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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cultura

Paolo Cirino Pomicino presenta ad Avellino "Il grande Inganno"

"L’unico modo è spiegare alle persone cos'era l'Italia e cos'è l'Italia oggi; raccontando i fatti, soprattutto quelli che si sono rivelati rivoluzionari"

Paolo Cirino Pomicino ha presentato ad Avellino ‘Il grande Inganno – Controstoria della Seconda Repubblica’. All’incontro, avvenuto presso l’Hotel de La Ville e promosso dal Centro Studi Leonardo Da Vinci, hanno partecipato Giuseppe Gargani, Umberto Ranieri e Giuseppe Vecchione che interloquiranno con l’autore.

"Il titolo scelto - Il grande inganno - evidenzia che il declino economico, sociale, meridionale del Paese è stato accompagnato da una narrazione piena di manipolazioni e di notizie false. L’unico modo è spiegare alle persone cos'era l'Italia e cos'è l'Italia oggi; raccontando i fatti, soprattutto quelli che si sono rivelati rivoluzionari. Noi speriamo di creare nelle coscienze una rivoluzione, cercando di capire come uscire da questo degrado"

"Il Mezzogiorno al 31 dicembre del ‘92 aveva sei milioni e 600mila occupati. Il 31 dicembre del 2019, prima della pandemia, gli occupati erano sei milioni e 100mila. Questo vuol dire una perdita di circa 100mila posti di lavoro. La balla più grande è stata raccontare che, con un sistema maggioritario, ci sarebbe stata una stabilità politica. Una volta, nella prima Repubblica, i governi avevano vita breve. Successivamente abbiamo dimostrato una cosa banale: negli anni ‘80 abbiamo avuto quattro governi, più un piccolo governo elettorale. Mentre, i primi dieci anni della seconda Repubblica, i governi sono stati sei e sedici nei ventotto anni della prima Repubblica.  Inoltre, ciò che ingigantisce tutto questo, è che le maggioranze parlamentari sono state modificate già sette volte e aggiungo – ancora - che, in realtà, tutte quelle della prima Repubblica erano anche una maggioranza del paese. Quelle della seconda Repubblica, invece, erano le minoranze”.

"Da questa situazione si può uscire se tutti i partiti, che hanno abbandonato la propria identità, la democrazia interna che viene imposta dall’articolo 49 della Costituzione, riassumano una cultura di riferimento e riscoprano gli organi collegiali, capaci di reclutare la classe dirigente non in maniera cortigiana" – ha affermato Pomicino – "In questo modo diventerà nuovamente un Paese guidato dalla democrazia dei partiti e non da comitati elettorali di ciascun segretario nazionale». Durante l’evento, L’ex ministro ha ricordato con affetto Ciriaco De Mita, esprimendo una profonda stima, che va al di la dei confini e delle diversità politiche: "Non ero molto d’accordo con la corrente guidata da De Mita ma questo non ha mai impedito una nostra reciproca empatia. Infatti, nel 2017 facemmo l’ultimo convegno insieme a Roma, nell’ex convento di Santa Dorotea, per tentare di rivitalizzare i democratici cristiani della seconda Repubblica", conclude. 

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