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Domenica, 28 Aprile 2024
Salute

Disturbi dell'alimentazione in aumento: quando le ferite del profondo gridano attraverso il corpo

In Italia circa 3 milioni di persone soffrono di disturbi del comportamento alimentare. Dopo il Covid si registra un aumento dei casi e si evidenzia una diminuzione dell'età d'insorgenza

Oggi 15 marzo, si celebra la “Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla" dedicata ai disturbi del comportamento alimentare, promossa nel 2012 dall'Associazione "Mi Nutro di Vita" e nata dall’iniziativa di Stefano Tavilla che nel 2011 ha perso la figlia 17enne, Giulia, a causa della bulimia mentre era in lista d'attesa per il ricovero in una struttura.

Convegno sui disturbi del comportamento alimentare al Carcere Borbonico di Avellino

Anoressia, bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating) e molte altre forme di malattia riguardanti il comportamento alimentare sono la seconda causa di morte tra i giovani e rappresentano una vera e propria emergenza sociale e sanitaria per la loro inarrestabile diffusione, per l’esordio sempre più precoce tra le fasce più giovani della popolazione (anche nei bambini di 8-9 anni) e per l’eziologia multifattoriale complessa. Ad essere colpita da questi disturbi è principalmente la popolazione femminile, con un rapporto tra femmine e maschi di circa 9 a 1, ma negli ultimi anni si registra un maggiore numero di casi tra i maschi, soprattutto in età adolescenziale e pre-adolescenziale.

DAN in aumento dopo il Covid, ne soffrono 3 milioni di italiani: scende l'età di esordio  

Secondo i dati diffusi da Food for mind, la più importante rete diffusa e completa per la cura dei disturbi alimentari d’Italia, i disturbi dell’alimentazione e della nutrizione affliggono nel mondo 55 milioni di persone. In Italia sono tre milioni e mezzo, che corrispondono al 5% della popolazione. Dal 2019 c’è stato un aumento dell’incidenza dei casi del 147%, complice la pandemia di Covid-19. La fascia di insorgenza si sta allargando sempre più: da un lato scende in modo preoccupante fino a comprendere l’età pediatrica, tanto che si è portati a parlare di “baby anoressia”, dall’altro si innalza in modo notevole. In ogni caso, è ancora la fascia preadolescenziale e adolescenziale a rappresentare l’età di insorgenza più frequente. Anche quando la richiesta di aiuto arriva in età più adulta, nel percorso di cura emerge chiaramente come i prodromi siano presenti già nell’adolescenza, non accolti o non ascoltati. Inoltre, la diffusione nella popolazione maschile è in aumento: due pazienti su dieci hanno meno di 14 anni, due pazienti su dieci tra i 12 ed i 17 anni sono di sesso maschile. 

Non è semplice individuare le cause precise dei disturbi dell'alimentazione e della nutrizione perché esiste alla base una concomitanza di fattori sociali, psicologici e biologi che interagiscono tra loro e possono favorirne la comparsa e il perpetuarsi. Questo spiega perché il trattamento debba avvenire a più livelli, con un’equipe multidisciplinare di professionisti. Spesso un evento “traumatico” rappresenta il catalizzatore iniziale del problema: lutti e perdite affettive, maltrattamento e abuso sessuale intra-familiare in età precoce, ma anche rapporti conflittuali con i genitori o tra di loro. Anche il contesto culturale e sociale gioca un ruolo importante: ampia pressione legata all’alimentazione e al corpo, enfasi e idealizzazione della magrezza e della perfezione, propaganda di messaggi insidiosi dell’industria della dieta e del benessere, modelli alimentari tendenti a distinguere il cibo in due categorie, buono o cattivo.

Alcune persone provano ad affidarsi all’auto-aiuto per cercare di migliorare il proprio rapporto con il cibo e con il proprio corpo, ma intraprendere un percorso di terapia psicologica è cruciale per acquisire maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni e affrontare un DAN. Inoltre, trattandosi di disturbi multifattoriali, un trattamento efficace deve prevedere l'intervento di più professionisti della salute contemporaneamente, che possano sostenere il paziente aiutandolo a ristabilire abitudini alimentari più sane e a gestire eventuali problemi fisici causati dal disturbo. Se non diagnosticati e trattati precocemente, questi disturbi aumentano il rischio di complicanze organiche rilevanti a carico di tutti gli organi e apparati dell’organismo con rischio di cronicizzazione e anche, nei casi più severi, di mortalità, in particolare per quanto riguarda l’anoressia.

Secondo quanto emerge dai dati condivisi dal Ministero della Salute, dal 2019 al 2021 gli accessi alle cure per disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono aumentati quasi del 40%. Oltre all’impatto sulla salute fisica degli individui, i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DAN) coinvolgono anche l’intera sfera psicologica della persona, spesso rimanendo latenti a livello sociale, con conseguente impatto sulla qualità della vita e sulla salute mentale delle persone che ne soffrono. 

Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), in Italia sono attivi 126 centri specializzati nella gestione dei disturbi alimentari, di cui 112 a gestione pubblica e 14 privati accreditati. Tuttavia, la loro distribuzione sul territorio non è uniforme. In Campania ne sono presenti 12. La metà delle regioni italiane attualmente non dispone di una rete completa di assistenza per i disturbi alimentari. Idealmente, questa rete dovrebbe comprendere quattro livelli distinti. Il primo punto di contatto dovrebbero essere gli ambulatori specializzati nei disturbi alimentari (occupandosi del 60% della domanda di assistenza). Successivamente, nasce l’esigenza per servizi semiresidenziali, come centri diurni, che permetterebbero alle persone di consumare i pasti in un ambiente controllato. Il terzo livello prevede servizi residenziali extraospedalieri operanti 24 ore al giorno, mirati a fornire un supporto continuo per un periodo che varia dai 3 ai 5 mesi. Infine, il quarto livello riguarda i servizi ospedalieri, i quali includono il ricovero salvavita per coloro che rifiutano le cure, oltre alla possibilità di applicare la nutrizione artificiale.

Convegno "Disturbi del comportamento alimentare. Cosa sono e come affrontarli"

Proprio con l'obiettivo di sensibilizzare le persone e abbattere lo stigma nei confronti dei disturbi alimentari e della salute mentale, questo pomeriggio, presso la Sala Blu dell'ex Carcere Borbonico si è svolto il convegno "Disturbi del comportamento alimentare. Cosa sono e come affrontarli", organizzato dalla AIDAP (Associazione Italiana Disturbi dell'Alimentazione e del Peso).

Ogni anno, in Campania i nuovi casi ufficialmente censiti di anoressia e bulimia riguardano circa 600 persone. A tal proposito, l'onorevole Vincenzo Alaia, presidente della V Commissione Sanità della Regione Campania - presente al convegno promosso dall'AIDAP - ha dichiarato: "Un numero impressionante che riguarda patologie su cui non è semplice intervenire perché il percorso di cura è molto lungo e necessita di tanti professionisti. Qualche giorno fa abbiamo presentato una proposta di legge per incrementare le risorse e disciplinare la cura di questo tipo di malattia. L'abbiamo incardinata e tra qualche giorno faremo le audizioni con gli esperti per dare una legge decente, che dia dei risultati importanti per coloro che sono affetti da questa patologia. Le risorse in più serviranno ad aprire nuovi centri, coinvolgendo ovviamente tante discipline e soggetti, ad esempio la scuola mettendo in campo la formazione continua per quanto riguarda chi opera in questo settore".

Per quanto riguarda i centri presenti in Campania specializzati nella gestione dei disturbi alimentari: "Ce ne sono due nelle università e poi ci sono dei centri in tutte le aziende. Però sono strutture che si alimentano attraverso delle risorse non strutturali; invece io credo che per questa patologia si debba intervenire con determinazione e costantemente perché non si cura in un anno" ha concluso. 

Presente al tavolo odierno anche la dottoressa Maria Concetta Conte, direttore sanitario dell'Asl di Avellino: "Parlare di disturbi del comportamento alimentare significa parlare di fragilità, che spesso è frutto di quello che la società presenta ai ragazzi. Quando ho iniziato la mia carriera il target era diverso. Oggi l'età è diminuita e il Covid ha peggiorato la situazione a causa della chiusura dei ragazzi in casa. Parliamo di persone violentemente coinvolte nel proprio io, che hanno necessità di essere accolte. Alla politica spetta il compito di capire e aumentare la prevenzione, attivando tutti gli attori istituzionali interessati: la scuola, dove formiamo già gli insegnanti, i piani di zona e il terzo settore. Ci deve essere un'azione condivisa e pensare soprattutto che questi ragazzi devono essere accompagnati e portati per mano, accolti. L'interazione deve essere multidisciplinare per una presa in carico totale. Non ci sono finanziamenti a iosa, quindi gli interventi devono essere ben ragionati. Ben vengano queste tavole che fanno sentire le varie voci".

Il dott. Domenico Dragone, Direttore del Dipartimento salute mentale dell'ASL di Avellino, ha sottolineato che "negli ultimi tre anni le persone affette da DAN sono triplicate e i casi sono molti di più rispetto a quelli registrati e segnalati" e si è soffermato sul ruolo degli specialisti nel trattamento dei disturbi: "Il compito che dobbiamo assumerci è quello di informare affinché ci sia una maggiore sensibilizzazione. Dobbiamo lavorare in profondità con i medici di famiglia e gli insegnanti. Un altro fattore importante è l'identificazione precoce. Purtroppo, in neuropsichiatria infantile stiamo affrontando situazioni complicate tra genitori che vogliono aiutare i figli e questi ultimi che rifiutano il loro sostegno. Vediamo genitori angosciati. Dobbiamo aiutarli in questo percorso perché si sentano sostenuti in quanto sono problematiche che non si risolvono nel giro di qualche mese ma si parla di circa cinque anni". Sul ruolo della famiglia si è soffermata anche la psicoterapeuta Annachiara Forte: "Non è responsabile del disturbo alimentare del proprio figlio ma può essere un alleato importante nella fase lunga delle cure per la guarigione. La lotta al disturbo alimentare è possibile ma non è uno sprint, bensì una maratona ovvero richiede energie costanti, per questo noi diciamo alla famiglia di ricaricarsi".

Fermo restando la necessità di affrontare con azioni strutturali queste tematiche e l'importanza di iniziative di sensibilizzazione e conoscenza sull'argomento, la speranza è quella di riuscire a fornire alle persone colpite dai DAN un sistema di prevenzione, supporto e cura sistematico, che possa garantire una presa in carico completa e punti di accesso raggiungibili per ogni cittadino del nostro Paese. Ad Avellino, per tutto il mese di marzo sarà attivo uno sportello informativo gratuito presso la sede dell'AIDAP di Via Serroni, 11.

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