rotate-mobile
Sport Lacedonia

Settore Giovanile, la verità viene a galla: ecco cosa pativano i baby calciatori

A rimetterci il buon nome della società Us Avellino e quello del presidente Walter Taccone che seppur non gestore di fatto del settore giovanile, da presidente aveva il compito di vigilare

Settore giovanile dell’Avellino viene a galla la verità. Il rapporto tra i vecchi gestori del vivaio biancoverde e i vertici della società non era più idilliaco. Tanto è vero che quest’anno si è cambiato registro. Ma i deferimenti del procuratore federale chiariscono l’intera vicenda.  A rimetterci il buon nome della società Us Avellino e quello del presidente Walter Taccone che seppur non gestore di fatto del settore giovanile, da presidente aveva il compito di vigilare. Perché le contestazioni mosse alla gestione del settore giovanile a seguito di esposti ed altro trovano riscontro anche nelle risultanze del Tribunale Federale Nazionale – Sezione Disciplinare. La Procura federale ha inflitto l’inibizione per 6 mesi a Taccone Walter; 12 mesi a Rosario Lamberti, 1 mese a Arturo Di Pietro e l’ammenda di € 10.000,00 alla Società Avellino 1912 Srl.

I FATTI

Il procedimento prende corpo a seguito di vari articoli giornalistici.  A far imprimere una accelerata, la denuncia di un genitore di un giovane calciatore.

Con le dette segnalazioni, in definitiva, veniva lanciato l’allarme circa lo stato di totale abbandono del Settore Giovanile della Società irpina, sia con riferimento ai bisogni primari dei giovani calciatori – mancanza di un adeguato sostegno alimentare, una non proprio dignitosa sistemazione logistica in camere rivelatesi poco spaziose e non adeguatamente riscaldate, soprattutto nel periodo invernale -, sia con riferimento al supporto educativo, formativo e scolastico da garantire loro ai fini di una sana crescita. Dalle carte del procedimento, puntualmente garantite dalla preziosa indagine operata dalla Procura Federale, in effetti, sono emerse molteplici criticità tra i ragazzi ospitati a Lacedonia.

Problemi, tutti riconducibili ad una conduzione del settore oltremodo inadeguata, tra l’altro nella quasi totale assenza dei vertici societari che, pur dovendo riservare le migliori attenzioni a quell’area di intervento così delicata, hanno  al contrario omesso il benché minimo controllo, non soltanto non impedendo, ma addirittura favorendo, con il loro disinteresse, forme di decadimento e degenerazione sinceramente inaccettabili sul piano sportivo e Federale, e non solo. 

Lo sforzo istruttorio della Procura Federale ha consentito al Tribunale di accertare innanzitutto che, di fatto, il settore giovanile veniva gestito, da Rosario Lamberti, amico di vecchia data del Presidente Taccone, che in qualche modo, ne assecondava la conduzione, nonostante che il soggetto fosse non tesserato ed estraneo all’ordinamento Federale. Tale soggetto, incurante delle esigenze dei ragazzi, nonché della loro sistemazione, è provato che incassasse quote di denaro dalle rispettive famiglie, proprio per far fronte ai bisogni vitali dei minori, i quali, ad un certo punto, si sono anche imbattuti nella protesta degli operatori commerciali della zona, disturbati dal fatto di non essere pagati per i loro servizi.

Risulta anche dagli atti che la presenza di  Lamberti fosse di tale ingombro da condizionare anche le scelte dei tecnici circa l’utilizzo dei giocatori, con il forte sospetto che l’allontanamento di alcuni ragazzi, nella circostanza, non fosse giustificato da decisioni esclusivamente tecniche (v. in particolare audizioni Iezzo Gennaro, Vito Vincenzo, Silano Gerardo). Risulta altresì pacifico, a parte la costante della lontananza dei vertici societari, che in quel periodo si fossero anche organizzati provini e stage per il reperimento dei ragazzi da inserire nelle diverse squadre giovanili, raduni sportivi le cui date risultavano addirittura pubblicate sul sito ufficiale www.usavellino.club, tutto in assenza delle necessarie autorizzazioni.

La posizione di Arturo Di Pietro, certamente più defilata rispetto alle altre, risulta comunque impegnata sul piano della responsabilità, atteso che, da collaboratore del settore, contribuiva alla organizzazione degli stage, non autorizzati, per la cui partecipazione le famiglie versavano una quota di ben 250 euro, che lo stesso deferito destinava alle spese di mantenimento dei minori, anche per tamponare le falle create dalla mala gestione del Lamberti e del Vito. 

Quanto alla posizione del Presidente Taccone, lo stesso, nel corso della sua audizione, ma anche in occasione delle dichiarazioni rese personalmente in udienza, ha cercato di spogliarsi da ogni responsabilità affermando di aver affidato la gestione dell’intero settore giovanile al Direttore Sportivo, avv. Enzo De Vito, il quale, a sua volta, si era avvalso in concreto della collaborazione di Vito e Lamberti, entrambi non tesserati ed estranei all’organigramma della Società. 

Le memorie difensive 

Nei termini assegnati nell’atto di convocazione, i deferiti, Taccone Walter e Società US Avellino 1912 Srl, hanno fatto pervenire memorie difensive, con le quali hanno chiesto, in via principale il proscioglimento da ogni addebito, in via subordinata l’applicazione di una sanzione contenuta nel minimo. In particolare, la difesa del Prof. Taccone, rilevato che la gestione del Settore Giovanile della US Avellino era stata accordata al Direttore Sportivo, Avv. Enzo De Vito, il quale, in totale autonomia decisionale e con pieni poteri operativi era stato incaricato di gestire l’intero settore, concludeva per la non ravvisabilità a carico del deferito di alcuna responsabilità. Stesse conclusioni per la difesa della Società, la quale, in aggiunta evidenziava anche l’assenza, sul piano probatorio, di indizi di reità nei confronti dei soggetti deferiti, alcuni dei quali addirittura non tesserati. Gli altri deferiti non hanno fatto pervenire memorie difensive.

 Il dibattimento 

Al dibattimento, sono comparsi il rappresentante della Procura Federale, nonché il deferito in persona, Prof. Walter Taccone, unitamente ai propri difensori. In via preliminare il TFN, accertato che in atti manca la prova dell’avvenuta notifica del deferimento e dell’atto di convocazione nei confronti del deferito Vito Vincenzo, dispone la separazione della richiamata posizione e la trasmissione dei relativi atti alla Procura Federale per i provvedimenti di competenza.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Settore Giovanile, la verità viene a galla: ecco cosa pativano i baby calciatori

AvellinoToday è in caricamento