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Cronaca

Truffa alle assicurazioni, gli indagati scelgono di non rispondere

Nella giornata di oggi aveva luogo l’interrogatorio in carcere dei quattro indagati nell’inchiesta che ha portato a scoprire una vera e propria "associazione per delinquere" finalizzata alla "truffa in danno di istituto di assicurazione"

Nella giornata di oggi aveva luogo l’interrogatorio dei quattro indagati sottoposti alla misura cautelare della detenzione in carcere nell’inchiesta che ha portato a scoprire una vera e propria "associazione per delinquere" finalizzata alla "truffa in danno di istituto di assicurazione", nonché di "falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici" attiva nel capoluogo irpino. Nello specifico i suddetti indagati De Vito Kevin, Porcile Danilo, Tedesco Patrizio e Tedesco Mario Emanuele – difesi dall’avvocato Gerardo Santamaria – hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Porcile Danilo, ancora - sempre avvalendosi della facoltà di non rispondere - ha rilasciato dichiarazioni spontanee. La prossima settimana, presso il Tribunale del Riesame, il legale dei suddetti presenterà istanza. Oltre all'avvocato Santamaria, oggi, sono intervenuti anche gli avvocati Gaetano Aufiero e Carmine Danna.

I carabinieri hanno scoperto un giro di falsi sinistri stradali, con il concorso di diversi complici

L'attività di indagine ha consentito di svelare l'esistenza di tre distinti gruppi criminali, operanti prevalentemente nel Capoluogo avellinese, dediti all'organizzazione di una notevole quantità di falsi sinistri stradali, con il concorso di diversi complici, di varia estrazione sociale e professionale.
L'organizzazione risulta aver precostituito 74 falsi sinistri stradali, per un potenziale danno economico alle compagnie assicurative coinvolte pari a circa 600.000 euro (di cui oltre 270.000 circa già liquidati a favore delle false vittime degli incidenti).

Le indagini hanno, altresì, consentito di ricostruire l'articolata compagine organizzativa, fatta, appunto, di distinti gruppi criminali, operanti in ambiti diversi, acquisendo indizi di reità nei confronti di 267 persone, ciascuna delle quali con compiti ben precisi. Il protocollo operativo dei gruppi era, tuttavia, simile: i falsi sinistri erano inscenati in aree prive di sistemi di videosorveglianza e le lesioni, procurate al fine di supportare le richieste risarcitorie, andavano dalle ipotesi più lievi delle ecchimosi o delle abrasioni fino a quelle più gravi della rottura dei denti o delle lesioni agli arti. A tal fine, gli indiziati assoldavano soprattutto persone in precarie condizioni economiche, in alcuni casi anche minorenni o soggetti affetti da gravi patologie. Questi ultimi acconsentivano a subire lesioni
di particolare gravità, con la promessa che il risarcimento assicurativo sarebbe stato tanto più consistente quanto più gravi fossero state le lesioni.

I sodalizi si avvalevano, per la compiuta istruzione delle pratiche risarcitorie, di 17 medici (indagati per aver rilasciato attestazioni false circa le lesioni subite dalle vittime), di 3 avvocati (due dei quali destinatari della misura restrittiva degli arresti domiciliari) e di 2 titolari di studi di infortunistica stradale (destinatari del
provvedimento di inibizione all'esercizio dell'attività professionale).

Nel medesimo contesto operativo, sono state effettuate perquisizioni, con la presenza del Pubblico Ministero, presso i domicili e gli studi legali riconducibili a due avvocati indagati e si è data esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo di beni mobili ed immobili (per la somma concorrente di euro 273.000) nei confronti di 10 degli indagati, ritenuti i promotori e gli organizzatori dei sodalizi.
L'indagine in questione si inserisce in un più articolato programma investigativo, elaborato da questo Ufficio in collaborazione con le Forze di Polizia, volto a contrastare il dilagante fenomeno delle frodi assicurative, con le connesse ripercussioni sugli assicurati onesti.

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