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Obbligo vaccinale: l'ipotesi alternativa al super green pass

L'opzione "austriaca" divide i governatori. L'estensione dell'obbligo ad altre categorie di lavoratori è una delle possibilità sul tavolo

Arompere il tabù è stata l'Austria, finora l'unico Paese europeo ed occidentale a introdurre l'obbligo vaccinale a partire dal 1° febbraio 2022. Ma con il virus che corre, quella che solo pochi mesi fa sembrava una soluzione estrema - il vaccino obbligatorio per tutti - potrebbe essere adottata anche da altre nazioni tra cui l'Italia.

Il governo, non è un segreto, sta lavorando ad un nuovo decreto per rendere ancora più stringenti le regole sul green pass e ridurre allo stesso tempo la durata del certificato verde da 12 a 9 mesi. Da più parti però viene auspicata una stretta ancora più decisa. A favore dell'obbligo vaccinale si è schierato nelle ultime ore il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, che ha definito questa strada "una necessità" e non più "un'opzione". "Quanti morti devono esserci ancora perché qualcuno si convinca che al vaccino non c'è alternativa?" è la domanda che si pone il presidente della Sicilia.

Musumeci non è il solo a invocare l'obbligo. Sulla stessa lunghezza d'onda c'è anche la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini. "Bisogna togliere ogni alibi non solo a questi irresponsabili del ‘tanto peggio, tanto meglio', ma anche a chi si dice favorevole ai vaccini e contrario al green pass" ha fatto sapere la senatrice. "Una contraddizione in termini di fronte a cui la strada maestra è l'introduzione per legge dell'obbligo vaccinale, che a questo punto diventa l'unica arma efficace per convincere gli indecisi".

È possibilista anche il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, che ha ipotizzato la strada dell'obbligo solo "per alcune categorie come alcune fasce d'età over 50 e over 60 dove ci sono molti concittadini che non si sono vaccinati e alcune categorie a stretto contatto con il pubblico".

Obbligo vaccinale: i dubbiosi e i contrari

Dubbioso (ma non contrario) il governatore della Liguria Giovanni Toti. "Sono tra i precursori del sostegno all'introduzione dell'obbligo vaccinale", ha detto Toti aggiungendo però che "nessuno può immaginare di condurre i cittadini in manette agli hub vaccinali, è inimmaginabile un TSO per milioni di persone". Per questo secondo il presidente della Liguria sarebbe "molto più utile un green pass a doppia velocità rispetto a un obbligo vaccinale che sarebbe qualche cosa di poco più che formale, visto che non possiamo certo condurre in manette i cittadini alla vaccinazione". 

Se da un lato dunque l'introduzione dell'obbligo vaccinale potrebbe togliere argomenti ai no-green pass, dall'altro sarebbe più difficile da far applicare. Il rischio, in altre parole, è che un eventuale decreto ad hoc diventi legge solo sulla carta. Contro l'obbligo vaccinale, per questa ed altre ragioni, si sono schierati Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, governatori di Veneto e Friuli Venezia Giulia, così come il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini.  "Cosa intendiamo per obbligo?" si è chiesto Zaia. "Portare le persone con la forza pubblica a fare il vaccino? L'obbligo è stato introdotto per undici vaccini dalla ministra Lorenzin nel 2017 e non mi risulta che tutti i genitori immunizzino i loro figli". 

Il governo punta sul green pass rafforzato

Insomma, la strada che porta all'obbligo è tutt'altro che sgombra di insidie. Del resto, se è vero che in passato lo stesso premier Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza erano apparsi possibilisti, il governo sembra oggi più orientato ad introdurre un green pass rafforzato: con le nuove regole i non vaccinati verrebbero esclusi da ristoranti, palestre, teatri e cinema ed altri luoghi "ricreativi", mentre i tamponi darebbero diritto al certificato verde solo per lavorare. Una soluzione che probabilmente all'interno della maggioranza viene vista come la più efficace a convincere gli scettici, ma anche come un compromesso utile ad esacerbare meno le tensioni sociali.

Non è detto tuttavia che una forma di obbligo non possa essere introdotta per alcune categorie di lavoratori, come suggerito dal sottosegretario Costa. Per il coordinatore del Cts Franco Locatelli se quella messa in pratica dall'Austria  appare "un'opzione estrema", molto meno peregrina è l'ipotesi di "considerare forme di obbligo vaccinale per alcune categorie professionali, in particolare chi assiste o è a contatto con il pubblico, ad esempio, oltre agli operatori sanitari, forze ordine, dipendenti della pubblica amministrazione e insegnanti, pur essendo queste categorie certamente connotate da un'elevata percentuale di vaccinazione".

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