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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Tonno truccato per “esaltare aspetto e colore”: disposti gli arresti domiciliari per Ribezzo e Guariniello

L'indagato aveva categoricamente negato le accuse, sottolineando che la sua attività si occupava di sicurezza alimentare e non di produzione

Un clamoroso scandalo alimentare ha scosso il settore ittico, quando è stato rivelato che un gruppo di aziende e individui "truccava" il tonno aggiungendo additivi "non consentiti" per esaltarne l'aspetto e il colore. Ieri sono iniziati gli interrogatori di garanzia per gli indagati coinvolti nel caso. Sette degli indagati, provenienti dall'Irpinia, sono accusati di aver utilizzato sostanze che rendevano il tonno "nocivo" per la salute, causando oltre trenta casi di intossicazione alimentare.  

Maurizio Ribezzo, residente a Torre Le Nocelle ma originario di Villa Franca, è stato interrogato giovedì 6 luglio dal gip Altamura del tribunale di Trani per oltre cinque ore. Durante l'interrogatorio di garanzia, che si è svolto tramite videocollagamento dal carcere di Bellizzi Irpino, Ribezzo difeso dal suo avvocato Raffaele Tecce. L'accusato ha categoricamente negato le accuse, sottolineando che la sua attività si occupava di sicurezza alimentare e non di produzione. Il Giudice per le Indagini Preliminari ha deciso di attenuare la misura cautelare per Ribezzo, disponendo gli arresti domiciliari. Medesima decisione, ancora, anche per Loredana Guariniello, difesa dall'avvocato Amerigo Festa. 

Nella giornata di ieri, invece, si sono svolti gli interrogatori davanti al magistero per i tre irpini sottoposti agli obblighi di dimora, difesi dagli avvocati Fabio Tulimiero, Domenico Carchia e Nello Pizza.  Mariantonietta Grasso, difesa dall'avvocato Carchia, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Maura Testa e Alessia Marrone - difese rispettivamente dall'avvocato Nello Pizza e Fabio Tulimiero - invece, hanno risposto alle domande del magistrato cercando di chiarire la propria posizione. I penalisti hanno chiesto la revoca della misura cautelare chiarendo diversi aspetti, in particolare quello relativo all'associazione a delinquere. 

Complessivamente, sono 21 i soggetti indagati accusati di aver utilizzato sostanze che hanno causato oltre trenta intossicazioni alimentari, rendendo i prodotti nocivi per la salute. Le indagini si concentrano sulla sicurezza alimentare e sulle presunte violazioni commesse da queste persone. 

L'indagine della procura di Trani che ha travolto anche il capoluogo irpino 

L'associazione criminale è stata smascherata dai Nas di Bari, che hanno coordinato le indagini su richiesta della procura di Trani. La scoperta è stata il risultato di un'inchiesta che ha coinvolto 21 soggetti, tra titolari e dipendenti di due aziende ittiche di Bisceglie, un laboratorio e una società di consulenza con sede ad Avellino. 

Si tratta di:

1. Andrea Dell'Olio
2. Laura Dell'Olio
3. Vincenzo Dell'Olio
4. Giuseppe D'Ambrosio
5. Ignazio Comes
6. Giuseppe Brescia
7. Gaetano Cornacchia
8. Roberta Costa
9. Mauro De Feudis
10. Pietro Di Terlizzi
11. Pasquale Garofalo
12. Mariantonietta Grasso
13. Loredana Guariniello
14. Alessia Marrone
15. Margherita Nasto
16. Antonia Palazzo
17. Giulio Quercia
18. Maurizio Ribezzo
19. Gilda Storti
20. Maura Testa
21. Ittica Zu Pietro S.R.L.

Le aziende coinvolte nel caso sono state identificate come Ittica Zu Pietro Srl e Izp processing, mentre il laboratorio responsabile dell'aggiunta degli additivi è Innovatio Srl di Avellino. Inoltre, la società di consulenza Studio summit Srl, anch'essa con sede ad Avellino, è stata coinvolta nelle attività illegali. Le indagini hanno rivelato che queste aziende avevano manipolato il tonno utilizzando sostanze proibite al fine di migliorarne l'aspetto estetico. Tuttavia, queste pratiche hanno comportato un serio rischio per la salute dei consumatori, come dimostrano i numerosi casi di intossicazione alimentare riportati.

Le intercettazioni fanno rabbrividire 

"Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male. Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo". Secondo il procuratore, questa conversazione dimostra che tra i dipendenti del laboratorio di analisi "vi è la volontà di scremare i dati o di ometterli", al fine di "massimizzare il volume di affari viste le centinaia di chili di prodotto adulterato commercializzato in tutta Italia". Le indagini hanno permesso di verificare il modus operandi degli indagati grazie a nove decreti di perquisizione eseguiti nel maggio dell'anno scorso, in collaborazione con i Nas di Napoli, Salerno, Campobasso, Taranto e Foggia. Attraverso le intercettazioni telefoniche, gli inquirenti ritengono di aver anche accertato che gli indagati avrebbero messo in commercio ingenti quantitativi di salmone congelato che veniva venduto come fresco, di preparazioni a base di pesce lavorate in un'altra loro azienda, utilizzando prodotti ittici scaduti, e, in un caso, anche una partita di tonno in stato di alterazione e pericolosa per la salute, contaminata con alti livelli di istamina, un composto azotato ampiamente diffuso nell'organismo ma che, se ingerito in grossi quantitativi, può provocare gravi reazioni simili a quelli di un'allergia alimentare.

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