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Perinetti e il dramma della figlia, morta per anoressia: "Lo strazio per un genitore è non sapere cosa fare per combattere la malattia"

La testimonianza del direttore dell'area tecnica dell'Avellino al convegno sui disturbi del comportamento alimentare, tenutosi presso il Carcere Borbonico di Avellino

Questo pomeriggio Giorgio Perinetti, direttore dell'area tecnica dell'Avellino Calcio, ha partecipato al convegno dell'AIDAP dal titolo "Disturbi del comportamento alimentare. Cosa sono e come affrontarli", che si è tenuto presso la Sala Blu dell'ex Carcere Borbonico. Un momento di confronto e riflessione, organizzato in occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla per sensibilizzare sul tema dei disturbi dell'alimentazione, al quale il dirigente sportivo ha contribuito raccontando al pubblico presente in sala la battaglia contro l'anoressia, la malattia che ha portato via Emanuela, sua figlia, il 29 novembre del 2023. Una testimonianza intensa e carica di commozione che ha permesso di riflettere sul ruolo della famiglia nel percorso di diagnosi e cura dei soggetti che soffrono di disturbi del comportamento alimentare e comprendere le difficoltà, le sofferenze, gli stati d'animo che i genitori vivono durante la lotta contro la malattia del proprio figlio/a.

Perinetti e la malattia della figlia Emanuela, morta di anoressia: "Per un genitore è difficile non sapere come aiutare il proprio figlio a salvarsi"

"Emanuela non aveva problemi sentimentali, economici o professionali. La malattia di cui soffriva era un male subdolo che si è insinuato in lei. Scoprirlo è stata una sorpresa e la prima cosa con cui un genitori fa i conti è l'ignoranza sul tema e la solitudine perché non sai come agire, cosa fare. Per un genitore la cosa più brutta è non sapere come aiutare il proprio figlio a salvarsi" ha spiegato Perinetti, visibilmente commosso.

"Emanuela nascondeva la sua malattia in modo sofisticato: inventava bugie e negava il suo stato. Diceva che stava dimagrendo per una piccola forma tumorale che stava combattendo con una radioterapia. Allora ho incominciato a investigare parlando con la psicologa, il personal trainer, la nutrizionista. Così ho scoperto un mondo di bugie che usava per nascondere una condizione che si aggravava sempre di più" ha raccontato il direttore sportivo.

"Nel momento in cui ho saputo dell'anoressia ho provato a parlarle direttamente e di esserle vicino, ho contattato tutte le persone che avrebbero potuto darmi una mano. Quando al San Raffaele le è stato detto che avrebbe dovuto ricoverarsi subito perché il suo stato era troppo precario lei ha rifiutato. Abbiamo utilizzato tutti i mezzi per costringerla a ricoverarsi finché poi Emanuela è caduta in casa e non ha chiamato nessuno. È stata 4 ore sdraiata a terra, poi ha chiesto al portiere dello stabile di chiamare il 118" ha continuato.

"Lei non voleva farsi ricoverare ma è stata obbligata. Anche in ospedale abbiamo litigato perché voleva andare via e insisteva di stare bene. Ormai era troppo tardi, abbiamo cercato di convincerla a riprendere a mangiare. Lo strazio è stato doppio perché quando volevo aiutarla non si faceva aiutare, mentre nel momento in cui ha compreso che non aveva più le forze per andare avanti voleva attaccarsi alla vita. Ma non era più possibile aiutarla".

"Il problema sta nel capire come i genitori debbano intervenire per aiutare il proprio figlio a rialzarsi. Ecco perché convegni come questo e tutte le occasioni utili a parlarne sono importanti per tenere alta l'attenzione su un male subdolo, che non si riesce a contrastare. Bisogna cercare di fare il possibile per sostenere i ragazzi che cadono in questa trappola. Parliamo di malati che rinunciano a qualsiasi tipo di aiuto e per un genitore è davvero difficile affrontare questo dramma" ha concluso.

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