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Cronaca

Agenti penitenziari arrestati: "Studiatela bene, ricordati quello che si deve scrivere"

Sono ritenuti gravemente indiziati - allo stato delle indagini - dei reati di "lesioni personali aggravate", nonché "falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici"

Non si placa l'eco dell'arresto degli Agenti del Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale "A. Graziano" di Avellino. Moffa Ugo, Piscitelli Liberato e Iovine Giuseppe, al momento, risultano indagati perché - con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in concorso e riunione tra loro, con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti alla funzione/servizio pubblico svolti - hanno permesso ad altri detenuti presso il citato carcere, armati di un pezzo di specchio, di aggredire violentemente il detenuto Canistro Luigi. Quest'ultimo veniva raggiunto da calci alla testa e ai fianchi, oltre che percosso al volto e alla testa. L'aggressione gli cagionava lesioni personali, giudicate guaribili in 15 giorni, consistenti in "trauma al bulbo e deviazione setto nasale", come da referto medico dell'Ospedale Moscati di Avellino.

In particolare, gli Agenti di Polizia Penitenziaria, aprendo mediante le chiavi in loro possesso la cella della vittima, favorivano l'ingresso al suo interno di altri detenuti. Successivamente, nel corso della stesura della relazione di servizio diretta al Comandante di Reparto, attestavano falsamente fatti dei quali l'atto era destinato a provare la verità.

Nel corso delle intercettazioni si evince che Piscitelli Liberato diceva in maniera esplicita che aveva consegnato le chiavi a Moffa Ugo, tanto da esclamare testualmente: ".. no però non hai capito qual è la discussione ... quando io ho dato le chiavi ad Ugo ... poi io sono salito un'altra volta ...". Questo passaggio porta a ritenere che le chiavi della cella erano state consegnate a Moffa Ugo, fuori dal reparto secondo piano destro, probabilmente al piano terra dove si trovava Moffa, in quanto il Piscitelli aggiungeva che poi era nuovamente salito al secondo piano. Detto ultimo particolare generava un'ulteriore problematica, in quanto, se il Piscitelli avesse dichiarato di essersi allontanato inizialmente dal piano per recarsi in mensa, avrebbe poi dovuto giustificare il ritorno in quel piano subito dopo essersi allontanato. A tanto Iovine consigliava il suo collega di "studiare" bene la versione dei fatti per renderla più credibile possibile, tanto da affermare testualmente: "... studiatela bene, ricordati quello che si deve scrivere...". Dinanzi all'ennesima richiesta di Piscitelli allo Iovine su come meglio giustificare questo passaggio della relazione di servizio, quest'ultimo suggeriva: ". ... ci puoi scrivere, ci puoi scrivere che avevi dato le chiavi ad Ugo ... e poi che eri tornato a salire e avevi chiesto a lui perché c'era stato questo cambio, perché si doveva far dare il cambio a tre... e non ti puoi inventare una scusa.... si può scrivere pure che ti eri dimenticato qualcosa sopra... eri tornato in reparto per riprendere le chiavi dell'armadietto". Verso la fine della conversazione telefonica, emergeva ancora una volta che ad aprire la cella del detenuto Canistro era stato Moffa Ugo, e che secondo Piscitelli Liberato bisognava in qualche modo avvisarlo di ciò che stava accadendo, in quanto sicuramente dalla visione delle telecamere sarebbe emerso che era stato lui a spalancare la cella. Alle successive ore 10.47, veniva captata un'ulteriore conversazione telefonica intercorsa nuovamente tra Piscitelli Liberato e Iovine Giuseppe, nel corso della quale quest'ultimo continuava a ripetergli cosa avrebbe dovuto scrivere nel rapporto da presentare al Comandante. Nel corso del dialogo ancora una volta Piscitelli Liberato dichiarava che avrebbe avvisato Moffa Ugo del fatto che nella relazione avrebbe dovuto chiaramente scrivere che le chiavi le aveva consegnate a lui, perché sicuramente i loro colleghi avevano già visionato le telecamere interne. Infatti, anche Iovine Giuseppe era convinto che le telecamere erano state già visionate, tanto da affermare: "... ma secondo te se non glielo scrivi tu, dalle telecamere non lo vedono chi è che è salito sopra e si è preso le chiavi?". Dopo qualche minuto, effettivamente Piscitelli Liberato si sentiva con il suo collega Moffa Ugo e gli spiegava che era stato convocato dal loro Comandante per il pestaggio ai danni del Canistro. Nel corso della conversazione, il Piscitelli Liberato ammetteva da subito le proprie responsabilità, esternando la frase: "... ci hanno fatto secondo me ..."

L'arresto dei tre agenti penitenziari irpini

Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di tre Agenti del Corpo di Polizia Penitenziaria, in servizio presso la Casa Circondariale di Avellino. Gli stessi sono ritenuti gravemente indiziati - allo stato delle indagini - dei reati di "lesioni personali aggravate", nonché "falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici".

L'attività trae origine dal violento pestaggio patito da un detenuto

Il provvedimento è stato disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Avellino, su richiesta della Procura della Repubblica di Avellino che ha coordinato le indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Avellino, congiuntamente con personale della Polizia Penitenziaria di Avellino. L'attività trae origine dal violento pestaggio patito da un detenuto all'interno della propria cella. Acquisita la notizia di reato, l'Autorità Giudiziaria ha delegato una serie di accertamenti che hanno permesso l'identificazione dei responsabili.

Hanno falsificato le relazioni di servizio per depistare le indagini

Le indagini hanno accertato - compatibilmente con la fase del procedimento penale in corso - che i predetti agenti hanno consentito l'aggressione del detenuto da parte di altri quattro reclusi (indagati nel medesimo procedimento), permettendo a questi ultimi di accedere alla sua cella. Dagli accertamenti è inoltre emersa l'attività compiuta dai tre poliziotti penitenziari diretta alla falsificazione delle relazioni di servizio prodotte dagli stessi in merito ai fatti in questione, allo scopo di depistare le indagini in corso. Ancora da chiarire il movente che ha scatenato la violenta aggressione, le cui dinamiche sono emerse nell'ambito di accertamenti di più ampio respiro che questo Ufficio ha avviato con riferimento alla struttura carceraria irpina. 

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