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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cultura Rocca San Felice

Irpinia da scoprire, il mistero della Mefite: il passaggio dalla Terra agli Inferi

Le esalazioni del laghetto possono essere addirittura letali

La Mefite è un laghetto di origine solfurea situato tra il territorio dei comuni di Villamaina, Torella dei Lombardi e Rocca San Felice. Tale denominazione ha origine dalla popolazione degli Hirpini che stanziatisi nei pressi del lago, chiedevano alla Dea Mefite ricchezza e protezione. In virtù della sua protezione le fu dedicato anche un santuario, eretto intorno al VII secolo a.C., del quale sono stati rinvenuti resti e reperti annessi (anfore, terrecotte e l'altare della Dea Mefite, conservato nel Museo di Capodimonte). Il laghetto, invece, è costituito da una pozza d'acqua poco profonda che ribolle a seguito delle emissioni di gas del sottosuolo, causa per cui il territorio circostante è quasi privo di vegetazione e popolazione animale, ad eccezione di una piccola pianta legnosa rarissima di nome Genista anxantica.

In particolari condizioni climatiche le esalazioni risultano essere addirittura letali. Ecco il motivo per cui Virgilio descrive il luogo come uno degli accessi agli Inferi simile per le caratteristiche al Lago d’Averno nei Campi Flegrei. Dal posto è possibile notare le chiazze gialle di zolfo, inoltre il luogo risulta essere unico al mondo per le concentrazioni di anidride carbonica.

Nei versi 563-565 del VII libro dell'Eneide il poeta scrive: “Est locus Italiae medio sub montibus altis, nobilis et fama multis memoratus in oris, Amsancti valles” 

“C’è un posto nel mezzo dell’Italia sotto alti monti, nobile e celebrato per fama in molte contrade, la valle di Ansanto”

In questa citazione, Virgilio nomina la Valle di Ansanto dove appunto sorge una misteriosa area da secoli ritenuta il passaggio dalla terra agli Inferi.

Tale luogo, famoso per i gas sprigionati e per la presenza di un antico santuario italico, è quello che oggi conosciamo come Mefite. La divinità, dapprima considerata benigna e protettrice, forse a causa delle emissioni letali, in un secondo momento si trasformò in uno spirito malefico, fonte di numerose leggende che alimentarono le fantasie popolari. Oltre a Virgilio, ci sono altre testimonianze di autori latini che sottolineano l’atmosfera infernale del luogo, come Cicerone, secondo il quale il luogo in esame è sinonimo di morte.

Ben presto la nuova concezione di dea malefica e ostile soppiantò quella di divinità portatrice di abbondanza e prosperità, al punto che il termine Mefite diventò sinonimo di inferno e le esalazioni gassose diventarono espressione del demonio. Leggenda vuole che durante i riti sacrificali le vittime venissero soffocate dai forti e pestilenziali effluvi emanati dal sottosuolo, rendendo ancora più tetra l’atmosfera del posto, situato nel cuore della verde irpinia. Il culto della dea durò circa mille anni, dal VI sec. a.C. al IV sec. a.C., fino a quando nella valle arrivò S. Felice da Nola che sostituì il tempio della dea pagana con una chiesetta dedicata a Santa Felicita e i suoi sette figli martiri. Tutt’ora è diffusa nell’immaginario collettivo la convinzione che, nei pressi della Mefite, si aggirino diavoli dalle orrende sembianze che scorrazzano tra le colline trascinando i malcapitati nella bocca dell’inferno, tra grida ed inquietanti lamenti.

Oggi è possibile visitare il luogo ma bisogna fare particolare attenzione alle inalazioni di gas, per cui è consigliato di sostarvi il meno possibile. Dal ribollire della acque mefitiche deriva una fanghiglia utilizzata come impacco per la cura delle articolazioni. Tra gli aspetti positivi di queste acque vi è anche la presenza di una sorgente minerale denominata “ vascone rotondo ” e dei bagni di Villamaina (Av), dove attualmente c’è il centro termale di S. Teodoro. 

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