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Lunedì, 29 Aprile 2024
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La Zeza di Bellizzi: 28 anni dopo, torna a sfilare a Venezia

Dopo una lunga attesa di 28 anni, la Zeza di Bellizzi farà il suo trionfante ritorno sul palcoscenico veneziano il 12 febbraio, nella maestosa cornice di piazza San Marco

Dopo una lunga attesa di 28 anni, la Zeza di Bellizzi farà il suo trionfante ritorno sul palcoscenico veneziano il 12 febbraio, nella maestosa cornice di piazza San Marco. Questo evento rappresenta un prestigioso riconoscimento per il gruppo, guidato con maestria da Ennio Spartano, un simbolo del Carnevale irpino. La Zeza è stata inclusa nel patrimonio dei beni immateriali della Regione Campania grazie alla sua tradizione straordinaria, riconosciuta anche da uno dei più grandi esperti delle tradizioni italiane, Roberto De Simone.

Ciò che rende la Zeza di Bellizzi unica è la sua natura di "festa di piazza". Gli attori zezaiuoli, con la loro grazia e movenze, coinvolgono il pubblico in un vortice di risate e danze, creando un'atmosfera unica e coinvolgente. Questo evento straordinario è possibile grazie al sostegno generoso del Comune di Avellino, il quale riconosce il valore e l'importanza di preservare le tradizioni locali.

Il leader Ennio Spartano ha commentato questo riconoscimento dicendo: "Partecipare a eventi come quello di Venezia ci riempie di soddisfazione e nobilita la nostra terra. Faremo del nostro meglio con l'umiltà che ci contraddistingue." Questo è solo l'inizio delle celebrazioni, poiché la Zeza di Bellizzi parteciperà anche a una prestigiosa rassegna culturale dedicata alle tradizioni a Capaccio dal 1 al 3 dicembre.

La Zeza di Bellizzi è un'espressione di un'antichissima tradizione popolare. Originaria di Napoli, questa forma di spettacolo ha radici che risalgono al 1600 ed è particolare nel fatto che gli attori, compresi quelli che interpretano ruoli femminili, sono esclusivamente uomini. Questa peculiarità ha origini storiche, poiché all'epoca era impensabile che le donne potessero recitare per strada o sui palcoscenici.

La commedia di Zeza e Pulcinella, anche se subendo diverse censure per il linguaggio utilizzato, è stata rappresentata in tutto il territorio napoletano. Nel corso dei secoli, questa tradizione si è radicata anche nella regione irpina e, in particolare, nella frazione avellinese di Bellizzi Irpino.

L'antico nome di Bellizzi Irpino, il "Casato delle Bellezze," derivava dalla bellezza dei luoghi e dalla loro posizione geografica, che attraeva i sovrani napoletani durante la stagione di caccia. Questa zona era abitata principalmente da contadini, e l'economia era incentrata sull'agricoltura, la pastorizia, la silvicoltura e la caccia. Durante le loro visite, i sovrani portavano con sé un corteo di soldati, falconieri, servitori e saltimbanchi.

Questi ultimi, per intrattenere le serate, mettevano in scena la Zeza di Bellizzi, una farsa tragi-comica che veniva rappresentata nelle campagne, nascosta nel buio. Gli spettatori erano principalmente i contadini locali, che appresero la mimica e le parole, filtrando via le oscenità e preservando la tradizione nel corso dei secoli.

La Zeza di Bellizzi è rimasta fedele alle sue radici, conservando lo stesso canovaccio, gli stessi costumi e l'atmosfera del passato. Tuttavia, il testo è stato redatto solo qualche decennio fa da maestro Roberto De Simone, il quale lo ha inserito nella celebre opera "La Gatta Cenerentola," vincendo il festival dei Due Mondi di Spoleto.

La Zeza di Bellizzi può vantare un palmares di tutto rispetto, essendo stata protagonista in luoghi prestigiosi come la Piedigrotta di Napoli, il teatro Mercadante di Napoli e il Carnevale di Venezia. In particolare, la sua esibizione a Venezia ha affascinato il pubblico in piazza San Marco, dimostrando il talento straordinario degli zezaiuoli, diretti magistralmente dall'allora capo Zeza, Leopoldo Iannaccone.

Tra le numerose esibizioni degne di nota vi sono anche quelle al Carnevale di Pisa e allo Gnocco di Verona. La Zeza di Bellizzi continua a incantare il pubblico e a ricevere il plauso della critica, confermandosi come una delle gemme più preziose del patrimonio culturale italiano.

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