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Nicola Mancino: "Ho pianto dopo l'assoluzione nella mia casetta romana"

La conferenza stampa di Mancino

Ha voluto parlare alla città Nicola Mancino dopo l’assoluzione piena nel caso trattativa Stato – Mafia. Un’accusa infamante nei riguardi dell’ex ministro dell’Interno ma anche ex presidente del Senato, ormai a 86 anni allontanatosi dopo questa spiacevole vicenda dalla politica attiva. “Non è facile parlare anche dopo una sentenza favorevole. Sono stato contattato da molti, io debbo delle spiegazioni oltre che ricordare alcuni passaggi di una storia che mi ha messo in un angolo – spiega - Per quanto si possa dire che il processo è stato lungo tuttavia dico che le indagini fino alla richiesta del rinvio a giudizio hanno segnato un tempo molto lontano. Dal 2008 che si è aperto il teorema nei miei confronti. Forse perché avevo accettato di diventare ministro dell’interno, carica importante ma che io non avevo richiesto, nel 1992 eravamo in piena tangentopoli”

Ricorda la sera della sentenza di assoluzione: “Ho avuto un sollievo, chi mi conosce, la sera della sentenza eravamo dieci persone, nella mia casetta romana, tutti a piangere. Ho rispettato lo Stato, ritengo che debba essere limpido, perbene. Oggi non lo vedo bene, grande malinconia, la politica non ha più il suo alimento della dottrina, politici non esistono, ce ne sono pochi. Rinnovare istituzioni e politica”.

Ha parole di elogio per la magistratura: “Sappiate che la sentenza è stata letta da me con grande senso di equilibrio, mi sono compiaciuto dicendo c’è un giudice anche a Palermo. C’è bisogno di giustizia e obiettività dappertutto. Tra le tante condanne io sono uscito indenne, lo dico che il fatto non esisteva neppure quando sono iniziate le indagini”.

Poi la chiusura: “Molti giornali si sono buttati a capofitto su questa vicenda trattativa stato mafia, ritenendo che io fossi l’emblema di questa trattativa”. Le indagini sono andate ben diversamente rispetto alle accuse infamanti. Mancino a margine aggiunge che a “86 anni posso dare solo suggerimenti e dare il posto agli altri”. Non ci sarà dunque un suo impegno diretto nelle campagna elettorale comunale che il Capoluogo si accinge a vivere.

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