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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Coronavirus, Fiordellisi (Cgil): "Non c'è sicurezza nelle aziende irpine, intervenga il prefetto"

L'appello del segretario generale

"Nelle aziende irpine mancano ancora le condizioni di sicurezza per far fronte all'emergenza coronavirus". E' l'allarme lanciato dal segretario generale della Cgil di Avellino, Franco Fiordellisi, il quale, in una nota trasmessa agli organi di stampa, si rivolge al prefetto Paola Spena, affinché venga adoperato un necessario intervento al fine di dotare gli operai di tutte le protezioni indispensabili per poter svolgere il proprio lavoro, in questa situazione di assoluta emergenza.

Il comunicato

«A un mese e mezzo – dice il segretario generale della Cgil di Avellino Franco Fiordellisi - dalla decretazione dello stato di emergenza per l’epidemia del coronavirus, e dopo varie riunioni fatte sulla sicurezza dei lavoratori, continuano ad arrivare segnalazioni di gravi criticità e prese di posizioni unilaterali da parte di svariati “imprenditori” della nostra provincia: CoFreN (Avellino), Aurubis (Avellino), Ims (Morra de Sancitis mai fatto ciclo continuo), Lmp (Avellino), Vitillo Group (Ariano Irpino e Lacedonia), Targetti (Nusco), Irpinia Zinco (Lacedonia) ; poi per la filiera che segue la Omi ovvero Lfi (Vallata e Lacedonia) , Hpd (Lacedonia), Redam ( Lacedonia) e tutto il “mondo” PoEma che non è stato affrontato nella discussione Ema».

«In particolare denunciamo la mancanza di sicurezza per lavoratrici e lavoratori, la mancata costituzione in ogni azienda del Comitato per le Regole di sicurezza che veda la partecipazione pro-attiva del sindacato e dei delegati aziendali. In molte realtà la distanza di sicurezza non è rispettata, così come la pulizia sistematica degli strumenti o luoghi di lavoro usati da più lavoratori, così come i prodotti di protezione individuale (mascherine, guanti, occhiali, tute, camici, ecc., conformi alle norme) non sono verificati o disponibili».

«Le sollecitazioni a confrontarsi fatti dalla scrivente O.S., prima di adire ad azioni sindacali o denunce, anche penali, sono dettate dalla convinzione che nel confronto, vero e preventivo, si possa far capire che il contrasto alla diffusione del virus è fondamentale, che quindi la rimodulazione dei livelli produttivi, con la parziale o totale sospensione delle attività non indispensabili è possibile solo con il coinvolgimento delle Oo.SS. e dei delegati/lavoratori perché le aziende le vivono, ed in esse rischiano se non ci sono tutte le condizioni di sicurezza, rischiano i lavoratori ma anche la collettività, e questo è inaccettabile».

Muovendo da queste premesse e a fronte dell’impostazione del Ministro della Salute, rispetto alle norme di sicurezza e di ripresa graduale, la Cgil di Avellino chiede una convocazione al prefetto di Avellino Paola Spena con l’obiettivo che la rappresentante territoriale del governo si attivi per una verifica puntuale e stringente per la sicurezza dei lavoratori chiamati a produrre, ma per i quali nessuna, o poche, misure di tutela sono attivate. «La discussione e quanto definito con Ema non può essere una mosca bianca, ma la regola per tutte le aziende che intendono produrre o che stanno producendo difformemente da quanto previsto dalle regole di buon senso e di sicurezza per tutti. In considerazione di ciò sarebbe opportuno predisporre le verifiche necessarie, e se del caso, in accordo con i sindaci e la Protezione civile prevedere la sospensione temporanea delle produzioni per le aziende inadempiente del Protocollo di sicurezza».

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