9.2022 e il 28.10.2022, ha risposto alla contestazione del PM durante l'udienza, leggendo quanto segue: "Andai da Formisano e quest'ultimo mi disse che poteva aiutarmi ad aggiudicarmi il bene all'asta, rassicurandomi con le seguenti parole: 'Non ti preoccupare, me la vedo tutto io. Non sei mica la prima; ho già risolto problemi di questo tipo...'".

Daniela Marra ha dichiarato di non ricordare che Formisano le avesse detto queste cose e ha anche contestato quanto le è stato letto riguardo alla richiesta di 7.000 euro da parte di Formisano per assicurarsi l'aggiudicazione dell'immobile, come riportato nel verbale del 18 aprile 2021 presso gli Uffici del RONINV di Avellino. La donna dichiarava di non aver mai ricevuto da parte dell'ingegnere Formisano alcuna indicazione riguardo all'oggetto della fattura, ovvero "lavori di copertura fatti all'abitazione", poiché aveva intenzione di inserirla nella dichiarazione per ottenere la detrazione fiscale, ma, nonostante ciò, non aveva effettivamente eseguito i lavori indicati nella fattura.

Ora la Direzione Distrettuale Antimafia vuole vederci chiaro: perchè agirono in questo modo? 

Tutte le dichiarazioni sopra riportate sono risultate essere false e reticenti, con l'intento di incolpare ingiustamente i Carabinieri del RONINV di Avellino (in particolare il Capitano Pietro Francesco Laghezza, il Luogotenente Francesco Giordano e il Maresciallo Francesco Petruzzo), pur sapendo che sono innocenti. Questo ha spinto la Procura ad aprire un'indagine ipotizzando che, gli indagati, avrebbero agito in questo modo con l'intento di favorire l’attività criminale del clan, al fine di perpetrare una serie di reati gravi, tra cui estorsione e turbata libertà degli incanti. Stando a quanto riferiscono le accuse, le loro azioni erano mirate principalmente al settore delle "aste immobiliari", organizzate e svolte presso il Tribunale di Avellino o i Notai delegati, e condotte secondo le modalità previste dall'articolo 416 bis del codice penale. Ora è fondamentale che la giustizia faccia il suo corso. La comunità di Avellino si attende che le istituzioni agiscano con fermezza per debellare l'influenza criminale e ripristinare la fiducia nella legalità. Le prossime fasi del processo “Aste OK”, in questo senso, saranno cruciali per dimostrare che nessuno è al di sopra della legge e che le azioni criminali non resteranno impunite.  

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