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Guerra in Ucraina, De Luca: "Il segretario generale NATO ha detto che durerà ancora a lungo, che Dio lo abbia in gloria"

Le parole del Presidente della Regione Campania: "Siamo stati tirati per i capelli nella guerra dell'Ucraina. Abbiamo preso una posizione. Ora è giunto il momento di pensare un po' più all'Italia e ai suoi problemi"

Nel corso del consueto appuntamento con la videodiretta del venerdì pomeriggio, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca si è soffermato sui più importanti avvenimenti riguardanti la politica e l'economia a livello regionale e nazionale.

"Le notizie che riguardano la condizione economica dell'Italia sono quelle che conoscete e si sono anche appesantite"

"Dobbiamo sempre più concentrarci sulla situazione del lavoro e del reddito delle nostre famiglie. In queste settimane e in questi mesi siamo stati un po' distratti da tante vicende nazionali e internazionali, abbiamo perso di vista quello che diventerà, sempre più, il tema fondamentale delle nostre famiglie. Le notizie che riguardano la condizione economica del nostro Paese sono quelle che conoscete e si sono anche appesantite: abbiamo un tasso di inflazione, ormai, del 7-8%, un livello altissimo di contratti a tempo determinato e, quindi, di precarietà nel mondo del lavoro. Abbiamo una decina di contratti che bisogna completare. In queste ore, stanno arrivando bollette che fanno paura: in modo particolare, quelle sull'elettricità fanno registrare raddoppi o triplicazioni rispetto agli anni scorsi. Abbiamo livelli impressionanti. La benzina, ormai, si attesta oltre i 2 euro a litro. Per quanto riguarda generi alimentari, iniziamo a registrare aumenti rilevanti, anche del 10-15%, a seconda dei prodotti. Non parliamo, ovviamente, del prezzo delle materie prime: un problema che riguarda soprattutto i cantieri edili e i lavori negli appartamenti".

"Siamo stati tirati per i capelli nella guerra dell'Ucraina" continua il Governatore. "Era inevitabile e giusto. Abbiamo assunto una posizione. Credo che sia giunto il momento di pensare un po' più all'Italia e ai suoi problemi, anche perché ci è stato appena riferito dal Segretario generale della NATO, Stoltenberg, che la guerra durerà ancora a lungo. Che Dio lo abbia in gloria. Non è superfluo pensare all'Italia e ai suoi problemi, visto che siamo il Paese più dipendente da forniture energetiche estere. E se già oggi la situazione dei prezzi al consumo è questa e se abbiamo questi livelli di inflazione oggi, figuriamoci cosa potrà accadere nel prossimo autunno, o se si dovessero interrompere le forniture energetiche da cui dipendiamo".

"Necessaria una doppia operazione: patto sociale e sblocco diplomatico"

Secondo De Luca, è necessaria una doppia operazione: "Innanzitutto, un patto sociale fra mondo del lavoro, imprese e Governo italiano. La situazione è talmente delicata che richiede il coinvolgimento di tutte le forze sociali e una grande responsabilità. Il livello salariale in Italia è diventato scandalosamente basso: siamo, in qualità di potere d'acquisto, abbiamo qualche punto percentuale in meno rispetto a trent'anni fa, dall'1 al 3%. Non è possibile avere questo livello di precarietà e scarsità dei salari. Io non sono uno di quelli che pensa che il problema possa essere risolto regalando risorse o bonus: dobbiamo far crescere insieme la produttività, gli investimenti e i salari. E io sono fra quelli che ritengono che va attuata, come anche detto da Confindustria, una drastica riduzione del cuneo fiscale. Significa investire 15-16 miliardi di euro in quest'operazione, orientati su un aumento di salari (1.000 euro in più) e su una riduzione di tasse per le imprese. È una decisione da prendere subito, pesante, immediata, che provocherebbe un incremento delle buste paga.  È il modo migliore per prepararci a un aumento di produttività e a rapporti sociali sereni, perché, se il mondo del lavoro non sta bene, non si lavora con serietà e produttività".

E poi: "Dobbiamo premere affinché la vicenda Ucraina vada verso uno sbocco diplomatico. Mi sembrano insopportabili le chiacchiere delle ultime settimane. I russi non si ritireranno. Allora, o ci decidiamo ad aprire la trattativa nelle condizioni date, o stiamo perdendo tempo. Continuiamo a non capire che in Ucraina c'è, in primo luogo, una guerra civile. Se domani si ritirassero i russi, la guerra rimarrebbe: c'è un conflitto già da otto anni, nell'indifferenza dell'Europa e dell'Occidente. Credo che sia arrivato il momento di premere per il 'cessate il fuoco'. E, in ogni caso, dobbiamo sapere che, per 3-5 anni avremo bisogno di forniture energetiche, altrimenti il nostro sistema va al collasso. Manteniamo lo stesso linguaggio dei tedeschi, dei francesi e degli spagnoli. Manteniamo, cioè, una posizione di condanna ferma dell'invasione, ma non siamo obbligati a essere i più oltranzisti del mondo. Manteniamo le posizioni, ma sapendo che prima o poi si dovrà aprire una trattativa e che i Paesi più interessati a tale trattativa sono Italia e Germania. Mentre i tedeschi, realisticamente, possono diventare autonomi sul piano energetico, i francesi lo sono già perché hanno il nucleare, l'Italia prima di 3-5 anni non sarà autonoma".

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