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La Long Covid esiste: i 55 sintomi che restano dopo l'infezione da coronavirus

In alcuni pazienti i sintomi del Covid restano anche per molto tempo dopo aver passato la fase acuta della malattia. Oggi c'è uno studio che individua con precisione tutti gli effetti collaterali

È l’aspetto più subdolo e meno conosciuto dell'infezione da Sars-Cov-2, cioè la sua capacità di lasciare in alcuni pazienti strascichi che possono durare anche mesi, stressando molto il fisico e la mente di chi è entrato in contatto con il coronavirus, il nuovo agente patogeno registrato in Cina a partire dal dicembre 2019 e diffusosi in tutto il mondo, dando il via ad una pandemia che, in un anno, ha contato 175 milioni di persone infettate e oltre 3,8 milioni di morti. 

Se in un primo momento le conseguenze di lungo periodo del virus erano un sospetto dato dai pazienti che, nonostante la negativizzazione, arrivavano negli ospedali lamentando sintomi importanti, adesso se ne ha la certezza: la Long Covid esiste. Lo dice una ricerca intitolata “More than 50 long-term effects of Covid-19: a systematic review and meta-analysis”, che ha riassunto, attraverso modelli statistici e matematici, le 15 migliori ricerche scientifiche delle 18.251 pubblicate nel mondo. I risultati integrati sono stati a loro volta pubblicati su “Nature”, una delle riviste scientifiche più quotate in ambito medico e scientifico. A conferma di questi studi, c’è anche una ricerca dell’Istituto superiore della sanità in Italia (Iss) del luglio scorso, che dà “Indicazioni ad interim sui principi di gestione del Long-Covid”. 

Che cos’è la Long Covid e quando si verifica

La Long Covid è di fatto il mancato ritorno di un paziente, in passato affetto da Covid, alla condizione precedente all’infezione acuta. Ma quando si rischia di dover vivere settimane o mesi con tutta una serie di sintomi? Secondo l’Iss “i motivi per cui solo alcuni pazienti sviluppano la Long Covid al momento non sono noti, sebbene l’età avanzata, il sesso femminile e l’ospedalizzazione sembrino fattori favorenti. Anche i bambini, pur raramente, possono presentare sequele della malattia. Non c’è un singolo sintomo o test per diagnosticare la Long-Covid”. Una parziale spiegazione però prova a darla il team di ricercatori europei e americani, spiegando come possano essere influenti fattori genetici dell’ospite, ma anche l’età, la dose di infezione, la passata esposizione ad agenti reattivi e passate condizioni di cronicità. Inoltre andrà anche approfondito il rapporto che intercorre tra i vari sintomi che si manifestano contemporaneamente perché il corpo umano non è fatto di comparti stagni e ogni organo, è inevitabile, influenza tutti gli altri. 

Tutti i sintomi della Long Covid: oltre 50

I 10 sintomi più frequenti della Long Covid sono:

Fatica

Male alla testa

Disturbo dell'attenzione

La perdita di capelli

Dispnea (fatica a respirare)

Ageusia (Perdita del gusto)

Anosmia (Perdita dell’olfatto)

Polipnea post-attività (Aumento del battito cardiaco e respirazione) 

Dolori articolari

Tosse

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Nella ricerca di Sandra Lopez Leon, Talia Wegman-Ostrosky, Carol Perelman, Rosalinda Sepulveda, Paulina A. Rebolledo, Angelica Cuapio e Sonia Villapol, risulta evidente come la fatica (il 58%dei casi) sia il sintomo più comune ed è presente anche dopo 100 giorni del primo sintomo della malattia. C’è poi la cefalea (44%), disturbo dell'attenzione (27%), perdita di capelli (25%), dispnea (24%). Ma questi sono solo i principali e più diffusi nei casi studiati e campionati perché i sintomi in totale sono 55 e comprendono anche problematiche neurologiche e neuropsichiatriche. Ecco gli altri, con una incidenza su un numero di pazienti uguale o inferiore al 17%: 

Sudorazione

Nausea o vomito

Dolore/fastidio al petto

Perdita di memoria

Perdita dell'udito o acufene

Ansia

Depressione

Disturbi digestivi

Perdita di peso

Segni cutanei

Aumento della frequenza cardiaca a riposo

Palpitazioni

Dolore generale

Febbre intermittente

Disordine del sonno 

Ridotta capacità di diffusione polmonare

Apnea notturna

Brividi

Salute mentale correlata all'assistenza sanitaria 

Malattie psichiatrica

Occhi rossi

Fibrosi polmonare

Flusso discontinuo 

Diabete mellito

Espettorato

Edema degli arti

Vertigini

Ictus

Mal di gola

Disturbi dell'umore

Disforia

Disturbo ossessivo compulsivo (Doc)

Nuova ipertensione

Miocardite

Insufficienza renale

Disturbo da stress post-traumatico 

Aritmia

Paranoia 

Va spiegato che anche questa ricerca, seppur estremamente valida e ancor più solida per la sua metodologia di estrazione dei dati, ha i suoi limiti perché lo dicono proprio gli specialisti nella loro elaborazione, alcuni degli effetti collaterali del coronavirus sono stati comunque riscontrati in un numero di persone troppo basso per avere delle certezze dogmatiche sul decorso della malattia nel lungo periodo. Ma quanto è frequente la Long Covid? Secondo un recente documento riassuntivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità un quarto dei soggetti manifesta sintomi persistenti a distanza di 4-5 settimane dal riscontro della positività. 

Long Covid: i percorsi di assistenza in Italia

Ci si interroga dunque anche su come affrontare questo tipo di condizione, che comunque è debilitante e si protrae talmente a lungo del tempo che chi ci è finito dentro ha raccontato non solo riverberi sul piano emotivo e psicologico, ma anche sul piano sociale e lavorativo, con pazienti costretti anche a lasciare il proprio impiego. Ecco perché in Italia sono stati istituzionalizzati dei percorsi dedicati per i pazienti Long Covid. Di esempi ce ne sono diversi. 

In Emilia Romagna il percorso si distingue fra chi non ha avuto problemi organici e chi ha avuto la polmonite diffusa. Nel primo caso si parte con una visita presso gli ambulatori della medicina generale, potrà poi eventualmente richiedere esami specifici per poi rivalutarlo dopo 3 o 6 mesi, ulteriori approfondimenti sono poi gestiti direttamente dagli ambulatori specialistici dedicati. Nel secondo caso, si va negli ambulatori specialistici dove opera un team multidisciplinare e multiprofessionale; l’accesso all’ambulatorio specialistico potrà avvenire con appuntamento definito direttamente da parte dello specialista al momento della dimissione del paziente, che comunque deve avvenire entro 3-6 mesi dall’uscita dall’ospedale. 

In Toscana i pazienti vengono contattati dall’ospedale del ricovero. Il primo step, previsto entro due mesi dalla guarigione clinica, è un questionario clinico, da cui è possibile evincere eventuali problematiche. Le informazioni vengono valutate e integrate con approfondimenti dal medico di riferimento, che può individuare la necessità di un controllo specialistico urgente oppure attivare un percorso di day-service personalizzato, nell’ottica di un approccio multidisciplinare e multiorgano e di continuità del percorso di cura. Per i pazienti ricoverati o che sono stati inviati a controllo specialistico al primo step, è previsto un secondo step che estende i controlli fino a 12 mesi di distanza dalla fase acuta.

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