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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Cellulari nel carcere di Bologna, chiesti 50 rinvii a giudizio: c'è anche Bocciero

Avrebbero utilizzato schede sim e cellulari all’interno del carcere di Bologna, dove si trovavano ristretti, ricevendo ed effettuando chiamate direttamente dalle celle

Dopo l'ampia inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, in collaborazione con la Squadra Mobile e il Nir della Polizia Penitenziaria dell’Emilia Romagna, che ha portato alla notifica di quarantasette avvisi di conclusione delle indagini nel corso dell'autunno, il procedimento giudiziario prosegue con la richiesta di rinvio a giudizio. Quest'ultima è stata firmata dal sostituto della Procura Distrettuale Antimafia di Bologna, Roberto Ceroni, evidenziando la serietà e la concretezza delle accuse.

Tra i cinquanta imputati figura anche Diego Bocciero

Tra i cinquanta imputati figura anche un esponente del Nuovo Clan Partenio, Diego Bocciero, condannato a 20 anni di reclusione, nel luglio scorso, per la sua partecipazione al clan. L'accusa nei confronti di lui e degli altri coinvolti, appartenenti alla criminalità albanese, campana e calabrese, detenuti nel carcere della Dozza a Bologna tra il 2020 e il 2022, è il 391 ter (accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti). L'udienza si terrà il prossimo 23 gennaio nell'aula bunker del carcere di Bologna, presieduta dal Gup Roberta Malavasi.

Ora si attende la decisione del Gup sulla prosecuzione del processo

Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile e dal Nic della Penitenziaria, indicano che il quarantenne avrebbe avuto in uso illegalmente un telefonino tra febbraio e maggio del 2020 all'interno del penitenziario. L'avvio delle indagini è stato segnato dalla rivolta scoppiata nel carcere nel marzo 2020 durante il lockdown, la quale è stata documentata attraverso un video su YouTube, apparentemente girato dai detenuti stessi. Le indagini, coordinate dall'Antimafia di Bologna, si sono concentrate sui numeri collegati alle celle telefoniche del carcere e sui centinaia di microtelefonini sequestrati. Questi elementi hanno portato a una svolta nell'inchiesta, e ora si attende la decisione del Gup sulla prosecuzione del processo.

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