Zia Lidia presenta "La chimera" di Alice Rohrwacher
La chimera di Alice Rohrwacher è il film in programma lunedì, 19 febbraio, al Movieplex di Mercogliano nell’ambito della rassegna dello Zia Lidia. Ad accompagnare la visione del film, in programma alle 18.00 e alle 21.00, la sceneggiatrice Carmela Covino.
Introduce: Leonardo Festa docente di Storia e Filosofia.
SINOSSI
Arthur è un giovane archeologo inglese che negli anni 80 cerca ed individua le antiche tombe etrusche tra bassa Toscana ed alto Lazio, grazie anche ad una dote sovrannaturale, quella di ‘sentire’ la presenza di vuoti nel sottosuolo. Cooptato da una banda di tombaroli, conosce un’anziana signora, Flora (madre di una sua fidanzata ormai morta, Beniamina) e la giovane portoghese Italia, che gli rimprovera l’illecita attività. Su tutti comanda il misterioso ricettatore Spartaco. Dopo “Lazzaro felice” Alice Rohrwacher ha diretto alcuni cortometraggi (tra cui il medio “Le pupille”) e un doc a sei mani con pietro Marcello e Francesco Munzi (“Futura” nel 2021). E proprio con il regista cesertano è autrice del soggetto, sviluppato in sceneggiatura insieme a Marco Pettenello e a Carmela Covino, per questo suo ultimo lungo di finzione presentato in concorso a Cannes nel 2023 (e premiato per la scenografia agli European Film Awards). Ancora un recupero letterale e simbolico del nostro passato, ancora una disamina delle dinamiche di potere tra le classi (ieri i braccianti truffati, oggi i poveracci in cerca di fortuna, contro padroni in decadenza), illustrati da una fotografia fortemente evocativa di un cinema che non c’è più, che si riallaccia alle favole allegoriche che da Pasolini passano per Sergio Citti, Ermanno Olmi e l’ultimo Fellini, per seguire una via ormai non più battuta dal nostro modo di narrare per immagini. “Un bella impresa riuscire a fare un film fuori dal tempo, pur essendo ambientato negli anni ottanta. In oscillazione continua tra il violabile e l’inviolabile, il sacro e il profano. In quest’opera per intero sul crinale, anche gli anni ottanta sono ancora impregnati del sapore dei settanta.” (Francesco Boille, Internazionale).