rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Atripalda

Usura ed estorsione, ecco il racconto di una violenza inaudita e nessuna pietà

 Il 30 marzo scorso, presso il Tribunale di Avellino, dinanzi al Collegio Galeota, ha avuto luogo la prima udienza nel procedimento che vede imputati Antonio Testa, Giuseppe Testa e Marra Giovanni – difesi di fiducia dall’avvocato Quirino Iorio

 Il 30 marzo scorso, presso il Tribunale di Avellino, dinanzi al Collegio Galeota, ha avuto luogo la prima udienza nel procedimento che vede imputati Antonio Testa, Giuseppe Testa e Marra Giovanni – difesi di fiducia dall’avvocato Quirino Iorio. In quell’occasione ha avuto luogo la deposizione della vittima – difesa di fiducia dall’avvocato Danilo Iacobacci - che ha raccontato perché e come è stato vittima di usura ed estorsione. La vicenda è partita dal pestaggio di un imprenditore della zona, che era stato picchiato per strada dai due presunti estorsori. Dieci giorni di prognosi per lui.

L’uomo aveva deciso di raccontare agli inquirenti il suo “calvario”, quello iniziato da un prestito di ventimila euro che era lievitato a causa dell’insostenibilità dell’esposizione debitoria. Un prestito ricapitalizzato. Così dal 120% annuo si era passati al 180%. Fino a quando la vittima non era stata costretta a dover denunciare tutto ai Carabinieri. Così come hanno fatto altri due uomini, uno dei quali rimasto sul lastrico non potendo più sostenere il peso degli interessi, visto che a fronte di 8000 euro ne avrebbe dovuto restituire 24mila euro.

 A coordinare le indagini dei militari del Nucleo Investigativo di Avellino il sostituto procuratore Fabio Massimo Del Mauro. Le indagini dei Carabinieri sono state complesse e articolate. Nel corso delle stesse venne sequestrata una collana di oro, quella che il trentaduenne Giuseppe Testa si sarebbe fatto consegnare da una delle vittime ed è stata recuperata dai militari dell’Arma. Non solo, anche una corposa documentazione extra bancaria, a partire da assegni post datati firmati dalla convivente di una delle vittime, che furono consegnati ai militari dell’arma. Le contestazioni partono dal 2017 e sono state ricostruite fino al 2019.

Gli episodi contestati raccontano una violenza inaudita e nessuna pietà

Il processo vede come principali protagonisti della vicenda Testa Giuseppe e Testa Antonio poiché, in concorso materiale e morale tra loro, approfittando dello stato di bisogno di un uomo disoccupato - a loro ben noto – quale corrispettivo di prestazione di denaro effettuate nei confronti della predetta persona offesa, si facevano dare dallo stesso una somma di denaro applicando interessi usurari. In particolare, a fronte del finanziamento della somma di € 500,00 erogato dal Testa Giuseppe, avvenuto nell'ottobre 2017, si facevano consegnare, sempre nel 2017, un assegno postale a firma della fidanzata della vittima per l'importo di € 800 e privo del nome del prenditore. In questo caso, l’interesse applicato era maggiore del 50% mensile ed al 600% su base annua, superiore ai limiti legali e pertanto usurario; determinando, quindi, per effetto di successive rinegoziazioni - tutte praticate con applicazione di interessi costantemente di gran lunga superiori ai limiti legali – un’attività di usura.  Questo ha causato il lievitare del debito sino all'importo di € 12.650,00.

Ad Atripalda, dall'ottobre 2017, con una condotta perdurante - Testa Giuseppe quale determinatore della condotta materiale e Antonio Testa, quale esecutore materiale del reato - con minaccia consistita nel prospettare il protesto dei titoli rilasciati dalla vittima, nonché - nel pronunciare nei confronti della stessa le frasi "Tieni una paliata stipata! M'hai portato il foglio? E con violenza consistita - da parte del Testa Antonio - nel colpire con schiaffi e pugni al volto la vittima sino a procurargli delle lesioni e pronunciando, quindi, la frase "Sei uno scemo! Questo non è niente! Non sai campare! Devi pagare", compivano atti idonei univocamente diretti a costringere l’uomo a corrispondere le somme richieste, ed al procurarsi un ingiusto profitto. Tutto questo con l'aggravante di aver agito in più persone riunite.

Un altro grave episodio avvenne nel 2018, quando Giuseppe Testa e Giovanni Marra si misero alla guida di un’auto per seguire la vittima. Lo affiancarono costringendolo, quindi, ad arrestare la marcia lungo via Tuoro Capuccini. Testa, dopo essere sceso dal veicolo e rivolgendosi verso l’uomo, apprese da quest’ultimo che lo stesso si era da poco recato dai Carabinieri di Avellino per denunciare i fatti. In quel momento, Testa gli rispose: "Vedi di fare l'uomo, almeno questi due assegni da 2.500 Euro me li devi dare, altrimenti procedo con la tua fidanzata; la faccio protestare, vi blocco le macchine. Dobbiamo arrivare a questo punto?", aggiungendo, infine, che lo avrebbe seguito fino a casa. 

Al mostro dell'usura si può reagire 

Purtroppo, il reato di usura resta un fenomeno ancora troppo sommerso, troppe poche denunce, troppa reticenza, troppa paura e solitudine. L’usura oggi non è più solo quella del famoso "strozzino", resta quella della vergogna dell’indebitamento e del fallimento, dell’omertà e della chiusura in se stessi, della disperazione. Tanti possono essere i motivi che spingono un uomo nelle mani degli strozzini: una malattia improvvisa, un licenziamento, una separazione o un divorzio: le statistiche affermano che queste sono le tre principali cause della stragrande maggioranza dei casi in cui si configura un sovraindebitamento. Per non cadere nelle mani degli usurai, non si deve restare soli e quindi bisogna rivolgersi con fiducia alle Istituzioni, alle Associazioni di categoria, per cercare di affrontare e risolvere i problemi finanziari senza cadere nella trappola degli usurai. Qualora un soggetto sia già caduto nelle mani degli usurai, ovvero sia sottoposto a richieste estorsive, deve vincere la paura delle minacce e delle ritorsioni, presentando la denuncia presso l’Autorità Giudiziaria o presso qualsiasi presidio delle Forze di Polizia. Vale la pena di ricordare che la denuncia, oltre a consentire alle Forze dell’Ordine di svolgere le indagini finalizzate all’individuazione e persecuzione dei responsabili, costituisce il primo e indispensabile requisito per accedere agli appositi fondi prevenzione e di solidarietà messi a disposizione dallo Stato per le vittime di tali reati. Per conoscere le modalità di accesso a tali fondi è possibile rivolgersi alla Prefettura della propria Provincia.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Usura ed estorsione, ecco il racconto di una violenza inaudita e nessuna pietà

AvellinoToday è in caricamento