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Cronaca

Il giudice Scognamiglio: "Intercettazioni distorte, la realtà che ricordo è ben diversa"

L'inchiesta va avanti ma in merito alle intercettazioni circolate sui media, il giudice indagato le sconfessa: "sono grata agli organi di stampa se volessero dare il dovuto rilievo a queste mie precisazioni così ottemperando al doveroso compito loro devoluto di una completa e corretta informazione"

"Posso escludere in maniera assoluta che io abbia potuto comunicare a terzi, e quindi anche a mio marito, che era stata già presa una decisione definitiva favorevole a De Luca": lo dice il giudice Anna Scognamiglio in una dichiarazione diffusa tramite il suo legale, Giovanbattista Vignola.

Il giudice Scognamiglio afferma nella nota di non conoscere "il testo delle intercettazioni eseguite ma - aggiunge - ho appreso, con soddisfazione, che la Procura di Roma ha escluso che esista agli atti quella, riportata con evidenza dalla stampa, relativa alla espressione: "Abbiamo finito, è fatta!». Anna Scognamiglio, napoletana, in magistratura da quasi 25 anni, è considerata dagli addetti ai lavori un giudice serio e scrupoloso, oltre che particolarmente esperto. Ora però si trova al centro della bufera scatenata dall’inchiesta aperta dalla Procura di Roma che coinvolge anche il marito del magistrato, l’avvocato Guglielmo Manna, e ha determinato le improvvise dimissioni dell’ex capo della segreteria del governatore Vincenzo De Luca (indagato), Nello Mastursi

"Non ricordo assolutamente se, alla fine dell’udienza del 17 luglio ebbi a telefonare a mio marito - afferma Scognamiglio -. Non mi sento di escluderlo in maniera categorica ma è possibile poiché si era fatto molto tardi ed i ragazzi erano rimasti soli a casa. Ciò che posso però escludere, in maniera assoluta, è che io abbia potuto comunicare a terzi, e quindi anche a mio marito, che era stata già presa una decisione definitiva favorevole a De Luca, né, tanto meno, che io abbia potuto pronunciare l’espressione “è fatta!”, espressione che non appartiene al mio solito modo di esprimermi".

"Ho potuto, eventualmente, soltanto dire, con sollievo, che l’udienza era finalmente terminata", sottolinea Scognamiglio, precisando che "al termine dell’udienza del 17 luglio mi trattenni ancora un po’ di tempo con i miei colleghi ma certamente, in tale occasione, non scrivemmo né il dispositivo né la motivazione dell’ordinanza anche perché vi erano ancora da esaminare le questioni illustrate, nel corso dell’udienza, da numerosi avvocati. Il deposito del provvedimento - rende noto il giudice - avvenne il 22 luglio e, fino a tale data, era ben possibile rivalutare in tutto o in parte le questioni da decidere". Scognamiglio, infine, afferma di trovare "addirittura inquietante che sia stata resa pubblica una intercettazione che non è dato sapere se effettivamente esiste e se è stata fedelmente riportata".

Scognamiglio respinge "con forza la veridicità" dell’intercettazione nella quale Manna dice di trovarsi a Ponza e di essere stato chiamato in Regione Campania. "Non posseggo una barca e non sono mai stata a Ponza - precisa il giudice - il giorno 1 agosto io e mio marito ci eravamo recati in Puglia per portare i ragazzi al mare nella nostra multiproprietà a Lido Marini per il periodo di nostra spettanza (prima settimana di agosto), così come posso ampiamente e documentalmente dimostrare. Mio marito - aggiunge - rientrò a Napoli, da solo, il giorno successivo, 2 agosto, data della intercettazione. La persona con la quale parla - afferma Scognamiglio - non posso essere io poiché egli dice “sto partendo da solo”. L’interlocutrice - precisa il giudice Scognamiglio - deve, con ogni probabilità, identificarsi con la sorella di mio marito che si chiama Anna come me e che, se ben ricordo, proprio in quel periodo si trovava in barca a Ponza. Tutto il discorso relativo ai possibili incarichi che potevano essere conferiti a mio marito - conclude Scognamiglio - non intercorse, quindi, con me, ma con persona diversa".

Il giudice Scognamiglio spiega di essere preoccupata e amareggiata "non solo e non tanto per effetto di una illecita fuga di notizie, ma anche, e soprattutto, in conseguenza delle significative distorsioni della realtà che, per di più, non sembrano essere casuali ma finalizzate, invece, consapevolmente, a radicalizzare fin da ora, nell’opinione pubblica, l’idea della mia colpevolezza (con tutte le implicazioni politiche che ne possono derivare)». Il giudice spiega che «pur avendo una istintiva riluttanza a rendere pubbliche mie dichiarazioni prima ancora di essere interrogata dai magistrati", si vede «costretta», suo malgrado, "ad operare, fin da ora, alcune precisazioni" e dice di essere "grata agli organi di stampa se volessero dare il dovuto rilievo a queste mie precisazioni così ottemperando al doveroso compito loro devoluto di una completa e corretta informazione".

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