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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Aste OK, Formisano in carcere. L'Avv. Taormina: "Cinismo e insensibilità da parte della magistratura"

Nella giornata di ieri è emerso che Formisano e De Nardo hanno concordato la testimonianza fornita in aula. Il difensore dell'imputato non riesce a darsi pace

"Ecco uno di quei momenti di amarezza, di dolore, di sconcerto che la professione di avvocato riserva. Accade quando non solo sei convinto dell'innocenza di un imputato, ma anche quando le prove raccolte in un processo ne hanno dimostrato la non colpevolezza. Non si riesce a comprendere come possa esserci tanto cinismo, tanta freddezza, tanta insensibilità da parte della magistratura."

Così esordisce l'avvocato Carlo Taormina, profondamente colpito dall'arresto dell'imprenditore e ingegnere Gianluca Formisano. Un processo, quello per la gestione criminale delle aste giudiziarie ad Avellino, che nella giornata di ieri ha vissuto un momento cardine, con il Tribunale di Avellino che ha deciso di accogliere la richiesta del Pubblico Ministero antimafia, Henry John Woodcock, di aggravare le misure cautelari nei confronti dell'ingegnere Gianluca Formisano, presunto membro del "clan delle aste". Il passaggio dal regime degli arresti domiciliari al carcere è stato motivato dalle evidenze emerse dalle chat tra Caterina De Nardo e l'imputato, che hanno portato il Pubblico Ministero a sottolineare la violazione della misura cautelare.

"Ieri sera, dopo un'udienza drammatica, Gianluca Formisano è stato arrestato e portato in carcere sulla base di un provvedimento del tribunale, che va approfondito. Tuttavia, non emerge alcuna circostanza in ordine al contestato inquinamento probatorio." L'avvocato sottolinea la mancanza di prove concrete riguardo all'accusa di inquinamento probatorio:  "Un forte legame con una testimone ha portato all'ipotesi che la ragazza sia stata indotta a non dire la verità, ma in dibattimento ha finalmente dichiarato la verità, contrariamente a quanto affermato in precedenza. Non emergono dati dalle offerte di utilità, funzionali a ottenere una falsa testimonianza."

L'avvocato difende l'integrità dell'ingegnere Formisano, sottolineando la rettifica della testimonianza da parte della presunta testimone, senza che emergano prove di corruzione o pressioni indebite. "Non parlerei così se non conoscessi profondamente l'ingegnere Gianluca Formisano, una delle persone più oneste e chiare che abbia mai conosciuto. Non solo la sua innocenza è certa, come dimostrato nel processo, ma non si è mai macchiato di azioni di questo genere. La lettura delle carte sicuramente dimostrerà la correttezza dell'ingegnere Formisano, e si sta preparando l'appello al Tribunale della Libertà. Ma il mio dolore è troppo forte", conclude il penalista. 

Le accuse "fake" ai carabinieri 

Il Pubblico Ministero ha fatto riferimento agli atti aggiuntivi presentati presso il tribunale di Avellino dagli agenti del nucleo di polizia economica finanziaria di Napoli. I nomi degli indagati sono Ciriaco De Nardo di Montoro, Caterina De Nardo residente a Montoro e Daniela Marra residente a Volturara Irpina. Gli inquirenti sostengono che questi tre indagati, agendo come testimoni della procura, abbiano consapevolmente favorito il Nuovo Clan Partenio per fini personali. Più precisamente, Ciriaco De Nardo e Caterina De Nardo sono stati coinvolti in una procedura esecutiva aggiudicata da Ciriaco presso il Tribunale civile di Avellino il 31 maggio 2019. Allo stesso modo, Daniela Marra è stata coinvolta in una procedura esecutiva presso lo stesso Tribunale e nella stessa data. Durante le udienze dibattimentali del 16 settembre, 30 settembre e 28 ottobre 2022, i tre indagati hanno negato di aver versato somme di denaro in favore di Formisano Gianluca o di altri soggetti per assicurarsi l'assegnazione degli immobili oggetto delle procedure esecutive. Durante le dichiarazioni testimoniali, i suddetti indagati hanno anche accusato gli ufficiali di polizia giudiziaria dell'Arma dei Carabinieri di Avellino di avere manipolato i verbali delle loro deposizioni o di avere riportato informazioni errate. Il Pubblico Ministero, il dottor Henry John Woodcock, aveva già richiesto l'archiviazione, ritenendo infondate le accuse contro i carabinieri emerse durante l'udienza del 10 marzo davanti al tribunale di Avellino, presieduto dal giudice Roberto Melone. 

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