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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Processo Gioia: "Aldo era triste e dispiaciuto, non arrabbiato"

Questa mattina è ripreso il processo ai due fidanzati accusati dell'omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate

Questa mattina, presso il Tribunale di Avellino, è ripreso il processo che vede imputati Elena Gioia e Giovanni Limata per l'omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate il 23 aprile scorso. Elena Gioia è assistita dal legale Livia Rossi del foro di Roma; mentre Giovanni Limata è difeso dagli avvocati Kalpana Marro e Fabio Russo. 

L'escussione dei nuovi testimoni: "Nell'ultimo periodo non era più Aldo"

Nella giornata di oggi è stato ascoltato il fratello di Aldo Gioia - Giancarlo - che, insieme all'altro fratello Gaetano, ha scelto di costituirsi parte civile. Giovanni Limata, ristretto in carcere, ha rinunciato a comparire. Elena Gioia, invece, era presente in aula. 

“Sentivo tutti i giorni mio fratello Aldo - afferma Giancarlo Gioia - era profondamente dispiaciuto da questa situazione. Quando vi fu l’episodio dello schiaffo di Giovanni Limata ad Elena era molto arrabbiato. Più che preoccupato era visibilmente dispiaciuto”. 

Il dottor. Fabio Policino, medico legale e consulente di parte civile, afferma: “Mi risulta che Aldo Gioia abbia ricevuto tre colpi al torace. Tutti nella parte sinistra del torace, tutti penetranti. Furono lacerato il polmone, la cupola diaframmatica e lo stomaco. Il risultato fu che l’emorragia impedì ai polmoni di espandersi e la relativa mancanza di ossigeno per il cuore. Questo ne ha provocato l'arresto. Ci sono anche altre lesioni provocate dal coltello da caccia, in particolare al polso sinistro. Tutte le lesioni provocate agli arti superiori vanno intese come provocate nel tentativo di difesa da parte della vittima. Sicuramente una simile violenza non può essere soltanto dimostrativa. Non può essere la semplice ansia a rendere l'aggressore incapace di intendere e volere”. 

Franco Ciccone, collega di lavoro e amico di Aldo, dichiara: "Eravamo molto intimi e spesso ci confidavamo le nostre cose. Aldo, in quel periodo, era molto triste. Era rammaricato da questo rapporto che la figlia aveva con Limata. Era sempre molto gioioso ma era cambiato. Tutti vorremmo il meglio per i nostri figli e lui era veramente dispiaciuto. Nell'ultimo periodo, sinceramente,  mi viene da dire che non era più Aldo. Non riconosceva più la figlia; affermava fosse molto cambiata". 

Dopo è stato il turno di Giovanni Preziosi, altro amico di Aldo Gioia, che ha affermato: "Io e Aldo condividevamo la passione per la barca. Aldo ed Elena avevano un rapporto di estrema complicità. C'era molta conversazione e collaborazione tra loro. L'ultima volta li ho visti insieme nel luglio del 2017 e c'era davvero una grande unità tra i due. Non mi ha mai parlato del rapporto della figlia con il fidanzato". 

Il consulente informatico Buono Catello Pio, ha affermato: "Abbiamo analizzato i cellulari sequestrati e fatto delle copie forensi per analizzarne il contenuto. In questo caso specifico si è trattato di un'operazione non replicabile. Le chat rinvenute mostravano una corrispondenza con gli altri dispositivi".  

Nell'udienza precedente Selina Nanni dichiarò: "Giovanni mi disse che doveva uccidere la famiglia di Elena"

Il 3 febbraio scorso, il dott. Francesco Saverio Ruggiero ha dovuto accertare la presenza di patologie che renderebbero incompatibile la detenzione in carcere di Giovanni Limata. Queste le dichiarazioni del medico: "L'imputato è pienamente compatibile con il regime carcerario in quanto non presenta patologie che impediscono tale regime. Ha un disturbo d'ansia che lo portano ad attuare azioni di autolesionismo. I suoi comportamenti non scaturiscono in una patologia psichiatrica, bensì da un bisogno interiore di aiuto psicologico. Non potendo fare del male agli altri, lo fa a se stesso. Pertanto, ritengo che il signor Limata possa restare in carcere". 

Nell'udienza del 23 febbraio scorso, furono ascoltati i testimoni di parte civile richiesti dall'avvocato Francesca Sartori. Tra questi anche Selina Nanni, che affermò: “Io e Giovanni Limata ci siamo conosciuti nel 2015. Abbiamo avuto una breve “cottarella" che poi non è proseguita. Successivamente ci siamo sentiti più raramente. Abbiamo ripreso a sentirci più frequentemente dopo aver visto il “countdown" sulle storie WhatsApp. Io gli chiesi cosa significasse questo conto alla rovescia e, lui, affermò che doveva uccidere due adulti e due ragazzi. Io gli chiesi di spiegarsi meglio e Giovanni ha aggiunto che doveva eliminare una famiglia. Alla fine si è aperto e mi raccontato che doveva uccidere tutta la famiglia di Elena”. La giovane ha smentito di avere avuto rapporti intimi con Limata, bensì di avere avuto soltanto una conoscenza telematica. Una lunga deposizione in cui Selina Nanni si è contraddetta più volte, soprattutto in merito al periodo di frequentazione con Giovanni Limata. "Dopo che il delitto era avvenuto ho sentito nuovamente Giovanni e lui ha detto che avrebbe voluto fare molto di più...".  Selina Nanni aggiunge: "Sara Clemente mi disse dell'omicidio e mi chiese - inoltre - di inviarle gli screenshot delle chat intercorse con Giovanni Limata". Nel corso della deposizione, ancora, Selina Nanni ha dichiarato che - a chiedere a Sonia Guerriero e Sara Clemente di andare a recuperare Giovanni Limata ad Avellino dopo aver compiuto il delitto - è stata proprio lei. Incalzata dalle domande del Pubblico Ministero, successivamente, Selina si è contraddetta nuovamente, affermando che la sua richiesta di andare a recuperare Giovanni Limata è avvenuta prima del delitto, proprio per evitare che l'omicidio si compisse. 

La prossima udienza, adesso, è attesa per il  27 aprile, quando finalmente ci sarà  l'escussione dei due imputati: Elena Gioia e Giovanni Limata.

La dinamica del delitto di Aldo Gioia 

Aldo Gioia è stato assassinato la sera di venerdì 23 aprile da Giovanni Limata, 23 anni di Cervinara, entrato in casa della vittima grazie alla complicità della figlia 18enne, Elena Gioia, sua fidanzata all'epoca del delitto.

Le urla di Gioia, colpito mentre dormiva, avevano richiamato l'attenzione della moglie e dell'altra figlia e l'aggressore era scappato. Poco dopo era rincasata Elena, che aveva chiamato i soccorsi: alle Forze dell'Ordine aveva parlato di un'irruzione da parte di ladri.

Giovanni Limata, rintracciato dagli agenti della Squadra mobile a Cervinara, dove abitano il padre e il fratello, ha confessato l'omicidio. Anche la 18enne Elena Gioia, quella sera stessa, ha confessato agli inquirenti di aver pianificato con il fidanzato la morte del padre. E' stata proprio Elena, infatti, a farlo entrare in casa uscendo col pretesto di andare a gettare la spazzatura e lasciando la porta aperta. 

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