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Sabato, 20 Aprile 2024
Cultura

A Montevergine si celebra Mamma Schiavona: la storia di coLei che tutto può e tutto perdona

L’Icona della Madonna di Montevergine si caratterizza per gli occhi penetranti, benevoli e materni. Invitano alla preghiera, all’apertura del cuore. Sono occhi, che guardano non la massa, ma la singola persona che la prega e la guarda

Il Santuario della Madonna di Montevergine è situato sul massiccio montuoso del Partenio, ad un’altezza di 1270 metri. Durante il mese di settembre nelle abitudini di larghi strati della popolazione avviene il tradizionale pellegrinaggio a Montevergine.

Tra i riti più antichi la Juta a Montevergine organizzata dal comune di Ospedaletto che quest'anno dovrà saltare a causa delle disposizioni Covid-19, ma non impedirà ai fedeli di tenere fede alla consueta salita verso il Santuario in una forma più intima e consona alle misure di sicurezza sanitaria. 

Questa meta di devozione conferma così il suo ruolo storico, che la vuole come il primo luogo di culto, dedicato a Maria, che esercitò fin dall’epoca medievale un fortissimo richiamo per i pellegrini in un’ampia area geografica. 

L'icona della Madonna 

Qui, nella cappella edificata intorno al XIII secolo da Filippo I d’Angiò, è stata riportata dopo l’ultimo restauro del 2012 la famosissima icona della Madonna di Montevergine. Realizzata su tavole di pino è alta 4 metri e 30 e larga 2 metri e 10. Raffigura una “maestà”, cioè Maria in trono con il Bambino Gesù seduto sulla sua gamba sinistra, che guarda la Madre trattenendo con la manina destra un lembo del suo manto.

L'effigie raffigura una Madonna nera, sulla quale sovrasta la scritta: "Nigra et formosa es, amica mea" parafrasi di una famosa espressione riportata nel Cantico dei Cantici . Il culto delle Vergini nere, di origine medioevale, rappresenta l’immagine concreta del principio femminile universale, in quanto la sostanza nera rappresenta il principio della Materia prima, che si trova nelle viscere della Terra. In tal senso il richiamo va oltre che alla stessa Cibele anche all’Iside egiziana, che come “Virgo paritura”, riportato come iscrizione spesso sul suo basamento, rappresentava appunto quella Materia prima, di colore nero, allo stato di minerale, come e quando viene estratta dai filoni metalliferi, che aspetta di essere fecondata dai raggi del sole. E la Vergine (Materia prima/ Madre per eccellenza) incarna l’Archetipo della fondazione dell’Esistere.

La juta

Intorno alla Madonna di Montevergine ruotano non solo storie dallo sfondo teologico, ma anche tante tradizioni e leggende che uniscon sacro e profano. 

 Una tradizione antica, che prende il nome di Juta è quella di salire a piedi verso il santurario nel mese di settembre in occasione della festa del 12 settembre in onore della Madonna Nera . La “juta” infatti è proprio l’ “andata” a Montevergine che sin da tempi antichi avveniva con qualsiasi mezzo, a piedi o sui carri. 

La leggenda che si confonde con la realtà in uno dei culti più seguiti in sud Italia ruota proprio attorno a quel misterioso quadro inserito nel complesso monastico, attorno al quale sono stati raccontati una miriade di vicende su cui  la stessa critica storica e artistica è profondamente divisa.

Il maestro Roberto De Simone nella sua raccolta "Rituali e canti della tradizione in Campania" celebra la Madonna nera con queste parole:

"Esse sono tutte belle, tranne una che è brutta e perciò fugge su di un alto monte, Montevergine". Perchè secondo la tradizione, le Madonne sorelle erano 6 bianche ed una nera, la Madonna di Montevergine, che per il colore della sua pelle era considerata la più "brutta" delle "7 sorelle" . Da qui l'appellativo "Schiavona", cioè straniera. Così la Madonna, offesa, si rifugiò sul monte Partenio, giustificando la sua "fuga" così:

"…si jo song brutta allora loro hanna venì fino è cà 'n gopp a truvà! (se io sono brutta, allora loro dovranno venire fino a quassù per farmi visita!)".

La storia poi si ribalta, la Mamma Schiavona diventa la più bella delle sorelle, tanto da essere festeggiata due volte, a febbraio e a settembre. 

La leggenda 

Ma perché la Madonna nera sia riconosciuta come coLei che tutto può e tutto perdona è spiegato in una storia che si fa risalire al 1256, quando due giovani omosessuali furono scoperti a baciarsi e ad amarsi. Uno scandalo per l’intera comunità dell'epoca che reagì denudando e cacciando dal paese i due innamorati che furono legati ad un albero sul Monte Partenio, in modo che morissero di fame o fossero sbranati dai lupi. La Vergine, commossa dalla loro vicenda e dal loro amore, li liberò dalle catene e permise alla giovane coppia di vivere apertamente il loro sentimento di fronte ad un’intera comunità che, attestato il Miracolo, non poté far altro che che accettare l’accaduto. Da allora la Madonna "nera", stupenda, è celebrata per il suo manto protettivo sugli ultimi, sui deboli, sui poveri, sugli emarginati. Come spiegano i più affezionati a questo rito arcaico e antichissimo, Mamma Schiavona è la madre dal cuore grandissimo che perdona tutto ai suoi devoti che scalano la montagna fino a raggiungere il suo santuario. Anche se per verità di cronaca l'Abbazia di Montevergine deve la sua origine non già ad un’apparizione della Madonna, o a qualcosa di simile, ma a quello spirito ascetico mariano di San Guglielmo e dei suoi discepoli, che, non senza ispirazione divina, vollero costruire a Montevergine un faro di devozione alla Madonna, consacrandole su quel monte una chiesa e dedicandole il primitivo cenobio.

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