rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Gioia, in aula è guerra di perizie: "Hanno agito per il mantenimento della relazione"

Nella giornata di oggi sono stati ascoltati i consulenti di parte che, negli intenti della difesa, dovranno scardinare le conclusioni del dottore Giuseppe Sciaudone depositate il 14 febbraio scorso

Questa mattina, presso il Tribunale di Avellino, dinanzi al Giudice Dott. Gian Piero Scarlato, è ripreso il processo che vede imputati Elena Gioia - assistita dai legali Livia Rossi e Francesca Sartori del foro di Roma - e Giovanni Limata - difeso dall'avv. Rolando Iorio - per l'omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate il 23 aprile 2021. Giovanni Limata è presente in aula, Elena Gioia ha scelto di non assistere all'udienza. Il 16 marzo scorso, l'avvocato Rolando Iorio, legale di fiducia di Giovanni Limata, ha nominato un nuovo consulente tecnico di parte per il suo assistito. L'incarico è stato affidato alla dott.ssa Rosa Bruno, la cui relazione è stata esposta oggi, insieme a quella di Pietrantonio Ricci nominato dall’avvocato Livia Rossi difensori di Elena Gioia, Paolino Cantalupo, nominato dall’avvocato Brigida Cesta, difensore dei fratelli della vittima, costituitisi parte civile e Stefano Ferraguti, medico e professore di psicopatia forense nominato dall’avvocato Francesca Sartori, difensore della moglie Liana Ferraioli e dell’altra figlia Emilia Gioia.

Nella giornata del 14 febbraio scorso, invece, ha avuto luogo il deposito della perizia del dottor Sciaudone sui due giovani imputati - Elena Gioia e Giovanni Limata – al fine di valutare la loro capacità d'intendere e volere al momento del delitto. Il dottore nominato dal tribunale di Avellino non ha avuto dubbi e - nel corso dell'udienza del 22 febbraio scorso - ha presentato la sua relazione: i due imputati sono capaci d'intendere e volere.  

La prima escussione di oggi, invece, è stata quella di Raffaella Perrella Professore Associato presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Luigi Vanvitelli, la consulente voluta dal Pubblico Ministero. La dottoressa Perrella ha affermato che, per quanto riguarda Giovanni Limata – dopo aver visionato le numerose valutazioni degli esperti sullo stato psichiatrico dell’imputato - ha affermato che lo stesso ha manifestato un forte senso di angoscia e di vuoto cronico. Lui, sicuramente, ha vissuto esperienze di vita che l’hanno segnato. La dott.ssa si è focalizzata anche sui trascorsi del giovane, precisando che – anche a suo avviso – Giovanni Limata è in grado di intendere e volere. Sottolineando la sua dinamica relazionale, una mancata stabilità affettiva, che trova il suo massimo livello di tensione nel momento in cui percepisce la possibilità che il partner possa allontanarsi da lui, in conclusione, un disturbo di tipo borderline, escludendo la presenza di un deficit cognitivo e con capacità d’intendere di volere. Per quanto riguarda Elena, invece, la consulente si sofferma soprattutto su un episodio avvenuto quando la giovane aveva 12 anni e in cui, Elena, ha vissuto molto male un momentaneo allontanamento della madre, dovuto a motivi di lavoro. Questo ha scatenato, in lei, una serie di reazioni che, a suo avviso, possono essersi configurate come trauma. Queste cicatrici si sono insinuate nella personalità della ragazza, lasciando un segno forte. Per lei, un disturbo dell’adattamento e fibromialgia che, anche in questo caso, non hanno influito sulla capacità d’intendere e volere di Elena. Una relazione che ha portato vantaggio a entrambi e in cui si alternavano nel ruolo di leader e di succube. Sono due persone che si sono perfettamente trovate in una dinamica perversa e il movente del delitto, secondo la dott.ssa Perrella, è certamente di tipo relazionale; in pratica, hanno agito per il mantenimento della relazione. La capacità d’intendere è volere – nella valutazione del consulente citato dal Pubblico Ministero - era presente al momento dell’omicidio e, ancora, è presente oggi.  

Una bolla delirante in cui la famiglia di Elena era il vincolo con la realtà 

Dopo è stato il turno del dottor Pietrantonio Ricci - il consulente voluto dai familiari di Elena - che ha cercato di inserire alcuni elementi di dubbio nella granitica relazione del dottor Sciaudone. Il dottor Ricci ha preso in considerazione l’aspetto relativo alla massiccia comunicazione telematica tra Elena e Giovanni, una relazione definita “tossica”, una volontà di possesso che è stata la principale causa della violenza. Una caratteristica che, troppo spesso, è sfociata in una sorta di “sacrificio rituale”. Un rapporto di questo genere, senza pause, finisce immancabilmente fuori controllo. Un rapporto in cui emergono pensieri palesemente deliranti. Per quanto riguarda Elena, il dottor Ricci, ha riscontrato una dissociazione tra realtà virtuale e realtà reale. Per il consulente, la presenza del delirio nella coppia è evidente e dimostrata da una frase che Elena e Giovanni si sono scambiati all’interno della progettazione del delitto: “Nessuno si accorgerà di niente perché, non consumando elettricità, non arriveranno bollette”; per cui, i due, non sarebbero in grado di intendere e volere.

Successivamente, è stato il turno di Giovanni Gallotta - Ricercatore presso il Dipartimento di Medicina dell’Università Federico II – che si è soffermato sulla fibromialgia di Elena Gioia. Per il professor Gallotta, la patologia di Elena, caratterizzata da dolore cronico, determina nei soggetti che ne sono affetti una presenza esacerbante di dolore generalizzato. A questo dolore cronico, acuto e persistente, può aver generato un “annebbiamento” nell’imputata, che ha portato a un allentamento dei legami relazionali e una variazione funzionale dell’attività cerebrale e nell'attenzione. 

Il dottor Paolino Cantalupo - docente di Psicopatologia Clinica presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Strategica Integrata di Roma - ha confermato la consulenza del dottor Sciaudone, ipotizzando in Giovanni Limata un disturbo antisociale della personalità. Affermando che, Giovanni Limata, è assolutamente in grado di intendere e volere. Il dottor Cantalupo, anche per quanto riguarda Elena Gioia, ha ritenuto la ragazza in grado d’intendere e volere, adesso come all’epoca dei fatti. Precisando che, la suddetta, anche se immatura, era assolutamente in grado di capire cosa stava facendo la sera del 23 aprile 2021.

Il dottor Stefano Ferraguti  - medico e professore di psicopatia forense – ha presentato dei rilievi di tipo metodologico relativamente ai colloqui svolti con gli imputati da parte del dottor Sciaudone. Non sono stati acquisiti, nell’occasione, elementi che – a suo dire – possono aiutare a comprendere i processi mentali dell’individuo. Nella fattispecie, l’uso dei test, può essere un metodo ottimo per dissipare questi dubbi e, il dottor Sciaudone, ha ritenuto non fosse necessario affidarvisi. Questo, nella valutazione del dottor Ferraguti, ha portato alla totale mancanza di valutazioni importanti che, senza ombra di dubbio, meritavano un’analisi adeguata. Ferraguti, inoltre, ha aggiunto che la condizione di Elena – dopo gli incontri intercorsi – è sostanzialmente migliorata. Una relazione patologica a un livello tale da condizionare la capacità di intendere e volere.

Lo psicologo Antonio Minopoli ha dichiarato che Elena Gioia ha mostrato una altissima suggestionabilita' e, ancora, considerando l’età, può essere definito un soggetto immaturo. Anche il dottor Minopoli ha affermato che la mancanza di test potrebbe aver influito sulla sua capacità cognitiva e quindi, sulla sua capacità di intendere e volere.

L’ultima escussione è stata quella dello psicologo-psicoterapeuta, esperto in psicodiagnostica, neuropsicologia clinica e forense Rosa Bruno, che ha affermato che, nei suoi incontri con Limata, ha trovato una persona che mostrava atteggiamenti complessi. Dalla diagnosi della dott.ssa Bruno è emerso un soggetto psicotico che, anche nel corso dei colloqui intercorsi con la stessa consulente, ha mostrato aggressività e pseudo allucinazioni, confermando di aver valutato la sua incapacità di rapportarsi con la realtà. Lui non è in linea con la sua età e mostra i segni di un ritardo cognitivo moderato e un grave disturbo borderline della personalità con possibili scivolamenti psicotici. I diversi tentativi di suicidio che hanno caratterizzatola sua vita - inoltre - testimoniano la paura dell'abbandono. Un metodo teatrale di esprimere le sue emozioni che gli consentiva, in qualche modo, di elaborarle. Un meccanismo di difesa che, certamente, lo ha allontanato dalla realtà e che ha trovato, invece, terreno fertile nel desiderio di vendetta che Elena aveva nei confronti della famiglia. Una bolla delirante in cui la famiglia di Elena era il vincolo con la realtà e Giovanni era consapevole di ciò che stava andando a compiere il 23 aprile 2021 ma, per lui, l'atroce omicidio di Aldo Gioia era la soluzione più giusta. 

La prossima udienza, adesso, è attesa per il 17 maggio, quando discuteranno il Pubblico Ministero e parti civili. Il 24 maggio concluderanno gli altri difensori e poi ci sarà la Camera di Consiglio. 

La dinamica del delitto di Aldo Gioia 

Aldo Gioia è stato assassinato la sera di venerdì 23 aprile 2021 da Giovanni Limata, 23 anni di Cervinara, entrato in casa della vittima grazie alla complicità della figlia 18enne, Elena Gioia, sua fidanzata all'epoca del delitto. Le urla di Gioia, colpito mentre dormiva, avevano richiamato l'attenzione della moglie e dell'altra figlia e l'aggressore era scappato. Poco dopo era rincasata Elena, che aveva chiamato i soccorsi: alle Forze dell'Ordine aveva parlato di un'irruzione da parte di ladri. 

Giovanni Limata, rintracciato dagli agenti della Squadra mobile a Cervinara, dove abitano il padre e il fratello, ha confessato l'omicidio. Anche la 18enne Elena Gioia, quella sera stessa, ha confessato agli inquirenti di aver pianificato con il fidanzato la morte del padre. È stata proprio Elena, infatti, a farlo entrare in casa uscendo col pretesto di andare a gettare la spazzatura e lasciando la porta aperta. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Omicidio Gioia, in aula è guerra di perizie: "Hanno agito per il mantenimento della relazione"

AvellinoToday è in caricamento