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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Tonno truccato per “esaltare aspetto e colore”: "Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore"

Le intercettazioni fanno rabbrividire: "Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male, non mangiare pesce crudo". Ecco le aziende coinvolte

"Truccavano" il tonno, aggiungendo additivi "non consentiti" per esaltarne aspetto e colore, ma di fatto lo rendevano nocivo per la salute, provocando oltre trenta intossicazioni alimentari. A fermare la presunta associazione a delinquere sono stati i Nas di Bari, coordinati dalla procura di Trani, al termine di un'inchiesta che conta 18 indagati tra titolari e dipendenti di due aziende ittiche di Bisceglie, di un laboratorio di Avellino e di una società di consulenza. Si tratta della Ittica Zu Pietro Srl e della Izp processing, del laboratorio Innovatio Srl e della società di consulenza Studio summit Srl. I militari del NAS di Bari congiuntamente ad altri NAS del Gruppo CC per la Tutela della Salute di Napoli e con il supporto dei competenti Comandi Provinciali Carabinieri, hanno eseguito 18 misure cautelari, e segnatamente 11 ordinanze di custodia cautelare, di cui 5 in carcere e 6 agli arresti domiciliari, nonché 5 ordinanze di applicazione della misura del divieto di dimora e 2 dell'obbligo di dimora, emesse dal GIP del Tribunale di Trani (BAT), a carico di imprenditori e dipendenti di aziende ittiche di Bisceglie (BAT), di una società di consulenza sulla sicurezza alimentare e di un laboratorio privato di Avellino, deputato alle analisi sul prodotto ittico lavorato nel citato stabilimento, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata, tra l'altro, all'adulterazione di sostanze alimentari, frode nell'esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani ed avviate, nel giugno del 2021, a seguito di un'intossicazione alimentare patita da decine di persone, in varie province del territorio nazionale (alcune delle quali ricoverate in ospedale, tra cui un'intera famiglia di Pezze di Greco di Fasano, in provincia di Brindisi), dopo il consumo di tonno a pinna gialla (Thunnus Albacares), hanno consentito di documentare che il prodotto, prima della sua immissione in commercio, veniva decongelato e adulterato con sostanze non consentite, nello specifico nitriti e nitrati, al fine di esaltarne l'aspetto ed il colore, ma rendendolo, di fatto, nocivo per la salute dei consumatori. Le investigazioni, che si sono avvalse anche dell'ausilio di attività tecniche di intercettazioni telefoniche, hanno permesso di accertare che gli indagati avrebbero, inoltre, posto in commercio ingenti quantitativi di salmone congelato, che veniva venduto come fresco, di preparazionia base di pesce, lavorate presso un'altra loro azienda, utilizzando prodotti ittici scaduti, mentre, in un caso, anche una partita di tonno in stato di alterazione e pericolosa per la salute, perché contaminata con alti livelli di istamina, un composto azotato ampiamente diffuso nell'organismo ma che, se ingerito in grossi quantitativi, può provocare gravi reazioni, simili a quelli di un'allergia alimentare.

Gli indagati avrebbero sistematicamente occultato i risultati sfavorevoli delle analisi condotte sui prodotti ittici e falsificato i certificati redatti da altri laboratori accreditati, in modo da non far risultare la presenza di nitriti e nitrati ed abbassando i valori di ascorbati, traendo così, anche, in errore il Servizio Veterinario della ASL BT, inducendo lo a revocare un'azione esecutiva di verifica, imposta alla citata azienda, nel dicembre 2021, a seguito di procedura di allerta comunitaria attivata dalla Slovenia, per la presenza di elevati valori di tali sostanze in alcuni campioni di tonno. I Carabinieri hanno inoltre proceduto ad eseguire un decreto di sequestro della somma di Euro 5.200.000 circa, provento delle illecite attività fraudolente, nonché delle due aziende ittiche citate e dei relativi beni aziendali, per le quali è stato nominato un amministratore giudiziario. 

Le intercettazioni fanno rabbrividire 

"Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male. Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo". Secondo il procuratore, questa conversazione dimostra che tra i dipendenti del laboratorio di analisi "vi è la volontà di scremare i dati o di ometterli", al fine di "massimizzare il volume di affari viste le centinaia di chili di prodotto adulterato commercializzato in tutta Italia". Le indagini hanno permesso di verificare il modus operandi degli indagati grazie a nove decreti di perquisizione eseguiti nel maggio dell'anno scorso, in collaborazione con i Nas di Napoli, Salerno, Campobasso, Taranto e Foggia. Attraverso le intercettazioni telefoniche, gli inquirenti ritengono di aver anche accertato che gli indagati avrebbero messo in commercio ingenti quantitativi di salmone congelato che veniva venduto come fresco, di preparazioni a base di pesce lavorate in un'altra loro azienda, utilizzando prodotti ittici scaduti, e, in un caso, anche una partita di tonno in stato di alterazione e pericolosa per la salute, contaminata con alti livelli di istamina, un composto azotato ampiamente diffuso nell'organismo ma che, se ingerito in grossi quantitativi, può provocare gravi reazioni simili a quelli di un'allergia alimentare.

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