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Lunedì, 29 Aprile 2024
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L’Irpinia in festa per Sant’Antonio, si apre la stagione dei falò

Tanti i comuni che, per buon auspicio, rinnovano l'antico rito popolare nel segno dell'allegria e della convivialità

Come ogni anno, il 17 gennaio, si celebra Sant'Antonio. Una festa che, fin dall’antichità, ripete una serie di rituali che fondono sacro e profano. In questo giorno, si festeggia la vita che rinasce, si benedicono gli animali e ci si purifica dal dolore.

La Festa, il cui simbolo è il grande Falò di Sant'Antonio rappresenta il giorno in cui ritorna la luce: una volta si identificava con il ritorno della fertilità nei campi. Per questo motivo la tradizione vuole che si accenda un grande focarone per bruciare il “passato” e ricominciare al meglio.

In Irpinia come in gran parte d'Italia, Sant'Antonio apre la stagione dei falò. Tanti i comuni che rinnovano l'antico rito popolare per rinsaldare usi e costumi, ma in particolare per riunire la comunità nel segno dell'allegria e della convivialità.

Tra le feste più conosciute quella di Nusco che quest'anno si terrà dal 20 al 22 gennaio. Mentre stasera sono in festa i comuni di Chiusano, Solofra, Calabritto, per citarne alcuni.

A Montoro iniziano, oggi, Le Notti delle Campanelle e Aiello del Sabato si appresta ad accogliere la grande solennità dei suoi Patroni, San Sebastiano e San Fabiano, prevista per il 20 gennaio, giorno della loro ricorrenza. Mentre ad Avella si rinnova il culto di San Sebastiano con la festa del Majo. Tra le feste più famose, anche quella di Quindici che rinnova il sacro rito de “A focara”. Il 17 gennaio 2023,  i fedeli si preparano al grande spettacolo che segue la benedizione degli animali e il sacro corteo fino alla Chiesa dove sarà celebrata la Santa Messa.

A San Michele di Serino, il 21 gennaio, si apre ufficialmente il Carnevale con l'iniziativa "Sant'Antuono Maschere e Suono". Un appuntamento molto sentito dalla comunità che rinnova il rito del fuoco secondo il quale si ‘brucia’ l´inverno e si invoca la nascita di una nuova primavera. I fuochi, infatti, vogliono significare purificazione e incoraggiamento alla luce del giorno ad avanzare dopo il solstizio d’inverno.

La leggenda 

I falò associati ai festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate celebrano la sfida vinta dal Santo contro il demonio al fine di salvare alcune anime dagli inferi. Secondo quanto racconta la leggenda popolare egli si recò all’inferno per contendere al diavolo l’anima di alcuni defunti e, nello scompiglio del luogo, il Santo accese il suo bastone come fosse una fiaccola per portarlo in dono agli uomini, accendendo una catasta di legna.

Da qui la tradizione millenaria dei falò di Sant’Antonio, molto sentita soprattutto nel mondo contadino, e la credenza che il Santo portasse con sé poteri taumaturgici per contrastare una malattia molto diffusa un tempo, chiamata non a caso “fuoco di Sant’Antonio”.

I falò di Sant’Antonio si celebrano sin dal XVII secolo quando si usava distribuire nel Regno di Napoli il cosiddetto “Pane di Sant’Antonio”, ottenuto con la parte più pura del grasso di un porcellino, alimento ritenuto protettivo contro l’infezione del “fuoco di Sant’Antonio”.

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