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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Processo Aste OK, chiesti quasi 200 anni di carcere per gli imputati: "Era un'associazione camorristica"

Oggi, presso l'Aula d'Assise del Tribunale di Avellino, si è tenuta la requisitoria del pm antimafia Henry John Woodcock: "Il ruolo delle parti offese, quelle che hanno dovuto acquistare la casa "con una fune alla gola", deve necessariamente prevalere"

Nella giornata di oggi, presso il Tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduta dal presidente Dott. Roberto Melone, a latere Vicenza Cozzino e Gilda Zarrella, è ripreso il processo nato dall'inchiesta "Aste ok" del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone d'illeciti che vede protagonista il Clan Partenio. Dopo 75 udienze, il Collegio presieduto dal giudice Roberto Melone ha concluso l'istruttoria dibattimentale del processo noto come Aste Ok. Si è aperta oggi la fase delle discussioni, che presumibilmente si concluderà entro aprile o maggio. Sebbene la data ultima nel calendario del collegio sia il 26 aprile, potrebbero essere programmate udienze anche per maggio. Oggi, presso l'Aula d'Assise del Tribunale di Avellino, si è tenuta la requisitoria del pm antimafia Henry John Woodcock.

Il Pm antimafia ha più volte evidenziato nel corso della requisitoria i contorni del “patto”. È da ricordare che lo stesso Woodcock, dopo le accuse rivolte ai Carabinieri che hanno condotto le indagini (in seguito archiviate dal Gip di Avellino), ha anche coordinato un’inchiesta condotta dai militari del Nucleo Pef della Guardia di Finanza. Questo ha avuto un impatto importante sul processo, con l'approvazione della richiesta di acquisizione delle dichiarazioni rese alla procura da una testimone e non quelle ritrattate durante l'esame in aula (una richiesta di 500 comma 4) e ha aperto un fascicolo per corruzione in atti giudiziari che ha portato alla scoperta di una violazione della misura cautelare a cui erano sottoposti due imputati, Barone e Formisano, passati dai domiciliari al carcere.

Quella del magistrato è stata una requisitoria lunga e articolata, incentrata sulle conversazioni che hanno dato il via alle indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino il 19 dicembre 2018, in particolare quella tenutasi a casa Galdieri tra il boss Pasquale O Milord e Damiano Genovese, riguardante le aste. Le dichiarazioni raccolte in vari interrogatori resi dalla principale imputata, Livia Forte, sono state al centro del dibattito, così come la linea difensiva, che ha sostenuto si trattasse di “babà”, come la stessa Forte li ha definiti, e non estorsioni.

“Questo lungo cammino processuale si conclude. Ci sono state delle fasi turbolente e tanti accadimenti. Ogni volta è come se si formasse una piccola comunità processuale. Ogni micro-comunità dovrebbe essere disciplinata da regole scritte e non scritte e, in questo lungo cammino, il rispetto di queste regole è stato messo un po' in discussione, ma fa parte del gioco. Abbiamo trascorso molto tempo su molteplici questioni. Sono state dedicate pagine e pagine di verbali d’udienza alla genesi del nome "TreTre". Mi verrebbe da dire: "Cosa ci importa della genesi di questo nomignolo?" Quello che ci interessa è sapere se, nella comunità irpina, questo nomignolo rappresentasse veramente un gruppo di tre persone che assoggettavano i partecipanti nel settore delle aste immobiliari. A noi interessa comprendere la percezione che la comunità aveva dei TreTre, inizia così la discussione del PM. “Nelle varie fasi di questo processo, l’ufficio del Pubblico Ministero, per quanto concerne le intercettazioni, ha effettuato una scrematura. Sono state oggetto d’interesse solo le intercettazioni in cui la parte lesa era rappresentata dagli esecutati.  Il diritto di abitazione è oggetto di protezione accordata dalla CEDU che, all'articolo 1 del protocollo n. 1, intitolato “protezione della proprietà” sancisce che ogni persona fisica o giuridica ha diritto al rispetto dei suoi beni. Per questo la casa è un diritto fondamentale”.

La requisitoria del PM è poi tornata sulla linea difensiva secondo cui gli esecutati sarebbero stati loro stessi ad aver compiuto illeciti: "Noi abbiamo il dovere di analizzare questi spezzoni di vita, la disperazione degli esecutati, questi "pericolosi" esecutati, come li definiscono gli avvocati. Anzi, secondo i difensori, gli imputati sarebbero stati le vittime degli esecutati". Woodcock ha citato alcune intercettazioni: "Quello si deve comprare la casa con una fune alla gola", come avrebbe riferito Armando Aprile. "A mio avviso basterebbero venti minuti di battute per chiarire la questione ma, il ruolo di persona offesa, quella che ha dovuto acquistare la casa "con una fune alla gola", deve necessariamente prevalere. Le persone offese devono rimanere tali. Il Tribunale ha ritenuto queste persone per quello che sono e, certamente, le loro dichiarazioni devono necessariamente essere ritenute utilizzabili".

La requisitoria, successivamente, si sofferma sul rapporto di vicinanza tra Livia Forte e i Galdieri: "Ci troviamo davanti a un rapporto di 'incorporazione' nato tra il 2018 e il 2019. Qui nasce il 'patto', utilizzando proprio il termine usato dagli imputati. Stiamo parlando di soci. Soci a tutti gli effetti. Aprile dice che gli accordi si devono rispettare. Aprile dice 'Se i Galdieri non vengono ad Atripalda, io non gli darò manco una lira'. Questo, secondo voi, è l’approccio di persone terrorizzate o vessate dai Galdieri? Sinceramente, si ha più l'idea che l’attività intimidatoria e camorristica venga dai TreTre. L’attività di Livia Forte avveniva anche prima dei Galdieri. Ma non dimentichiamo che la vendita immobiliare forzata è un reato. La vendita immobiliare deve essere solo dettata dal fato e null’altro. Gli esecutati erano dei disgraziati, dei poveretti. Qualcuno meno degli altri, certamente, ma ciò non toglie che le case se le sono dovute comprare con la fune alla gola. Ma se si fa un accordo e Livia Forte e Armando Aprile sono delegati “dal capo” – utilizzando il termine scelto da Livia Forte – a svolgere queste attività. Vuol dire che loro sono partecipi".

Ancora, il PM parla dell’ingresso degli altri soggetti nel mondo delle aste immobiliari: "Quando altre persone cominciano a fare sopralluoghi, ad avvicinarsi al mondo delle aggiudicazioni immobiliari, Livia Forte e Armando Aprile vanno in bestia, cominciano a sentire maggiormente il bisogno di associarsi. La stessa Livia Forte si rende conto di questa presenza e in quel momento ha bisogno 'degli associati forti', ha bisogno dei 'paccheri'. Viene convocata una riunione dove Galdieri manda Dello Russo a chiamare fisicamente i nuovi soggetti concorrenti. Questa riunione serviva proprio a delineare e a chiarire la situazione: 'Ad Avellino le aste le fa solo la mia sorellina Livia'; e questo è il motivo per cui la Cerullo, a un certo punto, si è sentita estromessa vessatoriamente, con violenza. Questo sembra essere diventato un processo di 'estorsioni a catena'. Tutti estorcono a tutti. Ma in realtà sono tutti insieme”, ha dichiarato in aula il PM Woodcock, ribadendo ancora una volta, con forza, che l’associazione riguardava tutti gli imputati, tutti avevano il loro ruolo e tutti erano soci. "Usavano un potere ricattatorio e anche che avrebbero scongiurato la presenza di altri all’interno delle stesse aste. Questo processo "è scritto" dalle parole dei suoi imputati. Era a tutti gli effetti una associazione camorristica". La prossima udienza è attesa per il 10 aprile 2024. 

Le richieste di condanna del Pm Woodcock sono le seguenti:

1. APRILE ARMANDO POMPEO: 25 anni di reclusione

2. BARBATI EMANUELE: 8 anni di reclusione

3. BARONE ANTONIO: 14 anni e 10 mesi di reclusione

4. CICCONE ANTONIO: 6 anni e 6 mesi di reclusione

5. DELLO RUSSO CARLO: 13 anni e 3 mesi di reclusione

6. DI BENEDETTO MANLIO: 8 anni e un mese di reclusione

7. FLAMMIA ANTONIO: 3 anni di reclusione

8. FORMISANO GIANLUCA: 17 anni e mesi 11 di reclusione

9. FORTE LIVIA: 24 anni di reclusione

10. FORTE MODESTINO: deceduto

11. GALDIERI NICOLA: 14 anni e 8 mesi di reclusione

12. GASPARRO MARIA LUIGIA: 3 anni e 6 mesi di reclusione

13. GENOVESE DAMIANO: 14 anni e 6 mesi di reclusione

14. GIACCIO RAFFAELE: anni 2 e mesi 6 di reclusione

15. GISOLFI MARIO: 12 anni e 8 mesi di reclusione

16. PAGANO BENIAMINO: 16 anni e 6 mesi di reclusione

17. BECCHIMANZI ERMELINDA: 3 anni e mesi 6 di reclusione

18. GUERRA MARIO: 3 anni di reclusione

19. DI COSTANZO GIUSEPPE: 3 anni di reclusione

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