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Lunedì, 29 Aprile 2024
Sapore d'Irpinia

Sapore d'Irpinia

A cura di Rosa Iandiorio

L’Irpinia è una terra di sapori autentici, custode antica di vini pregiati e specialità gastronomiche ricche di gusto. Un luogo incantevole dove sedersi in silenzio per ammirare la sua anima più vera. L'anima di una terra dove per secoli la natura ha scandito i ritmi del tempo, lasciandoci in eredità un patrimonio agroalimentare immenso. È tempo di partire buongustai per riscoprire insieme questo ‘Sapore d'Irpinia’

Sapore d'Irpinia Lapio

Vini di terroir, Joaquin incontra la Francia nella degustazione geosensoriale con Rigaux e Roger

A Lapio la masterclass di due massimi esperti della degustazione geosensoriale. Un metodo che mette in secondo piano aspetto visivo e olfatto per privilegiare le sensazioni che il vino dona al palato

Venerdì, 12 aprile, Palazzo Filangieri, a Lapio, è stata l’accogliente location di un incontro enoico di altissimo profilo. 

Una task force di giornalisti, imprenditori, ristoratori, sommelier e professionisti di settore si sono riuniti in un comune simbolo della Campania vitivinicola per scoprire le sensazioni e le peculiarità che il vino dona al palato attraverso una degustazione geosensoriale.

Non una classica masterclass a cui tutti noi siamo abituati, ma una degustazione che riprende un metodo antico per aiutare a comprendere i "vini di terroir", prodotti da vignaioli che praticano una viticoltura il più possibile vicina all'identità dei territori di elezione.

Non a caso, l'incontro nasce da un'idea di Raffaele Pagano, imprenditore anticonformista che nel terroir ha trovato la formula aurea per produrre i propri gioielli. Vini d’élite che sotto l'egida del nome Joaquin, con chiaro riferimento ai Borbone, sono entrati nell’immaginario collettivo come icone di stile, risultato di una simbiosi eccezionale tra il suolo e il vitigno, ma anche la dimostrazione incredibile di quanto differenti possano essere etichette che provengono da particelle adiacenti.

Vitigni autoctoni, autentici custodi del patrimonio enologico dell'Irpinia che nel bicchiere si pongono quale obiettivo primario la narrazione di una storia ancestrale quanto affascinante e in continua evoluzione.

In questa ricerca incessante di portare il terroir ai massimi livelli, e al contempo di farlo comprendere attraverso l'educazione del gusto, Raffaele Pagano ha chiamato a Lapio, Jacky Rigaux e Christian Roger. Parliamo di due massimi esperti della degustazione geosensoriale che da anni stanno divulgando con competenza scientifica l'antico metodo nato in Francia, ancor prima del Rinascimento.

Rigaux e Roger, moderati dalla giornalista Antonella Amodio, scardinando i pilastri storici e didattici in voga nel mondo dei sommelier, hanno capovolto l'approccio verso il vino dimostrando l'importanza di bere col gusto per risalire al terreno e al luogo di provenienza.

Degustazione Geosensoriale-2

A confronto vini di pregio tra cui:

  • Vino della Stella 2020 Fiano di Avellino Riserva DOCG
  • Vigna Campo Aperto 2022 Fiano di Avellino Riserva DOCG
  • Joaquin Piante a Lapio 2018
  • Joaquin N.V. Piante a Lapio
  • I Viaggiatori 2020 Taurasi Riserva della Società 2015 DOCG
  • Domaine Vacheron Vignerons Sancerre Blanc 2019 Chambertes
  •  Sancerre Blanc 2019 Les Romains 
  • Cabernet Franc della Loira della denominazione del Saumur-Champigny, 
  • Clos Rougeard Le Clos dell'annata 2016

Accantonati aspetto visivo e olfatto si è provato a rivalutare “il gusto del luogo” dando massima centralità al terroir, valore imprescindibile per distinguersi dai vini industrializzati e dare al contempo lustro ad una terra come Lapio che con la Francia ha un concetto comune che è appunto quello della parcellizzazione. 

Con questo appuntamento di carattere scientifico Raffaele Pagano, non voleva semplicemente mettere a confronto Francia e Italia, ma dare risalto alle micro-aree di altissima vocazione enoica presenti in Irpinia. Cultivar capaci di plasmarsi al terreno per dare voce alle caratteristiche degli orizzonti e dell’annata. Perché per il vigneron ogni annata è un progetto inedito ed esclusivo che non si limita solo al terreno, ma abbraccia uno spettro molto più ampio di elementi ambientali, storici e antropologici che contribuiscono alle caratteristiche uniche di un'etichetta.

Il fondamento teorico di una degustazione geosensoriale è proprio questo: un calice deve essere evocazione di terroir a discapito, quindi, dell'analisi sensoriale diffusasi in modo predominante dal XX secolo. Del resto per otto secoli la degustazione si è svolta in questo modo, finché non è intervenuto un cambiamento, facendo diventare il naso più importante della bocca. Tuttavia la bocca è il solo organo del corpo umano dotato di tre sensori: tatto, gusto e retrolfatto. Di conseguenza, è molto difficile ingannare la bocca, mentre non si può dire altrettanto del naso. Inoltre come hanno ben sottolineato Rigaux e Roger, il vino è fatto per essere bevuto e non annusato.

La degustazione geosensoriale che si è tenuta a Lapio ha così messo al centro il territorio come elemento che determina l’origine di un vino. Proprio quello che contava per gli assaggiatori di un tempo, ai quali non interessava cosa veniva messo nel vino, ma come questo riusciva a esprimere il luogo e il terreno di provenienza.

Un tasting illuminante, anche per i più esperti, un risveglio di coscienze che al contempo ha dato voce all'anima di Joaquin: una cantina che non segue il mercato, ma lo sceglie con il preciso intento di restituire, nel calice, un'immagine del vino che risponda al massimo al terroir di appartenenza contribuendo a costruirne non solo un profilo organolettico, ma un vero e proprio profilo emozionale pura espressione della simbiosi fra uomo e natura. 

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