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Vaccino Johnson & Johnson: ecco perché è decisivo nella lotta al Covid

Ha il vantaggio di avere una sola somministrazione

La scorsa settimana la multinazionale statunitense Johnson & Johnson (J&J) ha pubblicato i risultati dei test clinici sul proprio vaccino contro il coronavirus, confermando i dati promettenti anticipati lo scorso settembre. Il vaccino di J&J potrebbe rivelarsi fondamentale per contenere la pandemia, perché si conserva più facilmente rispetto a quelli autorizzati finora, che richiedono potenti congelatori, e potrebbe bastarne una sola dose per individuo, ma l’azienda negli ultimi mesi ha accumulato qualche ritardo nella produzione dei primi milioni di dosi.

 "Siamo a buon punto, abbiamo concluso gli studi clinici, i dati sono in fase di studio e siamo in attesa dei risultati: il vaccino dovrebbe arrivare entro fine marzo" dice Massimo Scaccabarozzi, presidente della Fondazione Johnson & Johnson in merito al vaccino anti-Covid sviluppato dalla casa farmaceutica. "Ha il vantaggio di avere una sola somministrazione. E' importante avere tanti vaccini".

Vaccino Johnson & Johnson: a che punto siamo

Il colosso americano ha pubblicato i dati propedeutici alla sperimentazione di fase 3 e auspica di chiedere presto l’autorizzazione per l’uso in emergenza alla Fda. La sperimentazione si era momentaneamente fermata a ottobre, per poi riprendere regolarmente. Janssen, azienda del gruppo Johnson & Johnson, nell'estate 2020 aveva annunciato che il suo nuovo candidato vaccino aveva dimostrato di proteggere contro l’infezione da SARS-CoV-2 in studi pre-clinici.  I dati, pubblicati su Nature, rivelavano che il vaccino sperimentale della Società, basato su vettori derivati da adenovirus di serotipo 26 (Ad26) aveva indotto una forte risposta immunitaria come provato dagli “anticorpi neutralizzanti”, riuscendo a prevenire infezioni successive e proteggendo completamente o quasi completamente dal virus i polmoni di primati non umani (NHPs) nello studio pre-clinico.

Scienziati e ricercatori nei Paesi Bassi, negli Stati Uniti e in Belgio hanno presentato i risultati degli studi clinici in fase iniziale che dimostrerebbero la sicurezza e l’efficacia del candidato vaccino di Johnson & Johnson. I risultati provvisori di fase 1-2 mostrano che il vaccino è sicuro e immunogenico sia negli adulti più giovani che negli anziani dopo una singola dose, supportando così la valutazione negli studi di fase 3.

Sono settimane calde. I risultati della sperimentazione infatti sono attesi entro la fine di gennaio o la metà di febbraio, momento in cui Johnson & Johnson spera di richiedere l’autorizzazione alla Food and Drug Administration (Fda). E' realistico pensare che si possa arrivare in vista del traguardo a marzo.

Come funziona questo vaccino?

E' un vettore di adenovirus ricombinante e incompetente alla replicazione del sierotipo 26 (Ad26) che codifica per la proteina spike (S) a tutta lunghezza trovata sulla superficie della sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2), l’agente che causa Covid-19. La proteina S è - in parole povere - la struttura superficiale primaria che il virus utilizza per legarsi e infettare le cellule ospiti. Questa tecnologia funziona in modo leggermente diverso rispetto ai vaccini mRNA disponibili da Pfizer-BioNTech e Moderna, che utilizzano entrambi RNA a filamento singolo. Si tratta di una soluzione che in passato era già stata sperimentata con altri tipi di vaccini, incluso uno efficace contro i virus che causano l’ebola. 

Perché il vaccino di J&J potrebbe essere decisivo 

L'opzione monodose di Johnson & Johnson è al centro degli studi su 45.000 persone arruolate per la fase 3. Intanto sappiamo qualcosa di più sui dati di fase 1 e 2, perché sono stati pubblicati il ​​13 gennaio sul New England Journal of Medicine , e i risultati mostrano che il candidato vaccino dell'azienda ha creato una risposta immunitaria nei pazienti per almeno 71 giorni, l'intero periodo di tempo misurato nello studio. Sul fronte delle reazioni avverse, il vaccino è stato "generalmente ben tollerato" nei partecipanti allo studio. Nella terza e ultima fase, fase 3, a venire testati sono decine di migliaia di volontari, la cui risposta al virus viene comparata a quella di altri volontari a cui, invece, è stata somministrata una sostanza placebo. 

Nel vaccino i ricercatori hanno aggiunto un pezzo di materiale genetico dalla proteina spike del nuovo coronavirus (il pezzo che si attacca alle cellule umane) in un altro virus, Adenovirus 26, che è stato modificato in modo da avere la capacità di entrare nelle cellule ma non riprodursi al loro interno. Gli adenovirus sono virus comuni che di solito causano sintomi simili al raffreddore, ma poiché quello utilizzato nel vaccino è stato alterato e non può replicarsi, non può causare la malattia (anche altri candidati vaccini tra cui il candidato di AstraZeneca utilizzano una tecnologia adenovirus simile).

Il vaccino di J&J secondo molti esperti potrebbe essere un'arma decisiva nel corso del 2021 per contenere la pandemia, perché si conserva più facilmente rispetto a quelli autorizzati finora: non servono speciali congelatori, e potrebbe bastarne una sola dose. Dato che i dati in possesso sono ancora limitati, su questo specifico punto occore procedere con cautela.

Può essere conservato in un normale frigorifero

Uno dei maggiori vantaggi del vaccino Johnson & Johnson è poi la sua durata. Dato che non ospita mRNA delicato a differenza dei vaccini Pfizer e Moderna (che devono assolutamente rimanere congelati), è molto meno fragile, e può rimanere stabile in un normale frigorifero per un massimo di tre mesi. "Questo è un grande vantaggio", afferma Thomas Russo, MD , professore e capo del dipartimento di malattie infettive presso la University at Buffalo di New York. Conservare in modo sicuro gli altri vaccini disponibili, in particolare il vaccino Pfizer presenta sfide non da poco per gli ambulatori e gli studi medici. 

La sperimentazione clinica di fase 3 di Johnson & Johnson dovrebbe concludersi entro la metà di febbraio. Se tutto andrà a buon fine, l'azienda può successivamente richiedere l'autorizzazione all'uso di emergenza dalla Food and Drug Administration (FDA). Se la FDA concederà la sua approvazione, è possibile che il vaccino possa essere autorizzato a marzo.

Ad agosto, la società ha firmato un contratto da 1 miliardo di dollari con il governo federale degli Stati Uniti, impegnandosi a produrre fino 12 milioni di dosi del suo vaccino nei primi mesi e 100 milioni di dosi entro la fine di giugno. Secondo il New York Times il ritardo stimato non è inferiore ai due mesi rispetto a quelle previsioni iniziali. Il ritardo con la produzione dei vaccini "promessi" agli Stati Uniti comporterà ovviamente ritardi anche per quelli prenotatid all'Unione europea. A ottobre Stella Kyriakides, Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, ha annunciato, attraverso un post apparso sul proprio profilo Twitter, aveva annunciato la firma del contratto con Johnson and Johnson per la fornitura dei vaccini, che saranno disponibili per una platea "fino a 400 milioni di persone". La strada è ancora lunga, nelle prossime settimane ne sapremo di più.

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