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Il vaccino anti covid può essere obbligatorio?

Mario Draghi ha detto sì all'obbligo vaccinale per portare il Paese fuori dall'emergenza e per questo il governo è pronto a varare un piano che preveda l'obbligatorietà del vaccino anti covid per tutti, Aifa ed Ema permettendo

Mario Draghi ha detto sì all'obbligo vaccinale per portare il Paese fuori dall'emergenza e per questo il governo è pronto a varare un piano che preveda l'obbligatorietà del vaccino anti covid per tutti, Aifa ed Ema permettendo. Per varare una legge che renda il vaccino obbligatorio, anche solo per alcune categorie o fasce specifiche della popolazione, è infatti necessario che l'Agenzia europea dei medicinali e l'Agenzia italiana del farmaco dichiarino il vaccino anti coronavirus farmaco ordinario e non più emergenziale, come è accaduto pochi giorni fa negli Stati Uniti, dove la Food and drug administration ha approvato in via definitiva il vaccino Pfizer dai 16 anni in su. Una risposta in questo senso è attesa entro la fine del mese di settembre. Dopodiché partirà il percorso legislativo che porterà il vaccino obbligatorio in Parlamento.

Ad oggi nel nostro Paese l'obbligo vaccinale è previsto per medici e personale sanitario. Per gli insegnanti e il personale scolastico è invece previsto l'obbligo del green pass. Ma il vaccino anti covid può diventare universale, obbligatorio per tutti? Secondo costituzionalisti e giuristi, l'indicazione del presidente del Consiglio nella conferenza stampa di ieri si può attuare in tempi brevi con una legge ad hoc sulla base dei dettami costituzionali. Su questo tema, tuttavia, le posizioni degli esperti sono diverse: una parte ritiene sia più opportuno un obbligo non per tutti, ma solo per alcune categorie specifiche.

Secondo Giorgio Palù, presidente dell'Aifa e componente del Comitato tecnico scientifico, l'obbligo del vaccino anti covid "è sicuramente un'opzione. Esiste già l'obbligo vaccinale in Italia per 11 vaccini". Ora "sta alla politica assumersi la responsabilità di questa decisione". Palù, intervenuto a "Buongiorno" su Sky TG24, ha detto che "di fronte a una pandemia con 4 milioni e mezzo di morti, con 130 milioni di soggetti infettati, che ha devastato il mondo, credo che pensare a un obbligo vaccinale contro Covid-19 da un punto di vista scientifico sia molto razionale". Il presidente dell'Aifa ha precisato: "Ricordo che va deciso con una legge ordinaria del Parlamento, quindi c'è bisogno di un tempo parlamentare necessario".

Il vaccino anti covid obbligatorio? Cosa dice la Costituzione

Il giurista Amedeo Santosuosso, professore di Diritto, scienza e nuove tecnologie all'Università di Pavia, ha spiegato che si tratta di una strada "fattibile in tempi brevi attraverso una legge che rispetterebbe tutti i crismi di costituzionalità". L'articolo 32 della Costituzione italiana, ha sottolineato il giurista, "prevede la possibilità di imporre un trattamento sanitario obbligatorio attraverso una legge, determinando così un obbligo generale per i cittadini. Una legge di questo tipo sarebbe giustificata dai benefici documentati che il trattamento, in questo caso il vaccino, porterebbe alla comunità e ai singoli". Gli studi scientifici, ha spiegato il giurista, "dimostrano infatti gli effetti positivi dei vaccini. E un requisito alla base di una legge che prevede l'obbligo per un trattamento sanitario è proprio la vantaggiosità per la comunità e anche per i singoli individui. Ci sarebbero dunque tutti i requisiti per una legge di questo tipo".

"Articolo 32 della Costituzione - La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".

Riguardo ai tempi, Santosuosso ha spiegato che "questi dipendono dal Parlamento. In questo caso si tratta di una questione politica più che giuridica". Ad ogni modo, ha precisato l'esperto, "è comunque possibile, anche in mancanza di una legge nazionale, procedere ad obblighi vaccinali specifici per singole categorie lavorative".

Amerigo Cicchetti, direttore di Altems (l'Alta Scuola di Economia e management dei sistemi sanitari dell'Università Cattolica di Roma) punta ad un obbligo per settori. L'obbligo vaccinale, ha spiegato, "è una strada segnata, per l'Italia come per le altre nazioni, al fine di bloccare l'epidemia. A mio parere è una strada percorribile senza particolari problemi giuridici, ma ritengo che l'obbligatorietà vada prevista non per tutti ma per categorie precise". Tra esse, Cicchetti ha citato scuola e università, pubblica amministrazione a contatto col pubblico e trasporti. Per gli altri, ha detto, "i rischi si possono ridurre ricorrendo al green pass e allo smart working".

Secondo Sergio Abrignani, immunologo e componente del Comitato tecnico scientifico, la strada migliore sarebbe quella di un obbligo indiretto. "Il miglior modo per contenere una pandemia è vaccinare tutti o quasi, e per farlo serve una sorta di obbligo - ha argomentato -. Se è tecnicamente difficile fare un obbligo assoluto, ci si può arrivare con un obbligo indiretto, molto forte e sostanziale, ad esempio attraverso un green pass quasi totalizzante".

Il virologo Fabrizio Pregliasco propende per un obbligo universale, per tutta la popolazione vaccinabile, prevedendo l'utilizzo dei servizi già presenti sul territorio, con la collaborazione dei medici di base. Dopo l'ultimo vaccino obbligatorio introdotto in Italia negli anni '90 contro l'epatite B, l'esempio più recente risale a una legge del 2017 dell'allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha introdotto l'obbligo vaccinale per la frequenza scolastica limitatamente ai vaccini dei primi anni di vita (come tetano, difterite, morbillo). Un obbligo, hanno sottolinato Abrignani e Pregliasco, che ha portato ad ottimi risultati, con un forte aumento delle vaccinazioni tra i bambini.

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