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Cala il sipario sulla stagione dell'Avellino: non si salva nessuno, eccetto i tifosi

L'amaro in bocca è difficile da smaltire dopo l'eliminazione prematura dai playoff di Serie C. Ma è necessario ripartire, immediatamente, con un progetto serio e con idee chiare per tenere vivo l'entusiasmo di una piazza ancora innamorata dei colori biancoverdi

Cala il sipario sulla stagione 2021-22 dell'Avellino. Una stagione fallimentare, a tratti maledetta, contrassegnata dal continuo ondeggiare tra alti e bassi in termini di rendimento e dalle disastrose scelte tecniche operate dalla coppia Salvatore Di Somma-Piero Braglia.

Nemmeno il cambio in corso d'opera, con l'allontanamento del direttore sportivo e dell'allenatore, in favore di Enzo De Vito e Carmine Gautieri, è bastato alla compagine biancoverde per dare una svolta a un'annata iniziata con mille dubbi, tra moduli e obiettivi di mercato, e terminata nel peggiore dei modi, con l'eliminazione prematura dai playoff di Serie C e la festa del Foggia di Zdenek Zeman, 31 anni dopo l'ultima vittoria al "Partenio-Lombardi".

Avellino fuori dai playoff di Serie C: le cause del fallimento

In realtà, le ragioni di una simile disfatta sono molto più numerose e complesse. L'arrivo del tecnico partenopeo, chiamato a una missione già di per sé difficile, se non impossibile da raggiungere, non ha sortito gli effetti sperati. E, nonostante la squadra avesse fatto registrare, almeno in termini di media punti (1.82), un leggero miglioramento rispetto a quanto totalizzato da Braglia (1.76), la qualità del gioco e, soprattutto, la carica agonistica dei calciatori in campo hanno, sempre, fatto molto discutere.

Sufficienza, presunzione, scarso impegno hanno caratterizzato, a più riprese, le prestazioni dei Lupi in campo. Un organico, peraltro, mai al completo tra infortuni e squalifiche, assemblato male e gestito addirittura peggio, specie dal punto di vista atletico: spesso e volentieri, si sono registrate lunghe file di calciatori in infermeria, convocati il giorno prima e poi letteralmente spariti dalle distinte ufficiali, a causa di infortuni muscolari, riacutizzazioni di problemi fisici mal curati (vedi il caso Di Gaudio), influenze e malanni di ogni tipo.

A ciò, va aggiunto un dato emblematico: negli scontri diretti con le squadre di alta classifica, l'Avellino ha totalizzato la miseria di una vittoria, quella nella gara di andata contro la Virtus Francavilla (1-0) dello scorso 9 ottobre. Per il resto, solo umiliazioni, persino contro lo stesso Foggia, settima forza del girone C della Serie C, affrontata tre volte nel corso della stagione con un bilancio di zero vittorie, un pareggio e due sconfitte.

Una squadra incapace di sfoderare gli attributi, di reagire in maniera intelligente alle provocazioni degli avversari, come quelle subite negli spogliatoi del "San Nicola" di Bari in occasione del match perso contro i galletti (1-0). Una squadra che, in tutti gli stadi del girone meridionale, si è fatta riconoscere e, talvolta, schernire, per il suo carattere rissoso e polemico e per la sua quasi inconsistenza di gioco. Una squadra che, in alcuni frangenti della stagione, ha rischiato di suscitare persino un senso di disaffezione e resa nei confronti di una tifoseria, già di per sé condizionata, almeno in termini numerici, dall'emergenza Covid e dallo spopolamento costante di una città capoluogo e di un'intera provincia che, ogni anno, perde tantissimi giovani, in cerca di maggior fortuna altrove.

Si ripartirà da zero: parola della famiglia D'Agostino e del ds De Vito

Giocatori sopravvalutati o venuti sempre meno nelle grandi occasioni? Difficile capire quale sia la risposta a questa domanda. In ogni caso, la reazione della società (anch'essa, in parte, responsabile di questa stagione fallimentare per aver riposto tanta, forse troppa fiducia a uno staff tecnico e a un gruppo squadra che hanno disatteso le aspettative) è stata evidente: niente sconti, si ripartirà subito da zero, anche a costo di un bagno di sangue per le casse societarie.

Parola del Presidente Angelo Antonio D'Agostino che, in occasione della conferenza stampa post gara, ha tuonato: "Probabilmente, mi sono fidato troppo. Prima si dimostra, e poi si passa alla parte economica. Finora, si è parlato sempre di soldi e stipendi. Sbagliare è umano. Perseverare è diabolico. Molti nostri calciatori si sono dimostrati migliori l'anno scorso. Bisogna ripartire a testa bassa, puntando molto più sul lato tecnico".

Il riferimento è, chiaramente, rivolto alle richieste di adeguamenti contrattuali che sarebbero pervenute alla dirigenza fin dal ritiro estivo a Roccaraso, come ha svelato l'amministratore unico Giovanni D'Agostino: "A luglio, i calciatori, insieme all'area tecnica, invece di pensare alla preparazione, erano concentrati sulla semifinale playoff dello scorso anno. Ora, si faranno scelte drastiche e mi aspetto che anche i procuratori dei calciatori ci vengano incontro, consapevoli delle prestazioni dei propri assistiti".

Necessario, dunque, mettere quanto prima in archivio questa disastrosa stagione, come ribadito dal direttore sportivo Enzo De Vito, subentrato a Di Somma lo scorso febbraio: "Il passato, ora, è passato e bisogna guardare avanti. Sono sempre stato per i giovani che devono sputare il sangue. Dobbiamo prendere atto che bisogna guardare più alla fame che al curriculum".

Ripartire con un progetto serio, spinti dal calore della piazza

Tirando le somme, niente e nessuno è salvabile rispetto a quest'annata da dimenticare. Niente e nessuno, eccetto i tifosi biancoverdi: gli ultimi romantici, gli unici a crederci fino alla fine, nonostante un epilogo, ormai, già scritto da settimane e pronto a palesarsi nel più breve tempo possibile.

La risposta del pubblico irpino in occasione del match di due giorni fa contro i Satanelli è stata eloquente: Avellino e l'Irpinia sono ancora follemente affezionate al Lupo e basta una piccola scintilla o, semplicemente, l'occasione propizia per far riaccendere la passione. Con una prevendita partita, praticamente, poco più di 48 ore prima della partita, la piazza ha risposto presente al grande appuntamento, facendo registrare il sold out in tutti i settori dello stadio "Partenio-Lombardi" a loro aperti, colorando gli spalti con sciarpe, vessilli, bandiere e fumogeni e sostenendo dal primo al novantesimo minuto una squadra che, evidentemente, non avrebbe meritato così tanto calore.

Lo spettacolo, insomma, non è mancato e, nonostante il periodo storico sfavorevole, i supporters irpini hanno dimostrato di esserci, nella buona e nella cattiva sorte. Ora, l'amaro in bocca è difficile da smaltire dopo l'eliminazione prematura dai playoff di Serie C. Ma è necessario ripartire, immediatamente, con un progetto serio e con idee chiare per tenere vivo l'entusiasmo di una piazza ancora innamorata dei colori biancoverdi.

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