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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cultura

L'Irpinia festeggia il suo patrono: storia e miracoli di San Guglielmo

San Guglielmo, nel lontano XII secolo, è stato una figura carismatica e di riferimento per l’Italia Meridionale e per la nostra Irpinia, terra nella quale scelse di fermarsi dopo un lungo cammino e qui vi svolse la sua missione terrena contribuendo, in modo significativo al suo sviluppo morale

 Il 25 giugno ricorre la Solennità di San Guglielmo Abate, fondatore di Montevergine e Patrono d’Irpinia.

Una figura quella del Santo a cui la nostra provincia è particolarmente legata. San Guglielmo, infatti, nel lontano XII secolo, è stato una figura carismatica e di riferimento per l’Italia Meridionale e per la nostra Irpinia, terra nella quale scelse di fermarsi dopo un lungo cammino e qui vi svolse la sua missione terrena contribuendo, in modo significativo, al suo sviluppo morale e materiale.

La messa

La solenne celebrazione eucaristica, è prevista questa mattina per le ore 11,00 nella Basilica Cattedrale dell’Abbazia di Montevergine e avverrà alla presenza delle autorità locali e dei sindaci irpini.

La storia 

Nel secolo XI nasceva a Vercelli, da nobili genitori, un fanciullo destinato dal Signore a fondare un numeroso ordine religioso. Al fonte battesimale ricevette il nome di Guglielmo.

Ancora fanciullo amava la solitudine e cominciò ad esercitarsi in ogni pratica di pietà. All'età di 14 anni, spinto dal fervore, iniziò un pellegrinaggio. A piedi, vestito di una sola tunica e cinto di cilicio, si recò a Campostela nella Spagna, al celebre santuario di S. Giacomo. Il freddo, la fame, la pioggia, le privazioni e perfino il pericolo della vita non riuscirono a smuoverlo dalla sua santa impresa. Aveva progettato anche un viaggio in Palestina, al S. Sepolcro di Cristo, ma gravissimi ostacoli non gli permisero di adempiere il suo desiderio. 

Pertanto, assecondando la sua tendenza alla vita religiosa ed eremitica, salì sul Monte Solicchio. Quivi passò due anni in continua preghiera, digiunando e dormendo sulla nuda terra. 

Avendo ridato la vista ad un cieco, si sparse la fama della sua santità, e gran numero di persone andava a trovarlo. Disturbato così nella sua solitudine, pensò di fare un pellegrinaggio a Gerusalemme e tutto contento si mise in viaggio; ma Dio che aveva su di lui altri disegni, gli apparve durante il viaggio e gli manifestò quanto voleva da lui. Fermatosi nel regno di Napoli, si nascose in una selva e ricominciò di nuovo la sua vita eremitica. Alcuni boscaioli recandosi a far legna nelle vicinanze della sua grotta, lo trovarono, e di ritorno alle loro abitazioni, avendo raccontate meraviglie di lui, moltissimi accorsero per vederlo e per udirlo.

L'arrivo a Montevergine 

Importunato da quelle visite, si recò in un luogo aspro e quasi inaccessibile, chiamato Montevergine. Anche qui fu di nuovo scoperto e fra i visitatori vi furono anche numerosi giovani, desiderosi di fare vita santa con lui. Spinto dalla necessità, dovette pensare a dar ricovero a tanti postulanti e si pose a tracciar linee, a scavar fondamenta e a portare il materiale. Aiutato da coloro che volevano seguirlo, innalzò il monastero di Montevergine. Aumentando sempre più il numero dei postulanti, diede loro mi genere di vita secondo i consigli evangelici, con regole tratte in gran parte da quelle di S. Benedetto. Quindi, con la parola e con gli esempi di una vita santissima, attirò altri giovani, fondando nuovi monasteri. 

I miracoli 

Numerosi furono i miracoli da lui operati. Per sua intercessione i muti parlavano, i ciechi vedevano, i sordi sentivano e gli ammalati che a lui ricorrevano si vedevano liberati da ogni genere di malattie. Cambiò anche l'acqua in vino, e un giorno che una perfida persona volle tentarlo sulla castità, per vincere la tentazione si ravvoltolò nudo su carboni ardenti. Ruggero, re di Napoli, all'udire le meraviglie operate per mezzo di Guglielmo, concepì una grande venerazione per il Santo e raccomandò se stesso, la sua famiglia e tutto il regno alle sue preghiere. 

Dopo aver predetto al re e ad altri il giorno della loro morte, e benedetti i suoi religiosi, si addormentò nel Signore, illustre per virtù e miracoli, il 25 giugno dell'anno 1142. San Guglielmo fu poi proclamato da Papa Pio XII, il 25 giugno del 1942, Patrono d'Irpinia.

Il Miracolo del Lupo

Secondo la tradizione cattolica, ha compiuto una serie di miracoli, dei quali il più noto è stato in passato (1591) ed è tuttora il “Miracolo del Lupo”, ragion per cui il santo viene spesso rappresentato in compagnia di un lupo “addomesticato”, persino nel monastero di Montevergine. Un giorno un lupo avrebbe sbranato l’asinello del quale il santo si serviva per il traino e altre mansioni.

Il santo si sarebbe allora rivolto al lupo e gli avrebbe intimato di prestarsi, da allora in poi, a tutte le mansioni alle quali l’asino si prestava. La feroce bestia sarebbe da allora divenuta mansueta e le genti che il santo incontrava sarebbero rimaste colpite dall’inusuale docilità dell’animale.

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