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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica Atripalda

Sabino Cassese tra i favoriti al Quirinale

Nato ad Atripalda il 20 ottobre 1935, Cassese è un giurista e accademico italiano nonché giudice emerito della Corte costituzionale

Una figura di grande prestigio quella di Sabino Cassese tra i favoriti per la salita al Colle. È suo il nuovo nome che si è affacciato nella corsa alla presidenza della Repubblica. Una figura super partes che potrebbe piacere a destra e a sinistra, anche se non mancano le insidie. 

Chi è Sabino Cassese 

Ministro per la funzione pubblica, giudice alla Corte costituzionale, docente in prestigiose università, conferenziere, direttore di collane giuridiche, presidente di svariate Commissioni di riforma e di una banca (il Banco di Sicilia), componente dei Consigli di amministrazione di svariate società (Olivetti, Autostrade, Assicurazioni Generali e Lottomatica).

Figlio dello storico Leopoldo Cassese e fratello di Antonio, morto nel 2011 e che è stato il primo presidente del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, è originario di Atripalda, e ha 86 anni.

Si è laureato con lode all'Università di Pisa e si è diplomato presso la Scuola Normale Superiore – Collegio giuridico, con pieni voti nel 1956.

La corsa al Quirinale 

Cassese è stato ministro nel governo Ciampi e giudice della Corte costituzionale: è editorialista del Foglio e del Corriere della Sera. È una figura di peso che può incontrare più di un consenso per la corsa al Quirinale. Più difficile l'appoggio da parte del Movimento 5 stelle, essendo stato in passato estremamente critico con il secondo governo Conte.

A luglio 2020 aveva paragonato l'allora premier Giuseppe Conte all'autocrate ungherese Viktor Orbán commentando la prima proroga dello stato d'emergenza per il Covid. Ma anche del segretario leghista parlava in modo poco lusinghiero: "Non cerca mai di articolare il suo pensiero, parla per slogan battuti e ribattuti." 

L'indiscrezione 

Secondo quanto riportato dal Foglio, il leader della Lega, Salvini, avrebbe incontrato il costituzionalista Sabino Cassese nella sua casa ai Parioli.

Fonti interne al Carroccio, però, smentiscono che tale incontro sia avvenuto. “Non so dove abita e non l’ho sentito”, ha detto Salvini ai cronisti, entrando al vertice con i gruppi parlamentari leghisti. Tuttavia Salvini si è reso disponibile a incontrare, il segretario del Partito democratico Enrico Letta. Evidentemente Cassese, ex ministro della Funzione pubblica nel governo Ciampi ed ex giudice emerito della Corte costituzionale, potrebbe essere il jolly bipartisan su cui i due leader stanno ragionando.

Di certo non è un nome gradito al leader del M5S dato che, nel luglio 2020, Cassese in un'editoriale sul Corriere e poi in un'intervista al Riformista, aveva paragonato l'allora premier Conte all'autocrate ungherese Viktor Orbán bocciando il primo rinnovo dello stato d'emergenza per il Covid. Nel commento sul quotidiano milanese, intitolato “L’eccezione non è la regola”, esordiva scrivendo che “perchè venga prorogato uno stato di emergenza, non basta che vi sia la previsione o il timore di un evento calamitoso. Occorre che vi sia una condizione attuale di emergenza”. La proroga, sosteneva, “è inopportuna perché il diritto eccezionale non può diventare la regola”. E concludeva: “Non dimentichiamo che Viktor Orbán cominciò la sua carriera politica su posizioni liberali”.

Cassese su Draghi

Sempre presente nel dibattito politico, il giurista Cassese aveva anche detto la sua sulla possibilità del presidente del Consiglio Draghi al Quirinale. 

"È la prima volta che accadrebbe ma è una cosa banale, non ha nulla di peculiare. A quel punto scriverebbe una lettera all’attuale capo dello Stato e darebbe le dimissioni da presidente del Consiglio dei ministri e il ministro più anziano assumerebbe immediatamente le temporanee funzioni di presidente del Consiglio. Passerebbe qualche giorno, il tempo necessario per preparare il suo discorso e dopo aver giurato e aver pronunciato il suo messaggio, il nuovo capo dello Stato assumerebbe le sue funzioni, aprirebbe le consultazioni e deciderebbe le sorti del governo del quale faceva parte. Ben altre sono le peculiarità di questa fase".

In particolare, secondo Cassese, "non c’è mai stato un presidente che dovesse essere eletto da un sistema politico così frammentato. Ci sono quattro forze politiche tra il 15 e il 20 per cento, altre sei o sette che stanno tra il 2 e l’8 per cento e ognuna di queste forze, a sua volta, ha divisioni interne."

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