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Esce a gennaio il film del viaggio di Vinicio Capossela nelle sue origini irpine

In tutti questi anni, Vinicio Capossela si e' imposto come uno dei personaggi piu' originali della scena culturale italiana, ben oltre l'ambito strettamente musicale, data la profondita' delle radici letterarie della sua opera

E' tempo di ricorrenze importanti per Vinicio Capossela che il 14 dicembre festeggera' il primo mezzo secolo di vita proprio nell'anno in cui si celebra il venticinquennale del suo esordio discografico, l'album "All'una e trentacinque circa", manifestazione immediata di un talento fuori dal comune ormai approdato a lidi musicali molto distanti da quelle canzoni.

Questa curiosa coincidenza tra il percorso anagrafico e quello artistico trovera' una sintesi plastica il 19 e il 20 gennaio, quando, solo per quei due giorni, arrivera' nei cinema "Vinicio Capossela nel Paese dei Coppoloni", un film diretto da Stefano Obino, che e' il proseguimento per immagini della piu' recente prova letteraria dell'artista ("Il Paese dei Coppoloni"), un viaggio compiuto in prima persona da Capossela in Alta Irpinia, terra d'origine dei suoi genitori.

Lui e' nato ad Hannover, in Germania, ed e' cresciuto in Emilia Romagna, dove ha cominciato la sua carriera fino a che "il Maestrone" Francesco Guccini non si e' accorto di lui e lo ha segnalato al premio Tenco, diventato poi uno dei palcoscenici piu' amati (profondamente ricambiato) della sua carriera.

In tutti questi anni, Vinicio Capossela si e' imposto come uno dei personaggi piu' originali della scena culturale italiana, ben oltre l'ambito strettamente musicale, data la profondita' delle radici letterarie della sua opera, che comprende anche il romanzo d'esordio "Non si muore tutte le mattine") e la sua ricerca sulle musiche popolari, dal Rebetiko greco alla musica per matrimoni, fino al recupero di Matteo Salvatore ed Enzo Del Re (che ha fatto concerti con lui, Primo Maggio compreso). "Il Paese dei coppoloni", che e' stato candidato allo Strega, e' stato scritto in ben 17 anni, ed e' un viaggio attraverso miti e leggende che porta nel cuore dell'Irpinia, dove ci sono le sue origini e, soprattutto, come dice l'autore, "una cultura contadina di cui l'Italia e' rimasta orfana. Ho cercato di restituire ricchezza a questo vuoto colmo di voci".

Il film di Obino si svolge in Alta Irpinia, in "quelle terre dell'osso" in cui "un paese ci dice di tutti i paesi del mondo", tra trivelle petrolifere e case abbandonate, pale eoliche e vecchie ferrovie, boschi, animali selvatici e paesaggi incontaminati. Sono questi i luoghi in cui l'ispirazione letteraria e musicale di Vinicio Capossela e' diventata realta', restituendo il ritratto di un'Italia forse perduta e dimenticata, ma che ancora oggi vuole raccontare la sua storia e la sua energia: le voci, i volti, i personaggi, le tradizioni popolari, gli sposalizi, le musiche che percorrono le vene dei sentieri della Cupa, le litanie delle mammenonne, le cumversazioni in piazza, le chiacchiere dal barbiere, le passeggiate sui sentieri dei muli, la Natura selvaggia e resistente.

Un'occasione unica per seguire il "musicista viandante" Capossela in questo viaggio a doppio filo sul fronte della musica e del racconto in un mondo che affronta ormai da 15 anni, accompagnati da una colonna sonora originale che anticipa cinque brani inediti del suo prossimo lavoro discografico, "Canzoni della Cupa", la cui uscita e' prevista per il 2016, oltre a includere performance live di classici come "Il ballo di San Vito" e "La marcia del camposanto" fino al tributo a Matteo Salvatore, "straordinario cantore dello sfruttamento nel latifondo meridionale".

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