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Regionali, bagarre in Forza Italia: "La politica è costruzione, non entrate a gamba tesa"

La nostra intervista esclusiva ad Antonella Pecchia, candidata alle Europee nel 2019 con Forza Italia: "Alcuni esponenti ci hanno accusato di essere fallimentari". E su Martusciello: "Ha proposto le candidature senza una condivisione di interessi"

Da un lato, l'amarezza per non aver ottenuto la possibilità di far parte della contesa. Dall'altro, una passione troppo forte, irrinunciabile, nei confronti di quello stesso partito da cui, ieri, è partito il percorso politico e in cui, oggi, serpeggiano crescenti malumori. AvellinoToday ha intervistato, in esclusiva, Antonella Pecchia, candidata nel 2019 alle Elezioni Europee con Forza Italia, sulle dinamiche interne che hanno agitato, nelle ultime settimane, le acque all'interno della sezione provinciale del partito.  

È passato più di un anno dalla tornata elettorale europea, in cui si è messa in gioco con la lista di Forza Italia.

Il risultato delle Europee mi ha permesso di capire ancor di più la mia vocazione per la politica, è una passione alla quale dedico la maggior parte del mio tempo e verso la quale cerco di investire tutte quelle che sono le mie energie e le mie competenze. Il mio percorso politico è sempre stato finalizzato alla cittadinanza, mai a me stessa. Di politica non ho mai mangiato e continuerò a non mangiare. Mi è stata riconosciuta questa qualità, grazie alla mole di voti che ho ottenuto, circa 12.000 preferenze: un bel carico di responsabilità. Non ho assolutamente abbandonato la politica, sono partita da questo risultato per cercare di portare avanti i miei ideali.

Che cosa è cambiato in questo periodo e quali sono le motivazioni che hanno portato alla Sua esclusione dalla corsa alle Regionali?

Sicuramente non è stato un anno bello: sono ormai all’ordine del giorno le entrate a gamba tesa da parte di alcuni esponenti su quello che è stato il nostro operato. Ci hanno accusato di aver portato undici tessere, che la nostra è stata una gestione fallimentare. E quando parlo di “nostra”, mi riferisco sempre al gruppo, perché io non ho mai pensato a me, Antonella, come a colei che potesse fare da sola le cose. Ci siamo sempre mossi in un’ottica di gruppo, tutti compatti e uniti in una visione. È evidente che la dirigenza del partito sia cambiata, con tutte le conseguenze annesse. Oggi, mi si accusa che non sono attivissima nel chiedere voti, ma la mia coscienza e la mia coerenza mi portano a non tradire quelli che sono i miei ideali.

I contrasti interni al partito hanno raggiunto l’apice, nelle ultime settimane, con il botta e risposta tra il coordinatore regionale Fulvio Martusciello e il Presidente della Provincia, Domenico Biancardi.

Sono del parere che ognuno agisce secondo propria coscienza e secondo quello che ritiene più opportuno. Martusciello ha semplicemente scelto i nomi e proposto le candidature senza una condivisione di interessi, senza che chiedesse agli altri cosa ne pensassero. Biancardi, attualmente, non è tesserato in nessun partito, quindi può scegliere tranquillamente la sua visione. Martusciello, dal canto suo, piuttosto che attaccare, dovrebbe proporre delle idee e convincere che i suoi candidati siano quelli migliori e che meritano il consenso dei cittadini. Gli attacchi devono essere costruttivi.

Dando uno sguardo alla campagna elettorale, si parla molto di alcuni temi fondamentali, quali biodigestore ed emergenza idrica.

Il biodigestore è un problema che non esiste da oggi, ma già da diversi anni, da quando ci fu la scelta, da parte della Regione, di individuare il territorio di Chianche quale sede dell’impianto, con tutte le difficoltà annesse a quell’allocazione specifica. È un paese che si trova in una zona di non facile accessibilità rispetto a quelli che potrebbero essere i mezzi di trasporto per arrivarci. Al di là di quelle che potrebbero essere le conseguenze sul vino e, in particolar modo, sulle coltivazioni del Greco di Tufo, anche da un punto di vista logistico la soluzione diventerebbe impraticabile. Sarebbe più opportuno puntare sulla difesa di un’eccellenza del territorio. Quanto all’emergenza idrica, è uno dei problemi fondamentali, da risolvere però in maniera immediata, e non da domani: fare un tavolo tecnico e capire perché esiste questo problema in una provincia, come l’Irpinia, verde e ricca di falde acquifere.

Ritiene che ci siano anche altre problematiche che attanagliano la nostra provincia, alle quali non viene data la giusta attenzione dai vari schieramenti?

Per quanto riguarda gli altri temi, al di là di qualche spot elettorale che si rivolge ai giovani, non vedo una strategia al momento: si parla da anni di noi giovani ma, ad oggi, non vi è ancora un piano strategico per contrastare la disoccupazione giovanile. Assistiamo al continuo spopolamento, giovani che partono per le regioni del Nord Italia perché hanno, come palliativo, l’incarico nelle scuole, spesso da precari. Non vedo, da parte della politica locale, una volontà di realizzare qualcosa di concreto per i giovani, affinché possano affermarsi qui. Bisognerebbe partire da questo problema, per poi spaziare in altri ambiti, dalla cultura al turismo: nel periodo del Covid, l’Irpinia ha ricevuto qualche turista in più, perché si preferisce di più la tranquillità rispetto ai luoghi affollati, come gli stabilimenti balneari. Ovviamente, c’è bisogno di dedicare maggiori investimenti per raggiungere obiettivi importanti.

In conclusione, quali sono le Sue previsioni per questa tornata elettorale? E soprattutto, resterà fedele agli ideali del centrodestra?

Mi auguro che il centrodestra possa approdare al Governo della Regione Campania, lo schieramento al quale appartengo da sempre. Per quanto riguarda la mia allocazione partitica, io sono nata e cresciuta in Forza Italia: immaginarmi, in un futuro, contro Forza Italia non è nella mia indole, non è nel mio animo. Ci ho messo sempre la faccia. Al tempo stesso, tuttavia, auspico che, a queste elezioni, si pensi più alla costruzione, che all’entrata a gamba tesa, così come è stato fatto.

E sul referendum? Favorevole o contraria al taglio dei parlamentari?

Assolutamente contraria. Significherebbe calpestare la rappresentatività locale e depauperare le province più piccole, come appunto l’Irpinia, dei loro rappresentanti in Parlamento.

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