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Le strade che portano al governo Draghi e la possibilità di un Conte-Ter mascherato (con il rischio che salti tutto)

Oggi è ancora giornata di consultazioni in Parlamento. Intanto però le combinazioni possibili per una maggioranza "larga" svelano che ci sono due aghi della bilancia (Lega e M5s) e un rischio. Che farebbe saltare tutto e porterebbe alle elezioni ad aprile. A meno che...

Mentre il calendario delle consultazioni impone a Mario Draghi un'agenda fitta di impegni per la formazione del suo governo, ieri il presidente del Consiglio incaricato "con riserva" ha registrato l'apertura di settori del MoVimento 5 Stelle nei confronti di un esecutivo politico - ma non è detto che lo sia alla fine, anche se l'esempio di Ciampi rimane nella sua mente - e, soprattutto, una specie di endorsement da parte di Luigi Di Maio e Giuseppe Conte. Che però viene stoppato da un post su Facebook pubblicato alle 2 di notte da Alessandro Di Battista, che dice no alla collaborazione tra M5s e Draghi. 

Tutte le strade che portano al governo Draghi (e la possibilità di un Conte-Ter mascherato)

Dietro, secondo i retroscena, ci sarebbe una telefonata di due ore tra il garante M5s e l'ex governatore della Banca Centrale Europea, seguita da altri colloqui con eletti grillini e dall'arrivo del fondatore a Roma. Per questo sia il Corriere della Sera che Repubblica sostengono che ieri sia stato il giorno dei sì e di certo Drahi ha compiuto un passo importante verso Palazzo Chigi. Anche perché nel frattempo, mentre il centrodestra ha deciso di presentarsi diviso alle consultazioni, è arrivata anche l'apertura di Silvio Berlusconi e quindi, a meno di sconquassi, Forza Italia sarà parte dell'accordo di governo prossimo venturo. Attualmente le posizioni dei partiti sono queste: 

  • la direzione nazionale del Partito Democratico ha votato all'unanimità una mozione di sostegno al governo Draghi firmata dal segretario Nicola Zingaretti; 
  • Forza Italia con Berlusconi ha annunciato il sostegno;
  • il sì di Italia Viva di Matteo Renzi appare ad oggi scontato; 
  • il MoVimento 5 Stelle aveva annunciato il no al governo dei tecnici "lontani dalla gente" con Vito Crimi ma dopo che si è sparsa la voce che all'interno dell'esecutivo potrebbero arrivare figure politiche (e quindi che sia aperto alla partecipazione dei partiti) ha cambiato verso con gli annunci di Di Maio e Conte: ora si attende quello di Beppe Grillo e, probabilmente, il voto degli eletti e non quello su Rousseau;
  • Liberi e Uguali avevano annunciato il loro no con Fratojanni ma sempre grazie alla possibilità di un governo tecnico-politico (e sui giornali si parla dell'apertura a una riconferma di Speranza al ministero della Salute) potrebbe cambiare idea; 
  • la Lega appare per ora spaccata: Salvini ha fatto sapere prima che avrebbe sostenuto il governo in cambio di una data certa per le elezioni anticipate, poi dopo le pressioni di alcune importanti personalità del partito (Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia) ha fatto una mezza retromarcia e ieri ha detto a Draghi che deve scegliere fra il M5s e il Carroccio;
  • Fratelli d'Italia è l'unico partito per ora schierato apertamente per il no a Draghi. 

Con queste condizioni di partenza le possibili combinazioni per una maggioranza a sostegno del governo Draghi sono tantissime, anche perché ci sono ancora molte variabili di cui tenere conto. Una è quella della possibilità di un'astensione invece di un semplice sì alla fiducia alla Camera e al Senato, l'altra è che qualche partito (fortemente indiziato è il M5s) si spacchi e una parte sostenga e l'altra no l'esecutivo. Ad oggi Draghi ha tempo fino a sabato per sondare le forze politiche e capire come comporre la squadra. Che tuttavia, dovrebbe avere al suo interno non solo tecnici ma anche ministri con la casacca di partito, "uno per ogni forza politica, al massimo due per i partiti maggiori", riferiscono fonti beninformate all'Adnkronos. 

Il Recovery con ogni probabilità verrà riscritto, "con uno sguardo lungo a progetti ad alto rendimento", come spiegava lo stesso Draghi il 15 dicembre scorso, in un colloquio con il Corriere della Sera qualche tempo fa in cui, sommessamente, cercava di dare qualche consiglio al Paese. Ma ora, prima di mettere mano a quel piano che consentirà all'Italia di disporre di ben 209 miliardi di euro, Draghi dovrà comporre la maggioranza che gli consentirà di affrontare una nuova sfida. E non sarà affatto semplice. 

Quale maggioranza per il governo Draghi 

Considerato quindi che a causa delle due variabili (l'astensione e i partiti spaccati, ma ce n'è anche una terza: i piccoli gruppi - come +Europa e gli "Europeisti" alla Camera e soprattutto al Senato) ad oggi è piuttosto complicato cominciare a discutere di numeri, ci si può comunque addentrare nella praticabilità delle possibili soluzioni che porterebbero a una maggioranza per il governo Draghi. Sempre tenendo presente che la politica è l'arte del possibile e che l'Italia è la patria dei penultimatum, quindi chiunque potrebbe cambiare improvvisamente idea in qualsiasi momento.

Se l'obiettivo di una "maggioranza ampia" per il governo Draghi sarà rispettato (e d'altronde chi conosce l'ex Bankitalia sa che difficilmente si presterebbe a mettere la faccia in un governo che si regge su un voto o, peggio, in virtù delle opposte astensioni: il fatto che abbia accettato "con riserva" pur potendo scegliere la formula più ampia ne è la spia già oggi) l'esecutivo tecnico-politico può nascere in virtù di alcune di queste combinazioni: 

  • una "coalizione Ursula" (la definizione è di Romano Prodi) con la Lega e Forza Italia da una parte e il Partito Democratico con Italia Viva e +Europa dall'altra, eventualmente con LeU e con il MoVimento 5 Stelle: questa combinazione avrebbe una maggioranza esageratamente ampia ma è anche la più improbabile per molte ragioni politiche: la prima è il veto incrociato tra M5s e Lega, la seconda è la scarsa simpatia che attualmente corre tra Iv e grillini; la terza è che il partito di Grillo potrebbe spaccarsi; sarebbe comunque la soluzione auspicata da Draghi e Mattarella; 
  • una "coalizione Ursula" ma senza il MoVimento 5 Stelle e LeU, dove però l'ago della bilancia sarebbe la Lega, nel senso che il Carroccio potrebbe dire sì solo in cambio di una data certa per le elezioni e dovrebbe comunque "soffrire" la presenza di Pd e Renzi: proseguirebbe l'emorragia di voti dal Carroccio a Fratelli d'Italia ma anche questa coalizione avrebbe un'ampia maggioranza;
  • la Lega potrebbe invece decidere di astenersi ma in questo caso Draghi rischierebbe di non raggiungere la maggioranza assoluta in una delle due camere (se non con gli aiutini dei "cespugli") e sarebbe fallito l'obiettivo della maggioranza ampia: trovandosi in una situazione del genere è probabile che scioglierebbe negativamente la riserva; una parte del M5s potrebbe però spaccarsi e garantire a Draghi i numeri; in cambio di cosa?
  • la quarta possibilità invece è più che altro un rischio: ovvero che alla fine del giro di colloqui e confrontando le opposte convenienze ad appoggiare Draghi alla fine rimangano davvero il Partito Democratico, il MoVimento 5 Stelle, Italia Viva, LeU (ovvero la maggioranza del governo giallorosa) con l'aggiunta di Forza Italia; in questo caso il governo Draghi sarebbe un Conte-Ter più o meno mascherato e, soprattutto, si consegnerebbe mani e piedi all'opposizione in quello che diventerebbe ogni giorno un Vietnam parlamentare, anche perché il partito di Berlusconi vedrebbe crescere il fronte di chi non avrebbe garantita la rielezione e sarebbe quindi tentato di passare alla Lega o a Fratelli d'Italia. Politicamente un risultato simile si avrebbe anche se il governo nascesse con l'astensione del centrodestra. Perché questo sarebbe soltanto l'inizio.  

Il rischio grande è quindi che senza la Lega (e per certi aspetti senza il M5s) l'eventuale governo Draghi nascerebbe zoppo e già in pericolo. A quel punto probabilmente il professore scioglierebbe negativamente la riserva e a Mattarella non resterebbe che un'unica soluzione: mettere assieme un esecutivo istituzionale che porti al voto il prima possibile. Forse già ad aprile. A meno che non si trovi un altro accordo, oggi adombrato in alcuni retroscena e nei giorni scorsi chiesto apertamente da Salvini: ovvero che il governo Draghi raccolga un'ampia maggioranza a patto di durare relativamente poco, appena prima del semestre bianco o subito dopo. Poi ci sarebbe il voto e l'elezione del presidente della Repubblica. E il biglietto da visita di aver salvato l'Italia non nuocerebbe a quello che sarebbe il candidato favorito al Quirinale. Ovvero proprio Draghi. 

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