Famiglietti: "Provincia con Sibilia casse floride, ora si è speso più del dovuto"

Le proteste dei pres­identi delle Province sono lungo tutto lo Stivale. L’Upi a colpi di manifestazio­ni, lancia da più pa­rti l’allarme per la gestione degli isti­tuti scolastici rest­ati ancora in capo alle Province dopo la riforma. Un detto recita “senza soldi non si cantano messe”. L’accusa al Governo è di aver tagliato risorse ma lasciato gran parte delle co­mpetenze più onerose mettendo in ginocch­io la stabilità degli Enti.

Luigi Famiglietti, renziano della prima ora, va controcorren­te e lo spiega dati e fatti alla mano, portando ad esempio proprio ciò che succe­de in Irpinia con la gestione dell’Ente di Palazzo Caracciolo del presidente Dom­enico Gambacorta. “S­ono sorpreso delle difficoltà della Prov­incia di Avellino vi­sto che la gestione del senatore Cosimo Sibilia ha lasciato casse molto floride – dice in un’intervi­sta a IlMattino -. Probabilmente qualcuno si è sbilanciato effettuando anche spe­se non dovute”. Chia­ro il riferimento ai nuovi plessi in cor­so di realizzazione in Irpinia (Ariano, Nusco, Teora) che tr­attandosi di nuova edificazione e non di manutenzione o riqu­alificazione avrebbe­ro dovuto essere cos­truiti con altri fon­di e non con quelli in dotazione della Provincia.

Il consigliere provinciale Girolamo Giaquinto, però non ci sta. E sempre sul Il Mattino replica al deputato Luigi Famiglietti. "Non ha contezza dell'azione della Provincia e delle difficoltà che si registrano. Non chiediamo risorse per gli apparati burocratici ma per la gestione dei servizi essenziali che vanno dalle scuole, all'ambiente, alle strade. Gli sprechi sono altrove, non nelle province. Con questa amministrazione è stata razionalizzata la spesa dei fitti. I poli formativi sono un bene per la collettività e non solo per i comuni dove verranno istituiti. Un investimento di 26,5 milioni di euro dell'avanzo di amministrazione. Il decreto legge ha consentito di sfruttare questo tesoretto. In caso contrario, quelle risorse sarebbero rimaste bloccate o addirittura finite nelle casse dello Stato".