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Lunedì, 29 Aprile 2024
Sapore d'Irpinia

Sapore d'Irpinia

A cura di Rosa Iandiorio

L’Irpinia è una terra di sapori autentici, custode antica di vini pregiati e specialità gastronomiche ricche di gusto. Un luogo incantevole dove sedersi in silenzio per ammirare la sua anima più vera. L'anima di una terra dove per secoli la natura ha scandito i ritmi del tempo, lasciandoci in eredità un patrimonio agroalimentare immenso. È tempo di partire buongustai per riscoprire insieme questo ‘Sapore d'Irpinia’

Sapore d'Irpinia Santa Lucia di Serino

'A Santa Lucia ‘ne pass’ ‘e jallina: tradizione e ricette raccontate da Giovanni Mariconda

Gli occhi il tema fondamentale dei piatti dedicati alla Santa

Il 13 dicembre si festeggia Santa Lucia. È la festa che anticipa il Natale, una tradizione di origini contadine che si tramanda in numerose province d'Italia.

Per credenza popolare è il giorno che segna l'inizio della stagione fredda in quanto, prima delle correzioni introdotte dal calendario gregoriano, coincideva con il solstizio d'inverno, una data che già nasconde in sé il seme della primavera. 

La festa di Santa Lucia divenne così la festa della luce assumendo, da Nord a Sud, connotati simili che tutt'oggi vengono rispettati fedelmente.

Giovanni Mariconda, cuoco di Santa Lucia di Serino ci ha spiegato quanto conti per la comunità del suo paese d'origine la celebrazione della Santa. Si tratta di ritualità che si rinnovano di anno in anno per tenere vivi i ricordi e le abitudini che per secoli hanno unito le famiglie in nome della devozione e delle credenze popolari.

"Qui a Santa Lucia di Serino così come accade in molti comuni dell'Irpinia, la tradizione legata al 13 dicembre è un misto di sacro e profano. La parte profana è legata alla fertilità e alla nascita del nuovo sole. Infatti, a Santa Lucia di Serino ci sono due detti: "A Santa Lucia ‘ne pass’ ‘e jallina" che tradotto vuol dire "Il sole aumenta la sua permanenza in cielo pari al passo di una gallina". E l'altro: "A Sant’ Aniello ‘nu pass ‘e ainiello" che vuol dire il giorno dopo, il giorno di Sant Aniello aumenta la sua permanenza in cielo pari al passo di un agnello".

"La parte sacra, invece - chiosa Mariconda - è strettamente legata alla gastronomia e alla preparazione dei cicci (legumi) che evocano la sfericità degli occhi che la Santa si cavò per non cedere alle lusinghe del peccato".

Sono proprio gli occhi il tema fondamentale dei piatti dedicati a Lucia. Se analizziamo le svariate ricette legate ad essa notiamo che ognuna fa riferimento ai suoi occhi. "In Puglia si preparano dei taralli glassati che prendono il nome di 'occhi di Santa Lucia', in Sicilia si prepara la cuccìa di grano, in Sardegna si mangiano i biscocchi che ricordano le palpebre. Insomma ogni comune devoto alla Santa ha un’usanza diversa, ma sempre con un riferimento chiaro alla luce e alla prosperità e l'Irpinia non è esente da questa convenzione".

Ad Avellino, specie nei comuni della Valle del Sabato, è tutt'oggi diffusa la tradizione dei cicci, in dialetto legumi, i quali enfatizzano il rapporto simbolico che si viene a creare fra alimentazione e ciclo della vita. 

La Santa è la protettrice di tutto il capoluogo e pare che anticamente, per omaggiarla, i devoti preparassero i vari cereali per poi regalarli alla gente della zona. Tale generosità era l’espressione del voto fatto a Santa Lucia, presumibilmente, per grazia ricevuta, un modo per compensare il beneficio avuto compiendo un gesto caritatevole nei confronti della comunità.

Il grano e i legumi piccoli e tondi, oltre a ricordare gli occhi della Santa, inoltre, sono simbolo di fertilità e prosperità che il 13 dicembre con l'inizio di un nuovo ciclo di vita viene elargita anche a coloro che di solito non godono di buone condizioni economiche.

"Venivano cucinati nel famoso pignatello (piccola anfora in terracotta) vicino al fuoco nel camino - conclude Mariconda - A cottura ultimata venivano aggiunti tocchetti di pane per farli insaporire, poi serviti nelle “spase” a centro tavola, condite con olio nuovo, origano e spicchi d’agli interi. Era ed è tutt'oggi di buon auspicio. Una tradizione che si rinnova, per lo stesso motivo l'ultimo dell'anno".

Giovanni Mariconda-2

Ricetta dei cicci di Giovanni Mariconda

Ingredienti per 6 persone

  • 100gr di granturco bianco,
  • 100gr di grano
  • 100gr di fagioli
  • 100gr di ceci
  • 100gr di lenticchie
  • 100gr di cicerchie
  • 200gr di Pepaccelle
  • 5 spicchi di aglio
  • 100gr di olio
  • 10gr di sale

Preparazione

  • Mettere a bagno i legumi, scelti in base alla propria zona territoriale.
  • Il granturco va messo in acqua due giorno prima (cambiare l'acqua due volte al giorno)
  • Cucinarlo per due ore dal bollore, e lasciarlo in acqua fino al giorno dopo.
  • Per il grano stesso procedimento però bisogna bollirlo per una sola ora.
  • Una volta cotti i legumi far soffriggere l'olio con aglio e stufare le Pepaccella per 30 minuti.
  • Unire tutti i legumi, salarli e aggiungere l' olio alle Pepaccelle cotte.
  • Far riposare e servire i cicci tiepidi o caldi.
  • Condire con un filo d olio.
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