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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Aiello del Sabato

Segregata in casa, rigettata la richiesta di perizia psichiatrica

Oggi, il giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta di giudizio abbreviato condizionato avanzata dai difensori degli imputati

La continua evoluzione del caso riguardante la giovane di Aiello del Sabato, che è stata segregata in casa per circa tre anni dai suoi familiari, ha portato a ulteriori sviluppi nell'ambito del procedimento giudiziario. Oggi, il giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta di giudizio abbreviato condizionato avanzata dai difensori degli imputati Maria Guarriello e Domenico D'Amore; rispettivamente madre e fratello della giovane. Il giudizio abbreviato condizionato consente la possibilità di assumere ex novo la prova (o le prove) indicate dall'imputato che, difatti, “condiziona” la sua richiesta di abbreviato all'acquisizione delle prove che lui stesso indicherà. In questo caso specifico, si trattava dell'ammissione della perizia psichiatrica. Tuttavia, nella situazione attuale, il giudice ha deciso di non accogliere tale richiesta. Il prossimo 11 luglio, invece, mediante rito abbreviato classico, avrà luogo la discussione del Pubblico Ministero. 

La condanna per i genitori della ragazza 

Il 9 febbraio 2023, è stata celebrata, innanzi al Giudice dell'Udienza Preliminare del Tribunale di Avellino,  Dott.ssa Francesca Spella, l'udienza per la discussione del giudizio abbreviato richiesto dagli imputati Guarriello Maria e D'Amore Giuseppe, imputati dei reati di tortura, maltrattamenti in famiglia (ai danni delle figlie maggiorenni - vittime di violenza diretta - e dei figli minorenni - vittime di violenza assistita), sequestro di persona, lesioni gravi e gravissime ed istigazione al suicidio ai danni della figlia convivente, ancora oggi collocata in una comunità protetta unitamente alla sorella. Agli imputati, all'esito degli approfondimenti investigativi svolti dopo l'esecuzione della misura cautelare, sono stati contestati anche il reato di tortura e lesioni gravissime per aver sottoposto la figlia Maddalena ad un trattamento disumano e degradante, e per aver agito con crudeltà nei confronti della medesima. In particolare, al padre è stato contestato il concorso omissivo in quanto, pur nella consapevolezza delle condizioni in cui versava la figlia che aveva l'obbligo giuridico di tutelare, ometteva qualsiasi intervento a tutela della stessa. Il Pubblico Ministero, dott.ssa Paola Galdo, ha richiesto la condanna alla pena finale di anni 16 per la Guarriello ed anni 14 per il D'amore, oltre alle pene accessorie; è stata inoltre chiesta la trasmissione degli atti per rivalutare la posizione dei servizi sociali. Il GUP, all'esito della camera di consiglio, ha condannato Guarriello Maria alla pena di anni 14 di reclusione e D'Amore Giuseppe alla pena di anni 12 reclusione, oltre alle pene accessorie e, come da richiesta della Procura, aveva disposto, in quell'occasione, la trasmissione degli atti per le valutazioni di competenza circa il comportamento dei servizi sociali. Le relazione redatte da quest'ultimi, infatti, sono sempre risultate positive nei confronti della famiglia D'Amore.  

Il giorno dell'arresto: la fine dell'incubo

Nella sera del 25 aprile 2022, i Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le indagini Preliminari del Tribunale di Avellino, su richiesta di questa Procura, nei confronti di una 47enne di Aiello del Sabato, Guarriello Maria, indiziata dei reati di “maltrattamenti in famiglia", "lesioni personali aggravate" e “sequestro di persona", commessi nei confronti della propria figlia convivente, 21enne.

Era tenuta legata con una catena a una ringhiera delle scale interne dell'edificio o al proprio letto

In particolare, nella serata di sabato 23 aprile 2022, i militari sono intervenuti all'interno dell'abitazione della donna, su richiesta della sorella della vittima, rilevando una situazione familiare apparsa sin da subito gravemente compromessa. Le immediate indagini, svolte dai Carabinieri della Compagnia di Solofra con il supporto di personale specializzato nel contrasto alla violenza di genere e intra-familiare del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, hanno permesso di ricostruire, allo stato delle indagini, una storia di vessazioni e maltrattamenti fisici messi in atto da anni dalla 47enne nei confronti della figlia. La giovane, infatti, oltre ad aver riferito di ripetute violenze da parte della genitrice, era tenuta legata con una catena a una ringhiera delle scale interne dell'edificio o al proprio letto - e in queste condizioni l'hanno trovata i Carabinieri intervenuti presso l'abitazione ed ha raccontato agli operanti di essere stata costretta a restare chiusa in camera, al buio, in condizioni sanitarie precarie, per giorni interi, mangiando una volta al giorno. 

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