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Covid, nuova ordinanza di Speranza: le regioni rischiano la zona rossa

Sei territori rischiano l'area intermedia e due quella a maggiori restrizioni in attesa del report #41 dell'Iss e dell'ordinanza del ministro della Salute che entrerà in vigore da lunedì 1 marzo

Ci sono otto regioni a rischio zona arancione e rossa in attesa del report #41 dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute e dell'ordinanza del ministro Roberto Speranza che oggi definirà i cambi di colore delle regioni e che andrà in vigore non più nel week end, come nelle ultime settimane, ma a partire da lunedì primo marzo. Intanto il governo ha promesso nella riunione di ieri alle regioni che oggi avranno la bozza del nuovo Dpcm che il governo Draghi vuole approvare entro il week end che sostituirà quello in vigore fino al 5 marzo (c'è la possibilità che lo firmi già oggi). 

L'ordinanza di Speranza oggi: le otto regioni che rischiano la zona arancione e rossa e la bozza del Dpcm in arrivo 

Ieri il bollettino della Protezione Civile sull'emergenza Coronavirus ha registrato un balzo nei contagi, sfiorando quota 20mila secondo la traiettoria che in breve ci dovrebbe portare alla Terza Ondata a causa della maggiore trasmissibilità della variante inglese di Sars-CoV-2. Una decina di giorni fa un esperto aveva spiegato a Today.it che c'erano due indizi della terza ondata in arrivo, ovvero il 15.20% di dominanza della nuova variante inglese (come confermava uno studio dell'Iss) e i cluster in alcune province. Mancava però l'incremento dei contagi ma da due giorni il bollettino della Protezione Civile certifica una crescita che non è ancora esponenziale ma che rimane comunque vigorosa. Questo porta automaticamente al rischio di un nuovo lockdown. Le terapie intensive continuano a riempirsi ormai da giorni e sono già otto le regioni oltre la soglia critica del 30%. 

Per questo oggi si guarda con grande attenzione al report #41 dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute che, in base ai dati della settimana scorsa, deciderà quali indicazioni dare alla Cabina di Regia Benessere Italia e al ministro Speranza sulle zone arancioni e rosse. Il fisico Roberto Battiston dell'Università di Trento ha detto ieri in un colloquioo con l'agenzia di stampa Ansa che in soli quattro giorni l'indice di contagio Rt è salito a livello nazionale da a 0,91 a 1,02 ed è tornato ai livelli di ottobre: "Una crescita dell'indice Rt di 0.11 in quattro giorni è anomala", ha osservato Battiston: è stata trainata dalle province di Pescara, Chieti, Salerno, Imperia, Brescia, Ancona, Campobasso, Trento, Pistoia, Siena e Perugia. Secondo il fisico "è assolutamente necessario seguire tempestivamente una logica di interventi localizzati per lo più a livello di province". Intanto il tasso di positività è al 4,5% ma il rapporto sui soli tamponi molecolari indica una percentuale del 9,7%. Dopo la Lombardia nell'incremento dei casi ci sono Campania (2.385), Emilia-Romagna (2.090), Piemonte (1.454), Toscana (1.374), Veneto (1.374), Lazio (1.256) e Puglia (1.154). Secondo l'analisi dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) in una settimana sono aumentate da sei a otto le regioni che superano la soglia critica del 30% dei posti letto in terapia intensiva. Sono Umbria (57%), Abruzzo (37%), Friuli Venezia Giulia (33%), Lombardia (33%), Marche (36%), Molise (36%) e le province autonome di Bolzano e Trento, rispettivamente con il 35% e il 39%. 

Regioni che cambiano colore 

In questo quadro, e in attesa del monitoraggio dell'Iss, sono otto le regioni che rischiano oggi il cambio di colore. Una, il Piemonte, sembra ormai destinato ad entrare sicuramente in zona arancione: i dati pre-report ricevuti dagli esperti della Regione indicano che l'indice di contagio Rt è cresciuto e si attesta anche se di poco sopra l'1, sia nel caso dell'Rt puntuale (1.02) che nel caso dell'Rt medio (1.03). La pressione ospedaliera resta stabile, con un lieve incremento nell'occupazione delle terapie intensive (dal 22% al 23%), mentre resta al 33% quella dei posti ordinari. A rischiare il cambio di colore, scrive oggi il Corriere della Sera, sono anche Lazio e Lombardia (in zona arancione) insieme a Puglia (ma l'assessore Lopalco pronostica la zona gialla), Marche e Basilicata. In zona rossa potrebbero finire la Campania e l'Emilia-Romagna. La situazione più difficile è quella della Basilicata perché nella regione aumentano i casi, l'incidenza per centomila abitanti e l'indice di contagio anche se resta sotto la soglia d'allerta la pressione ospedaliere. Ieri nella regione sono stati analizzati 1.245 tamponi molecolari: 128 sono risultati positivi e di questi 120 appartengono a residenti in regione. 

Emilia-Romagna e Campania zona rossa?

Nel Lazio l'indice di contagio Rt è sotto l'1 ma sono state create numerose zone rosse locali e il rischio che la regione finisca in zona arancione è alto. "La Liguria ha un indice Rt a 0,94 quindi confidiamo di tornare in fascia gialla", dice invece il presidente Giovanni Toti mentre in Campania il sindaco Luigi de Magistris non esclude che Napoli possa diventare zona rossa mentre la Regione confida di rimane in arancione. In base all'ordinanza del 19 febbraio le regioni italiane sono:

  • in zona gialla: Calabria, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto;  
  • in zona arancione: Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Liguria, Molise, Toscana, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Umbria;
  • in zona rossa: nessuna Regione;
  • in zona bianca: nessuna Regione

Repubblica sostiene invece che saranno tre le regioni a lasciare la zona gialla: Piemonte, Lombardia e Marche dovrebbero entrare in zona arancione in base all’Rt e al rischio calcolato valutando 21 indicatori. La cabina di regia dell’Istituto superiore di sanità e del ministero dovrebbe sancire oggi il cambiamento. 

Con questi cambi di fascia resteranno in zona gialla Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Valle d’Aosta, Puglia, Calabria, Basilicata, Lazio e Sicilia. La Sardegna è l’unica ad avere dati da zona bianca: meno di 50 casi per 100mila abitanti e rischio basso da tre settimane consecutive. 

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